Timidamente, qualche carta sulla possibilità di riformare la Rai comincia ad essere messa in
tavola. Il tema di questi giorni è la sola riforma della governance del Servizio Pubblico. Non è una grande novità, sono anni infatti che se ne parla
un po’ alla “come capita capita”. Però, questa volta, ci potrebbe, forse, pare,
dicono, qualcosa di diverso. Anzitutto i protagonisti: ha iniziato il
presidente della Camera, Roberto Fico, a
sostenere che “Dobbiamo liberare la Rai dalla politica e dai partiti.
Departitizzare la Rai è fondamentale, perché se cambia la Rai può cambiare
anche il Paese”. Detto da un autorevole esponente di un partito di Governo che
su questo argomento in Rai non si può certo dire che sia stato un esempio è
tutto dire. Però, ci accontentiamo delle sue buone intenzioni, ne prendiamo
atto a vediamo le sue carte. Poi, inaspettatamente, si è aggiunto il
sottosegretario Andrea Martella (PD) che, pur precisando con evidenza che si tratta
di “opinione personale” ha sostenuto che è giunta l’ora di riformare la Rai (detto dal suo partito ...sic !!!). Infine,
pochi giorni prima si è ripetuto il senatore Primo Di Nicola che già lo scorso
anno aveva promosso un incontro su questo tema. Tutto un pò poco ma forse sufficiente
sollevare ancora una volta il problema.
Tutto un po’ poco perchè si tratta ancora
di posizioni che potrebbero non rispondere ad un progetto, ad una visione del Servizio
Pubblico ampia e condivisa. I due principali partiti di Governo non hanno mai
espresso con chiarezza non tanto e non solo l’intendimento di “liberare la Rai”
da loro stessi occupata quanto più non hanno, mai, espresso cosa intendono fare del
Servizio Pubblico Radiotelevisivo, con quali risorse farlo funzionare e in
quale contesto tecnologico renderlo accessibile. Tanto perchè piace a molti il riferimentto: la BBC ha avviato questo dibattito da oltre 10 anni !!!
Se non ci si dice chiaro e
tondo che tipo di Rai il PD e il M5S vogliono per i prossimi anni, che tipo di
offerta di informazione, formazione sociale e culturale e intrattenimento hanno
in mente e, in maniera netta e radicale, con quali soldi farla funzionare, l’impressione
è che si tratta ancora una volta di fumo negli occhi, di voler pestare l’acqua nel
mortaio, di prendere e perdere tempo e che non sono sufficienti i vari Fico,
Martella e Di Nicola a cambiare di una virgola una deriva ormai pericolosa
sulla quale è messa la Rai.
Allora, se qualcuno ha in mente di fare qualcosa di serio e
ragionevole, promuova, organizzi un confronto, un dibattito, un seminario, un "quellochevipare" dove in modo diretto e frontale si dica chiaro e tondo se il canone dovrà ancora
avere ragion d’essere e se dovrà essere pagato in cambio di cosa. Si dovrà dire chiaro
e tondo se la Rai dovrà competere nel nuovo panorama tecnologico di 5G, di rete
unica, di nuovo digitale terrestre oppure, come sembra, ne debba restare fuori perché
così conviene a molti. Di dovrà poi dire se e quanto dovrà contare su una quota
di pubblicità e a quali condizioni e con quei soldi che tipo di programmi si
dovranno realizzare. Si dovrà poi dire se il numero delle reti e testate sono sufficienti,
adeguate e necessarie rispetto al pubblico che le segue, rispetto alle risorse
necessarie a sostenerle. Si dovrà poi dire, infine e una volta per tutte, se il
Contatto di Servizio ha un senso e validità oppure è una semplice “opinione” destinata
a mutare a seconda di chi lo interpreta in un modo o nell’altro.
C’è spazio allora, oggi, subito, domattina, per convocare
una specie di Stati generali sul Servizio Pubblico dove chiedere a tutti cosa
si vuole e come si immagina la Rai prossima ventura, quella di domani perché già
dopodomani potrebbe essere troppo tardi. Ogni ritardo è colpevole.
A questo proposito, ripetiamo ancora una volta: Fabrizio
Salini, Alberto Matassino e Marcello Giannotti, e insieme a loro i vari Direttori competenti e interessati, hanno presente l’art.17 del Contratto
di Servizio dove si legge che “La Rai garantisce l'informazione al pubblico in
ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia
nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni
televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza
interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio
nazionale” ??? Non ci sono dubbi o incertezze o possibilità di interpretare: si
deve fare e, ancora di più, conviene
farlo ora, subito, domattina e non c’è alcun motivo ragionevole perché si debba attendere il
coordinamento con il MISE che potrebbe avere anche altri motivi di azione, il ritardo
non è più razionale. Appare invece ancora del tutto irragionevole e incomprensibile
il silenzio totale, ottuso e miope su questo argomento. Quando a partire da settembre 2021 qualche milione di telespettatore si potrà trovare con lo schermo nero sarà pure la colpa e responsabilità di qualcuno...o no ???
Non è difficile
immaginare e sapere, si legge ogni giorno, che i ministri Patuanelli e
Gualtieri stanno giocando partite sulle TLC (appunto rete UBB e 5G) dove il ritardo sulla transizione al DVB-T2
potrebbe essere strumentale, fortuito o meno che sia e che quindi Rai sia giocoforza
“costretta” a giocare una sua specifica e autonoma partita, magari, per
paradossale che possa apparire, alleata con il suo diretto competitor Mediaset.
Inutile ricordare le precedenti dichiarazioni dei due ministri (oltre che
Boccia) sulla Rai, sul canone etc tc etc.. Inutile poi ricordare un pensiero sottile
quanto inespresso pubblicamente (anche da presunti “amici”della Rai) che magari
ragionano “… ma si … privatizziamola e non ci pensiamo più … poi se la vedranno
con il mercato”.
Ciononostante, si troviamo in una circostanza di tempi particolare
che potrebbe rendere utile e forse possibile, fare un passo in avanti. Anzitutto
la recente sentenza della Corte di Giustizia che,di fatto, impone il superamento
della Legge 112; poi il vincolo di recepire le disposizioni comunitarie come previsto
dalla Legge di Delegazione sui serizi
media audiovisivi e, nello stesso contesto, la definizione del nuovo TUSMAR
entro il 31 dicembre. Si tratta ancora del ”perimetro”e non tanto della governance
Rai che, in un tale contesto, assume un carattere secondario e subordinato. Difficile
supporre che si possa cambiare solo una parte dell’ingranaggio se non si compie
la revisione all’intero motore.
Comunque, chi vi scrive sostiene convintamente l’iniziativa https://www.manifestonuovarai.it/
finalizzata a definire nuovi criteri di nomina della governance Rai sottratta
all’influenza dei partiti. In questo momento è la sola iniziativa concreta sulla
quale discutere.
blogggorai@gmail.com
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