La notizia del giorno ce la fornisce l’ISTAT: da quando è
iniziata la pandemia sono stati persi oltre 600 mila posti di lavoro e il tasso
di disoccupazione è salito all’8,8%. Questa è una vera emergenza nazionale, forse
ancora più grave del numero dei contagiati, che potranno essere curati, mentre il
lavoro non si inventa facilmente. Le prospettive poi non sono affatto
incoraggianti.
Nulla è più incerto e indefinito del futuro: nessuno è in
grado di essere assolutamente certo di come potranno andare le cose del mondo,
delle persone, già a partire dai prossimi minuti, giorni, ore. Stiamo attraversando
un momento di incertezza e confusione globale, cosmica, della quale forse prima
non avevamo percezione. Forse abbiamo sempre vissuto un’età di incertezza e indeterminazione
ma, in un certo senso, ci eravamo abituati. Ora invece sembra essere tutto più
chiaro e percettibile: il raggio di pensiero e azione si è risolutamente
ridotto ai minimi termini. Questa sommaria riflessione potrebbe essere buona
per la situazione indotta dal Coronavirus, ancora di più può essere utile quando si affronta il tema Rai e Servizio Pubblico. Chi può dire, infatti, come
potrà riprendere la sua missione sociale e culturale in questo momento dove
tutto nel Paese appare incerto e confuso? Sarà in grado la Rai di affrontare e
risolvere i suoi drammatici problemi economici per potersi attrezzare alle
nuove e più impegnative necessità? Il futuro
è tutto da scrivere, il problema è che non ci sono gli scrivani.
Già… ci eravamo dimenticati dell’Autorità… ci stava
passando dalla mente che dovrebbe esistere l’AgCom e, già che ci siamo, ricordiamo
però che esistono anche le Autorità europee. L’argomento non è improprio: come noto,
per AgCom sono stati rinnovati i consiglieri ma ancora non è stata formalizzata
la nomina del Presidente designato, Giacomo Lasorella, mentre ci troviamo a pochi
giorni dal voto regionale e e dalla consultazione referendaria. Inoltre, proprio
nel momento in cui sta avvenendo un passaggio epocale nel sistema delle TLC con
l’avvio (???) della rete unica, l’assenza dell’autorità di regolamentazione
appare grave. Però, per fortuna, ci sono le Autorità europee dove il progetto dovrà passare
il vaglio di validazione di rete unica che potrebbe avere avuto
inizio proprio ieri. Leggiamo su La Stampa, a firma di Marco Bresolin, un
interessante articolo su quanto potrebbe accadere una volta arrivato a
Bruxelles il dossier TIM/CdP. Gli scogli da superare sono sostanzialmente due:
il primo è la formazione di una società che, di fatto, potrebbe configurarsi come
operatore monopolista e il secondo riguarda gli aiuti di Stato di cui potrebbe beneficiare. In entrambe i casi le
regole comunitarie non lo permettono e, così come stanno le cose, sarà difficile
immaginare un percorso facile.
Sempre sul tema rete unica, da segnalare una battuta letta nell’intervista
che Andrea Cioffi, senatore del Movimento 5 Stelle, e già sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha rilasciato a MF: ” Allo Stato il controllo del network.
I pentastellati pensano a un'infrastruttura non verticalmente integrata che
racchiuda anche torri, 5G, data center e cloud. Contrari all'ipotesi che Tim
mantenga la maggioranza della società unica”. Affermazioni impegnative: si ribadisce la necessità che il controllo
della nuova Società non sia sotto il tallone degli interessi finanziari di TIM&Co e si dice una cosa nuova, cioè che in questa operazione possano essere
coinvolte anche le società delle torri. Per la prima volta qualcuno esce allo
scoperto su un nervo sensibile di Rai: la quotata Rai Way che, come abbiamo detto
altre volte, prima o poi qualcuno dovrà prendere di petto e decidere quale potrà
essere il suo futuro oltre a quello assai comodo e redditizio di far felici gli
azionisti privati.
A questo proposito ci scrive un lettore: “Se non fosse stata
fatta nel 2014 l’operazione RaiWay la
Rai avrebbe potuto costituire il polo pubblico di attrazione della rete unica”.
Già… la Rai “avrebbe potuto…” e via discorrendo: quante cose avrebbe potuto e
non ha voluto e non sempre e non solo per colpa di chi sta fuori da Viale
Mazzini: quante responsabilità hanno avuto e hanno tutt’ora i dirigenti che
hanno compiuto l’operazione? The Future is unwritten !
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