mercoledì 9 settembre 2020

Rai: piatto ricco mi ci ficco


La Grande Battaglia d’Autunno è iniziata! Con la dichiarazione di guerra consegnata alla cancelleria italiana, la Corte di Giustizia ha solennemente dichiarato che la Legge Gasparri si deve riscrivere. O meglio si deve scrivere una nuova legge di sistema delle Telecomunicazioni e poi vedremo chi sarà la buonanima che se la intesterà.

Il bollettino della battaglia quotidiana registra alcuni movimenti di truppe importanti. Anzitutto un aggiornamento sulla notizia di ieri a proposito del Cda di Viale Mazzini di domani. Per quanto abbiamo potuto sapere, il CTO Stefano Ciccotti presenterà una “informativa” e non un “dossier”. Ci siamo chiesti: qual è la differenza? Ci dicono essere sostanziale: il primo presuppone un progetto (che non c’è) la seconda presuppone una fotografia di quanto avviene buona solo a consentire, come abbiamo scritto ieri, a far fare una telefonata per dire “caro Mise, la partita interessa anche a noi”.  Leggiamo sul Corriere di oggi una dichiarazione del consigliere d'amministrazione Giampaolo Rossi: “La rete unica è un asset strategico degli interessi nazionali, anche in funzione della difesa della Net Neutrality, che dev'essere garantita come pluralismo di accesso, perciò non può essere affidata a un socio privato”.

Invece su cosa, come e quando si  possa o si debba fare per entrare in gioco è tutto da scrivere perché, come ci ha detto un autorevole inquilino di Viale Mazzini, “…il tema è sempre lo stesso: non ci sono soldi, il Piano Industriale è congelato e le prospettive sono a dir poco incerte”. Ovviamente, non si avverte parola sul tema della comunicazione al pubblico della transizione al DVB-T2, come se l’argomento fosse del tutto irrilevante.

Leggiamo Vincenzo Vita sul Manifesto: “Non c'è traccia della o sulla Rai nella discussione sulla «rete unica» delle telecomunicazioni, dove pure lo spazio vi sarebbe … Dunque, perché l'azienda di viale Mazzini non è ancora tra i protagonisti della vicenda? … Attorno al coinvolgimento della Rai, dunque, si gioca una sfida strategica, che va al di là delle ragioni o dei torti del servizio pubblico”. Acciperbacco!!! Vuoi vedere che anche a sinistra qualcuno si è improvvisamente svegliato ed ha cominciato a riflettere sul fatto che la sfida sulle  tecnologie, sulle risorse (e dunque sul canone) non è meno importante di quella sulla governance o sulla riorganizzazione verticale dell’Azienda Rai? 

L’articolo, inoltre, ci informa che dell’argomento ne ha parlato anche il segretario dell’USIGRAI, Vittorio Di Trapani. Bene: c’è vita sulla terra. Ma se pure il sindacato dei giornalisti Rai non riesce ad andare oltre le brevi dichiarazioni sulla stampa e a rendere pubblico il proprio pensiero e farlo divenire oggetto di dibattito, siamo messi bene!!!  Ovviamente, anche Vita come pure Di Trapani dimenticano il tema DVB-T2, appunto, come se l’argomento fosse del tutto irrilevante. La transizione è in atto, ora, oggi, domani mentre la società per la rete unica è tutta da venire. Molto semplice. O no?

Ora, per quanto è evidente, il dibattito si sposta leggermente sul versante di Rai Way e ne rimette in discussione ruolo, competenze e responsabilità cioè esattamente quello che non è stato fatto finora, laddove Viale Mazzini ha lasciato del tutto indisturbata la Società quotata. La nomina di Ciccotti come consigliere a Via Teulada ha lasciato intendere che ci potranno essere novità in arrivo e non sarà tanto il banco rete unica quanto quello più immediato del DVB-T2 ad essere una verifica sulla tenuta e sui progetti dell’azionista di maggioranza. Ma, al momento, ribadiamo in modo netto, per quanto è dato sapere, il buio è totale e la sola luce la vedono gli azionisti che ogni giorno portano a casa la giornata con il titolo che sale in Borsa.

Dopo di che leggiamo il solito bene informato Andrea Biondi sul Sole 24 ore: “Tv, la pubblicità non decolla. Già persi 400 milioni di euro. Timori dei broadcaster su spot e sull'impatto del Covid sulle produzioni. Entro metà del 2022 ci sarà la spada di Damocle del nuovo digitale terrestre. Da una parte il boom dell'audience. Dall'altra il trend calante della pubblicità oltre all'avanzata delle piattaforme on demand, l'entrata nel vivo del processo di refarming dovuto al trasferimento delle frequenze della banda 700 dai broadcaster alle telco per far posto al 5G, ma anche tutti i timori sulla tenuta delle produzioni dinanzi all'emergenza Covid.”

Non c’è dubbio sul fatto che la Grande Battaglia d’Autunno sul sistema delle TLC stia mescolando le carte in tavola in modo rapido e imprevisto e che molti sono costretti a rivedere i piani e aggiustare il tiro. TIM, è verosimile, non aveva previsto la sentenza di Bruxelles e, di conseguenza, si poteva immaginare che la trattativa fosse “riservata” ai soli operatori Telco. Prima il possibile interesse di Mediaset (con l’indiretta maggior presenza dei francesi di Vivendi) e a seguire quella di Rai, lascia intendere che la faccenda si complica, allunga i tempi e non poco. Sarà sempre più complicato, infatti, definire esattamente la soluzione al problema della governance della società incaricata di gestire la rete unica e il buon Gubi potrebbe avere ora qualche difficoltà in più a ribadire che ne vorrebbe il controllo.

bloggorai@gmail.com


Nessun commento:

Posta un commento