Se mai ci fosse stato qualche dubbio sul senso, sui tempi e
sui contenuti di quanto approvato dal Cda Rai dei giorni scorsi sulle
iniziative da intraprendere sulla rete unica, basta leggere i giornali di oggi:
nulla. Non c’è traccia dell’argomento.
Intanto leggiamo il comunicato ufficiale di Viale Mazzini “Il
Cda ha dato mandato all’unanimità all’AD di chiedere di partecipare a
iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla Rete Unica
perché la Rai abbia un ruolo a
garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle
infrastrutture. La decisione è stata presa dopo l’audizione del Chief
technology officer, Stefano Ciccotti. Il Cda ha approfondito i temi relativi
allo sviluppo della banda ultralarga attraverso le varie iniziative sulle quali
la Rai è impegnata, tra cui la content delivery network, la sperimentazione del
trasporto attraverso la partnership di Open Fiber dei contenuti in altissima
definizione su reti in fibra ottica, l’estensione dei servizi RAI nelle
cosiddette aree bianche del Paese e la partecipazione dell’Azienda nelle
attività di sviluppo del 5G nonché i rischi e le opportunità future che il
progetto di Rete Unica UBB rappresenta per la RAI”.
Si tratta di un testo tutto da decifrare e
interpretare con due chiavi di lettura:
la direzione strategica (non finanziaria) dell’operazione e le risorse necessarie
per entrare a far parte della partita. Argomenti
sui quali il comunicato la prende molto, molto da lontano. Ad esempio: a quali "iniziative o tavoli" si vorrebbe partecipare? A quale
CDN si riferisce? La “sperimentazione” di RaiWay con Open Fiber avviata da oltre un anno a che punto è giunta, quando si concluderà e in quali direzioni
di sta prospettando? Quante risorse sono necessarie e da dove si dovranno attingere?
E così via. In sintesi, un comunicato timido e debole che non lascia tracce rilevanti del dibattito in corso e si può
anche comprendere il perché.
Una volta, quando si partecipava ai dibattiti politici, si iniziava con un incipit del tipo “La situazione politica internazionale
e i nostri compiti”. Oggi nulla è cambiato. La partita rete unica è sotto botta
di un quadro politico oggi più che mai confuso e incerto con prospettive di
stabilità spesse come una foglia di rosmarino. Le carte in tavola sono state
rimescolate profondamente nei giorni scorsi e proprio alla vigilia di
appuntamenti elettorali dagli esiti incerti ed è difficile supporre che, almeno
per diverse settimane, qualcuno possa avere la forza di riproporre questo tema all’ordine
del giorno. Ardua domanda: a chi
rivolgere appelli di partecipazione a tavoli
e iniziative (posto che si avvieranno ed
è tutto da verificare) e a chi chiedere
risorse economiche necessarie per qualsiasi iniziativa si volesse avviare? Da
non dimenticare mai la drammatica situazione
in cui versano le casse di Viale Mazzini.
Dunque, la sortita di Rai, seppure tardiva e di impatto
relativo, avrebbe meritato maggiore attenzione. Colpa solo di un comunicato
debole e incompleto? No, certo che no. Una
buona parte della partita si
gioca tutta tra Viale Mazzini e Via
Teulada: la palla al piede dovrebbe averla
Salini, è lui il capo Azienda ed è a lui che si dovrebbe guardare per trovare indicazioni
strategiche. Ciccotti è un suo “collaboratore” e, per quanto abbiamo scritto,
gioca una partita molto, molto, particolare. Infine, c’è un partecipante alla
partita, l’AD di RaiWay, che per ora si
tiene “inguattato” e gode dell’andamento delle sue azioni, in bilico su un
futuro incerto.
Eppure, la posizione espressa da Rai non è meno rilevante di
quanto ha dichiarato il diretto concorrente di Viale Mazzini (nei giorni scorsi
Marco Giordani, CFO di Mediasset lo ha detto chiaro e tondo: “Riteniamo cruciale
la neutralità, l'indipendenza e l'efficienza in termini di costi della rete in
modo che i nostri contenuti possano essere trasmessi e si potranno considerare
investimenti nel momento in cui la situazione si renderà più chiara”.
E se il primo tavolo di confronto e dibattito lo avviasse
proprio l’operatore pubblico proponendo lui stesso agli altri operatori di
sviluppare un percorso comune, magari proprio a partire della definizione puntuale
di “neutralità della rete” che è un punto sul quale tutti sembrano concordare?
bloggorai@gmail.com
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