sabato 12 settembre 2020

Una mano delicata


Se mai ci fosse stato qualche dubbio sul senso, sui tempi e sui contenuti di quanto approvato dal Cda Rai dei giorni scorsi sulle iniziative da intraprendere sulla rete unica, basta leggere i giornali di oggi: nulla. Non c’è traccia dell’argomento.

Intanto leggiamo il comunicato ufficiale di Viale Mazzini “Il Cda ha dato mandato all’unanimità all’AD di chiedere di partecipare a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla Rete Unica perché la Rai abbia un ruolo a garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle infrastrutture. La decisione è stata presa dopo l’audizione del Chief technology officer, Stefano Ciccotti. Il Cda ha approfondito i temi relativi allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali la Rai è impegnata, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima definizione su reti in fibra ottica, l’estensione dei servizi RAI nelle cosiddette aree bianche del Paese e la partecipazione dell’Azienda nelle attività di sviluppo del 5G nonché i rischi e le opportunità future che il progetto di Rete Unica UBB rappresenta per la RAI”. 

Si tratta di un  testo tutto da decifrare e interpretare con due chiavi di lettura: la direzione strategica (non finanziaria) dell’operazione e le risorse necessarie per entrare a far parte della partita. Argomenti sui quali il comunicato la prende molto, molto da lontano. Ad esempio: a quali "iniziative o tavoli" si vorrebbe partecipare? A quale CDN si riferisce? La “sperimentazione” di RaiWay con Open Fiber avviata da oltre un anno a che punto è giunta, quando si concluderà e in quali direzioni di sta prospettando? Quante risorse sono necessarie e da dove si dovranno attingere? E così via. In sintesi, un comunicato timido e debole che non lascia tracce rilevanti del dibattito in corso e si può anche comprendere il perché. 

Una volta, quando si partecipava ai dibattiti politici,  si iniziava con  un incipit del tipo “La situazione politica internazionale e i nostri compiti”. Oggi nulla è cambiato. La partita rete unica è sotto botta di un quadro politico oggi più che mai confuso e incerto con prospettive di stabilità spesse come una foglia di rosmarino. Le carte in tavola sono state rimescolate profondamente nei giorni scorsi e proprio alla vigilia di appuntamenti elettorali dagli esiti incerti ed è difficile supporre che, almeno per diverse settimane, qualcuno possa avere la forza di riproporre questo tema all’ordine del giorno. Ardua domanda: a chi rivolgere appelli di partecipazione a tavoli e iniziative (posto che si avvieranno ed è tutto da  verificare) e a chi chiedere risorse economiche necessarie per qualsiasi iniziativa si volesse avviare? Da non dimenticare mai la drammatica situazione in cui versano le casse di Viale Mazzini.

Dunque, la sortita di Rai, seppure tardiva e di impatto relativo, avrebbe meritato maggiore attenzione. Colpa solo di un comunicato debole e incompleto? No, certo che no. Una buona parte della partita si gioca  tutta tra Viale Mazzini e Via Teulada: la palla al piede dovrebbe averla Salini, è lui il capo Azienda ed è a lui che si dovrebbe guardare per trovare indicazioni strategiche. Ciccotti è un suo “collaboratore” e, per quanto abbiamo scritto, gioca una partita molto, molto, particolare. Infine, c’è un partecipante alla partita, l’AD di RaiWay,  che per ora si tiene “inguattato” e gode dell’andamento delle sue azioni, in bilico su un futuro  incerto.

Eppure, la posizione espressa da Rai non è meno rilevante di quanto ha dichiarato il diretto concorrente di Viale Mazzini (nei giorni scorsi Marco Giordani, CFO di Mediasset lo ha detto chiaro e tondo: “Riteniamo cruciale la neutralità, l'indipendenza e l'efficienza in termini di costi della rete in modo che i nostri contenuti possano essere trasmessi e si potranno considerare investimenti nel momento in cui la situazione si renderà più chiara”.

E se il primo tavolo di confronto e dibattito lo avviasse proprio l’operatore pubblico proponendo lui stesso agli altri operatori di sviluppare un percorso comune, magari proprio a partire della definizione puntuale di “neutralità della rete” che è un punto sul quale tutti sembrano concordare?

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