martedì 1 settembre 2020

L'emergenza nazionale


La notizia del giorno ce la fornisce l’ISTAT: da quando è iniziata la pandemia sono stati persi oltre 600 mila posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è salito all’8,8%. Questa è una vera emergenza nazionale, forse ancora più grave del numero dei contagiati, che potranno essere curati, mentre il lavoro non si inventa facilmente. Le prospettive poi non sono affatto incoraggianti.

Nulla è più incerto e indefinito del futuro: nessuno è in grado di essere assolutamente certo di come potranno andare le cose del mondo, delle persone, già a partire dai prossimi minuti, giorni, ore. Stiamo attraversando un momento di incertezza e confusione globale, cosmica, della quale forse prima non avevamo percezione. Forse abbiamo sempre vissuto un’età di incertezza e indeterminazione ma, in un certo senso, ci eravamo abituati. Ora invece sembra essere tutto più chiaro e percettibile: il raggio di pensiero e azione si è risolutamente ridotto ai minimi termini. Questa sommaria riflessione potrebbe essere buona per la situazione indotta dal Coronavirus, ancora di più può essere utile quando si affronta il tema Rai e Servizio Pubblico. Chi può dire, infatti, come potrà riprendere la sua missione sociale e culturale in questo momento dove tutto nel Paese appare incerto e confuso? Sarà in grado la Rai di affrontare e risolvere i suoi drammatici problemi economici per potersi attrezzare alle nuove e più impegnative necessità?  Il futuro è tutto da scrivere, il problema è che non ci sono gli scrivani.

Già… ci eravamo dimenticati dell’Autorità… ci stava passando dalla mente che dovrebbe esistere l’AgCom e, già che ci siamo, ricordiamo però che esistono anche le Autorità europee. L’argomento non è improprio: come noto, per AgCom sono stati rinnovati i consiglieri ma ancora non è stata formalizzata la nomina del Presidente designato, Giacomo Lasorella, mentre ci troviamo a pochi giorni dal voto regionale e e dalla consultazione referendaria. Inoltre, proprio nel momento in cui sta avvenendo un passaggio epocale nel sistema delle TLC con l’avvio (???) della rete unica, l’assenza dell’autorità di regolamentazione appare grave. Però, per fortuna, ci sono le Autorità europee dove il progetto dovrà passare il vaglio di validazione di rete unica che potrebbe avere avuto inizio proprio ieri. Leggiamo su La Stampa, a firma di Marco Bresolin, un interessante articolo su quanto potrebbe accadere una volta arrivato a Bruxelles il dossier TIM/CdP. Gli scogli da superare sono sostanzialmente due: il primo è la formazione di una società che, di fatto, potrebbe configurarsi come operatore monopolista e il secondo riguarda gli aiuti di Stato di cui  potrebbe beneficiare. In entrambe i casi le regole comunitarie non lo permettono e, così come stanno le cose, sarà difficile immaginare un percorso facile.

Sempre sul tema rete unica, da segnalare una battuta letta nell’intervista che Andrea Cioffi, senatore del Movimento 5 Stelle, e già sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha rilasciato a MF: ” Allo Stato il controllo del network. I pentastellati pensano a un'infrastruttura non verticalmente integrata che racchiuda anche torri, 5G, data center e cloud. Contrari all'ipotesi che Tim mantenga la maggioranza della società unica”. Affermazioni impegnative:  si ribadisce la necessità che il controllo della nuova Società non sia sotto il tallone degli interessi finanziari di TIM&Co e si dice una cosa nuova,  cioè che in questa operazione possano essere coinvolte anche le società delle torri. Per la prima volta qualcuno esce allo scoperto su un nervo sensibile di Rai: la quotata Rai Way che, come abbiamo detto altre volte, prima o poi qualcuno dovrà prendere di petto e decidere quale potrà essere il suo futuro oltre a quello assai comodo e redditizio di far felici gli azionisti privati. 

A questo proposito ci scrive un lettore: “Se non fosse stata fatta nel 2014 l’operazione RaiWay la Rai avrebbe potuto costituire il polo pubblico di attrazione della rete unica”. Già… la Rai “avrebbe potuto…” e via discorrendo: quante cose avrebbe potuto e non ha voluto e non sempre e non solo per colpa di chi sta fuori da Viale Mazzini: quante responsabilità hanno avuto e hanno tutt’ora i dirigenti che hanno compiuto l’operazione? The Future is unwritten !

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