Non avevamo dubbi sul fatto che, come al solito, tutta la
faccenda rete unica andava buttata in politica, o meglio, in geopolitica. Ieri
ci era sfuggito un articoletto su La Stampa, a firma di Francesco Semprini, dove si legge che “Esortiamo
tutti i Paesi, in particolare alleati e partner come l'Italia, a valutare
attentamente l'impatto a lungo termine nel consentire a fornitori non
affidabili ad accedere a importanti infrastrutture di rete 5G” e ancora “Consentire
a fornitori non affidabili e ad alto rischio, come Huawei, di accedere a
qualsiasi parte delle reti 5G, espone sistemi critici a vulnerabilità,
manipolazione e spionaggio e mette a rischio le informazioni sensibili del
governo, commerciali e personali”. Chi parla è il Dipartimento di Stato USA. Oggi,
su MF a firma Manuel Follis, si legge che “I servizi blindano la rete unica.
Per i vertici della difesa nazionale tutti i dati devono diventare di proprietà
italiana. Faro dei Servizi su Telecom Italia. Ai pentastellati non piace che
Tim abbia la maggioranza di AccessCo e nomini il CEO”. Tutto chiaro?
Andiamo avanti. Ieri è iniziato il conteggio alla rovescia (-364) per l’avvio della transizione al DVB-T2 e quasi nessuno si è reso conto di cosa
significa e quali conseguenza ci potranno essere su tutto il sistema delle TLC. O meglio, alcuni sanno perfettamente, altri meno, altri ancora
fanno finta di non saperlo. Quelli che maggiormente sembrano non esserne resi conto abitano
dalle parti del quartiere Prati di Roma, dove evidentemente hanno dimenticato
che esiste un Contratto di Servizio che IMPONE di dare informazioni adeguate ai
cittadini su questa importante transizione.
Ieri è avvenuto un interessante
incontro virtuale promosso da D-Day (https://www.dday.it/redazione/36713/tavola-rotonda-protagonisti-switch-off-tv-banda-700 ) da rivedere e ascoltare attentamente per rendersi conto di quale sfacelo si
prospetta per la Rai, per il Servizio Pubblico, a partire dal settembre del
prossimo anno. Lo abbiamo scritto e ribadito da tempo: si parla di milioni di
spettatori in meno, si parla di perdita di un bacino di utenti che migreranno
verso altre piattaforme, si parla di perdita di risorse economiche
considerevoli, si parla di una voragine che potrebbe segnare uno spartiacque tra
il prima e il dopo difficilmente recuperabile. Eppure... eppure, non si
avverte parola.
All’incontro di ieri è stata espressa la posizione di Viale
Mazzini (andate direttamente al minuto 40 del link citato): “Rai intende approfittare di questo switch off per rinnovare …
garantire il servizio universale attraverso il digitale terrestre e il
satellite … a fine 2022 offerta interamente in HD … eventuale inserimento di un
canale in 4K sul digitale terrestre ... al momento si sta valutando la
possibilità” etc etc etc. Per quanto riguarda il possibile decadimento del
segnale digitale in alcune aree del Paese si prevede la distribuzione di una
smart card satellitare che dovrebbe compensare il disagio. Come si arriverà a
questa nuova fase non è dato sapere e, in primo luogo, non lo sanno gli utenti
che dovranno cambiare il televisore o acquistare un decoder. Non commentiamo l’intervento
della persona che ha parlato per conto Rai ma vorremmo commentare sul silenzio
di chi è responsabile di quanto ha sostenuto e di quanto invece ha taciuto.
Siamo in possesso del documento del MISE “Key Messages della
campagna di comunicazione – Documento per la ricezione di spunti e proposte”:
imbarazzante a dire poco. Si legge nella premessa: “Poiché la transizione
tecnologica comporterà un plus per l’efficienza della rete, ma i benefici per i
singoli cittadini potrebbero apparire meno immediati, occorre che il messaggio sia
facilmente decodificabile da un punto di vista della comunicazione. La
transizione naturale a nuovi apparecchi TV potrebbe essere meno rapida senza
una tempestiva comunicazione e incentivi di sostegno”. Ovviamente, di questo
argomento non si legge una riga sulla stampa nemmeno a pagarla.
blogggorai@gmail.com
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