Ognuno di noi possiede una biblioteca cartacea o mentale dalla quale attinge pensieri e riflessioni, una specie di personale abbecedario sul quale si è consolidata la propria conoscenza e cultura. Nella mia personale ce ne sono 4 che appartengono alla categoria delle relazioni umane e, segnatamente, a quelle politiche: il Gattopardo di Tommasi di Lampedusa, il Giulio Cesare di Shakespeare (ne possiedo una piccola collezione di diverse edizioni), l’Arte della guerra di Sun Tzu e l’Oracolo Manuale e Arte di Prudenza di Baltasar Gracián. Quest’ultimo, in particolare, torna particolarmente utile quando mi trovo di fronte a situazioni di difficile interpretazione come quella che si pone ora con le vicende del Servizio Pubblico. Leggiamo una sintesi del suo pensiero: “Il pensiero di Gracián è pessimista …Il mondo è uno spazio ostile e ingannevole nel quale prevalgono le apparenze invece che la virtù e la verità. L'uomo è un essere debole, interessato e malevolo. Gracián intende fornire al lettore i mezzi e le risorse che gli permettano di districarsi nelle trappole della vita. È necessario sapere come farsi valere, essere prudente e avvantaggiarsi della conoscenza basata sull'esperienza, anche dissimulando e comportarsi a seconda dell'occasione”. Ne abbiamo già accennato nei giorni scorsi a proposito della Scuola dei tre caratteri (La natura dell’uomo è originariamente buona). Tutto questo pistolotto, per dare un supporto a qualche nostro lettore che oscilla tra nervosismo e preoccupazione, in particolare dalle parti del M5S, ed altri che ci invitano ad un “sano” cinismo. Per questo aspetto, vorremmo aggiungere tra i libri fondamentali Capablanca per gli scacchi e il mitico David Sklansky con The Theory of Poker.
Veniamo al dunque. Ieri è comparso un lungo articolo di Valeria Fedeli, capogruppo PD in Vigilanza Rai, dove lancia un sasso nello stagno: una donna a dirigere la Rai. Dopo aver ricordato la consonanza con le dichiarazioni di Zingaretti, la Fedeli rilancia: “oggi più che mai c’è bisogno per la Rai di un management di comprovata professionalità, competenza, esperienza e autonomia”. Interessante il silenzio anche da parte di nostri lettori interpellati, potrebbe dire qualcosa. Intanto una prima domanda si pone: una donna interna o una esterna??? Le “comprovate capacità" a cui si fa riferimento, idonee a ricoprire tale incarico, ci sono dentro l’Azienda??? Quello che a noi risulta per certo è che gira un nome esterno “forte”. Vedremo, siamo solo all’inizio dello showdown di Viale Mazzini.
Alle domande che abbiamo proposto ieri sugli scenari possibili, le prime risposte forniscono esattamente un quadro sintetico di quanto abbiamo avvertito: si vuole girare pagina ma nessuno sa bene con chi, quando e come. I nomi che iniziano a girare hanno tutti aspetti duplici, i tempi sono stretti e complicati, le modalità per avviare una nuova governance ancora da definire e condividere. Sul tappeto ci sono 3 proposte di riforma: quella Fico (M5S), quella di Fedeli e Orlando (PD) e quella di Fornaro (LEU). Tutte che richiedono tempi parlamentari lunghi e complessi, forse non particolarmente agevoli in questo momento. Cosa potrebbe significare? Che non ci sono i tempi per modificare almeno la Legge 85 del 2015? No, la possibilità, ci hanno spiegato, “tecnicamente” esiste, quello che manca è l’accordo politico, appunto, tra PD e M5S. Oggetto di inciampo è la difesa di ufficio che alcuni del 5S si ostinano a fare sull’operato di Salini. Si può essere fiduciosi: un orientamento che potrebbe non reggere a lungo, nel merito e nel metodo di quanto è stato fatto e per di più per quanto non è stato fatto per mettere l’Azienda nelle condizioni in cui versa.
Da leggere oggi con attenzione Giovanna Vitale su Repubblica che spara a palle incatenate già con il titolo: “Ascolti in calo, flop e conti in rosso. La Rai di Foa e Salini è in default”. Leggiamo alcuni stralci: “… a far sprofondare i conti è stata la pessima performance del tandem Salini-Foa, che il Covid non ha fatto che aggravare… L'istantanea di un disastro. Che va di pari passo con la crisi di ascolti fotografata dalla Direzione Marketing di Viale Mazzini in una riservatissima "Analisi di Scenario" che Repubblica ha avuto modo di visionare. Centoventi pagine che, oltre a certificare il calo Rai e la crescita Mediaset, dicono innanzitutto una cosa: è merito degli anziani se la Tv di Stato conserva il primato dello share (35,7), sebbene insidiato sempre più da vicino dalla concorrenza. Dal 2017 a oggi la platea Rai è invecchiata di circa 2 anni: l'età media è passata da 53 a 55 anni, mentre quelle di Canale5 e La7 sono ringiovanite di un anno”. Su questo argomento ci torneremo con attenzione.
Ultima noterella fastidiosa: abbiamo osservato che del “compleanno” di Rai Play nessuno ha avuto notizia e ci siamo chiesti il perché. La risposta è semplice: non è vero!!! Rai Play nasce nel 2015 con un progetto di Piero Gaffuri e Elena Capparelli, ripreso successivamente dal DG Campo Dall’Orto nel 2017 e aggiornato nel 2019. Memoria corta? Si dice in genere che chi rispetta poco il passato intravvede meno il futuro.
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