domenica 27 settembre 2020

La pioggia, le trame e i complotti


Piove… tutta colpa del Governo… però aiuta a rimettere a posto qualche riflessione visto pure che sulla stampa c’è poco da leggere.

Ne avevano scritto da mesi e anche recentemente (lo scorso 17 settembre): qualcuno sta pensando, diciamo pure tramando, più o meno seriamente e segretamente a rinnovare l’attuale Cda Rai. In un primo momento la sola idea poteva far venire l’orticaria, poi riflettendo e dibattendo con vari interlocutori sono emersi elementi che vale la pena tenere in considerazione. Ovviamente, non si tratta di condividerli ma di avere qualche tondino di ferro da carpentiere sullo stomaco per ragionare con freddezza.

Punto primo: l’attuale CdA scade  a cavallo del prossimo giugno. La coincidenza temporale non è irrilevante: a fine luglio 2021 inizia il semestre bianco preludio all’elezione del Presidente della Repubblica. Evidente che si tratta di un passaggio di assoluto rilievo. L’informazione pubblica potrà giocare un ruolo molto rilevante nello spostare significativi aghi della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra. La partita è troppo considerevole per lasciare senza controllo la direzione delle testate giornalistiche. Pd e 5S sono in grado di tenere la posizione ed evitare brutti scherzi da un Parlamento già stressato da un esito referendario le cui conseguenze sono ancora tutte da decifrare? La risposta a questo interrogativo è una buona chiave di lettura e potrebbe fornire argomenti a sostegno o contro di questa ipotesi.

Punto secondo: una parte non ancora ben definita nella composizione e nel peso politico ed economico, ma certamente significativa, vorrebbe (e in parte dovrebbe) procedere ad avviare qualcosa che somiglia ad una riforma del’intero sistema delle TLC o almeno di quella parte di Legge (del 2015) che determina la governance di Viale Mazzini. Si può pensare a riformare solo la Legge Renzi senza toccare tutto il resto? Tutto si può fare, basta volerlo. Lo si vuole veramente? Si tratta solo di capire quali delle parti in gioco nelle prossime settimane avrà più peso, chi avrà maggiore visibilità e sostegno più o meno pubblico. La partita non è solo politica ma anche economica e tecnologica. Economica perché in gioco ci sono interessi poderosi intorno alle grandi sfide che si stanno definendo sulla questione della rete unica, del 5G e della transizione al DVB-T2 e  poi politica perché riguarda la posizione dell’Italia nello scacchiere geopolitico internazionale. Questo invece potrebbe essere, al contrario, un buon argomento per indurre a chiudere la partita prima del tempo naturale e insediare un nuovo consiglio con maggiore ”presa” sull’Azienda.

Punto terzo: il Piano industriale. Come abbiamo scritto, è nato come una macchina con almeno una ruota bucata: le risorse. Non c’erano quando è stato approvato e men che meno ce ne sono oggi. È stato congelato fino alla fine di dicembre e quando verrà scongelato già si dovrà fare una nuova gara (milionaria come la precedente) per impostare quello nuovo perché quello attuale scade appunto il prossimo anno. Qualcuno potrà argomentare che, essendo stato congelato, potrebbe essere ancora buono, visto che per almeno un anno non si è potuto “mettere a terra” per colpa del Covid (aggiungiamo pure la singolare combinazione tale per cui è uscita la persona – Piero Gaffuri - che era stata appunto incaricata proprio di attuare questo obiettivo e ancora non è stato reso pubblico perché sia stato indotto ad uscire).

Punto quarto: le persone. Oltre tutti gli aspetti di natura normativa, politica ed economica, ci sono in ballo i diretti e indiretti interessati. I diretti sono segnatamente i componenti il CdA e un paio di loro collaboratori che, alla scadenza, dovrebbero tornare a casa salvo che nel frattempo si decida di trasformare il loro contratto da tempo determinato a indeterminato (DG e Dir.Com.). Per quanto riguarda il CdA poco da dire: non sappiamo se passerà alla storia della Rai per qualcosa di significativo realizzato sotto il loro segno. Certo è che a qualcuno potrebbe anche fare piacere rimanere a galla. Poi ci sono gli indiretti, tutte le persone interne all’Azienda che potrebbero pure avere qualcosa da dire su come viene gestita l’Azienda ma, diciamo pure che per vari motivi, preferiscono tacere in pubblico e dannare in privato (con noi succede ma ovviamente non riportiamo e giriamo sempre nel famoso file criptato in DES e AES). Infine, ci sono le persone esterne alla Rai che pure possono avere qualcosa da dire sul tema: è ben curioso che di questa storia se ne parla sottotraccia ma finora nessuno è venuto allo scoperto. Nessuno ha speso una parola ufficiale per sostenere questa ipotesi.

Punto quinto: il quadro normativo. Come potrebbe avvenire un siffatta proroga? Una ipotesi è quella dell’inserimento in un prossimo decreto “mille proroghe”. Non è un percorso proprio facile ma nemmeno improbabile. Sarà pure necessario trovare una buona e solida argomentazione e, al momento, non se ne vedono all’orizzonte. La seconda ipotesi potrebbe essere più praticabile e meno “dispendiosa” politicamente: alla scadenza naturale il Parlamento e i ministri competenti rinviano, allungano, tentennano come hanno già dato prova di saper fare benissimo con le Autorità di Garanzia (vedi AgCom).

Domandina finale da porre a chi si diverte con queste ipotesi: questa attuale governance gode della fiducia e  viene ritenuta in grado di sostenere e gestire il peso di una inevitabile transizione del ruolo del Servizio Pubblico prossimo venturo in un contesto normativo e tecnologico di tali dimensioni come quello che si sta predisponendo? Se qualcuno esce allo scoperto con solide argomentazioni, se ne potrà discutere. Intanto però, occhio al calendario, il tempo scorre.   

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