Oggi lasciamo da parte per un attimo tutto il vario ambaradam
sul 5G, la rete unica, il DVB-T2 e altre amenità tecnologiche e ci occupiamo di
televisione, quella vera, quella che va in onda.
È successo raramente di trovarci d’accordo con l’AD Salini e
oggi ci siamo. “Sanremo 2021 non può non esserci” ha dichiarato lapidario,
lasciando solo qualche dubbio sullo spostamento della data. Bel colpo! Autorevole, credibile, necessario!!! Se RaiUno gli togli pure Sanremo gli rimangono solo le repliche di Montalbano. “Business is business and the show must go on” come sembra giusto che sia, la vita
nonostante il Covid deve proseguire. Se proprio vogliamo dirla tutta, ci
appare un tantinello azzardato, però ci
potrebbe anche stare un’affermazione del genere se magari fosse stata fatta
anche per tutti gli altri avvenimenti sociali che pure interessano la Rai, il
Servizio Pubblico: vedi anzitutto lo sport. E poi, sarebbe stata un’affermazione
ancora più autorevole e forte se magari fosse stata accompagnata da altre per
tutto il resto del perimetro di sua competenza. Sui grandi temi e problemi,
attuali e futuri, della Rai sappiamo
poco e nulla di sua fonte. Da tempo non rilascia interviste o dichiarazioni su
tutto il perimetro degli argomenti di sua competenza e responsabilità. Non sappiamo
nulla di quale possa essere la sua visione della Rai per i prossimi anni e, in
particolare dove trovare le risorse economiche necessarie alla sua sopravvivenza,
ancor più dopo quanto sta avvenendo con la crisi del Coronavirus epperò non ha
perso l’occasione di intervenire a gamba tesa su Sanremo. Sarà che forse c’è
qualcosa che a noi profani sfugge. Però, ribadiamo, siamo tra coloro che pensano
che in qualche modo dalla crisi del Covid bisognerà pur uscirne e presto.
Su questo tema ci giunge una riflessione di Aldo Grasso sul
corriere di oggi: “I mille interrogativi (irrisolti) dell'inchiesta sul Covid
di Presadiretta, a cura di Riccardo
Iacona, ha proposto un'inchiesta di Lisa Iotti piena di colpi di scena per
provare a rispondere alle domande che l'opinione pubblica mondiale si pone da
mesi”. Interrogativi senza risposta, se c’è un punto fermo in tutta questa
storia è la frammentazione della comunità scientifica internazionale e,
conclude Grasso: “A quel punto, dopo aver visto i danni che il virus fa al
nostro organismo, ci si aspetta solo che Iacona dica qualcosa sulle cure per
capire se le numerose terapie sperimentate durante i primi mesi della pandemia,
dall'idrossiclorochina al remdesivir, dal tocilizumab al plasma iperimmune,
abbiano funzionato oppure no. Si, no, non lo so, rispondono gli esperti (meglio
i tg: ce l'ha fatta Berlusconi, speriamo che Zangrillo pensi anche a noi!).
Alla fine, il saggio Silvio Garattini ci suggerisce che bisogna imparare a
convivere con il virus, che il vaccino non risolverà tutto, che non è finita”. Ecco
che torniamo al ruolo del Servizio Pubblico, alla sua capacità e possibilità di
essere, appunto, di servizio al pubblico. Cioè fornire elementi utili a
comprendere, a distinguere, a formarsi una propria opinione indipendente dalle
pressioni mediatiche o, peggio ancora, alle suggestioni fantapolitiche
economiche, cui le persone sono sottoposte. La conclusione di Garattini è
illuminante: il vaccino potrebbe non risolvere tutto (come del resto è avvenuto
anche per la precedente pandemia Sars, quando furono comprati quasi 35 milioni
di vaccini e mai utilizzati). E allora perché in molte trasmissioni e servizi giornalistici
Rai si continua a sostenere che sarà solo il vaccino a risolvere la crisi del Covid escludendo a
priori le terapie farmacologiche che pure, a quanto sembra, sono in grado di curare
in modo efficace le persone colpite dal virus?
Ci aspettiamo che Salini possa dichiarare solennemente: “Il
vaccino non potrà non esserci e magari dovrà essere già pronto prima dell’inizio
di Sanremo”. Ipse dixit.
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