Tutto previsto, tutto scritto. Questo blog non ha la palla
di vetro e non legge i fondi di caffè ma
le carte si, quelle cerca di studiarle e segue sempre quanto scrivono autorevoli
colleghi. Inoltre, questo blog cerca costantemente di mettere insieme frammenti di verità
che tutta insieme, come al solito, difficilmente si presta ad essere veduta. Non
ci aspettiamo ringraziamenti o riconoscimenti, ma qualcuno del VII piano almeno un caffè al baretto
della signora napoletana potrebbe anche pagarcelo: siamo
stati tra i primi e soli a sollevare il problema della partecipazione alla rete quando tutti erano accecati
dalla tensione TIM vs Cdp, quando si stava ponendo al centro del dibattito il ruolo del soggetto
pubblico rispetto a quello privato e quando abbiamo scritto con scandalo che
agli incontri dove pure partecipava SKY la Rai non fosse nemmeno invitata.
Bene. Ieri si è svolto il Cda di Viale Mazzini e, come
previsto, il CTO Stefano Ciccotti ha svolto una relazione presentando lo stato
dell’arte sul tema rete unica e prospettive per la Rai. Come pure abbiamo
scritto, non è stato presentato un progetto ma solo esposte “linee di interesse”
tanto vaghe quanto poco impegnative per la partecipazione alla costituenda
AccessCo. Scrive il solito bene informato Andrea Biondi sul Sole di oggi: “La
Rai bussa ufficialmente alla porta della Rete unica TLC. Viale Mazzini vuole
entrare nella partita che ha come protagonisti Tim e Open Fiber… Mandato
unanime del Cda all'AD Salini «a partecipare a iniziative e tavoli».
L'accelerazione dopo la decisione di Mediaset di entrare nella… E vuole farlo
accelerando al massimo i tempi“. Questa accelerazione, come
abbiamo scritto, non è caduta dall’albero delle pere ma da quello delle mele, allorquando
a Viale Mazzini hanno capito (speriamo una volta per tutte) che non potevano continuare
a rimanere arroccati dietro il paravento dell’Azienda solo di produzione di
contenuti e chissenefrega delle piattaforme
di distribuzione (come abbiamo sentito dire da un autorevole ex collega). Ora
il Cda di ieri ha dato mandato a Salini di scrivere una lettera più o meno esattamente come l’abbiamo
anticipata noi: “Gentile Ministro, qualora nei prossimi giorni intendesse avviare
un tavolo di confronto, di iniziative di
dibattito, di approfondimento o di solo scambio di idee, Le saremo grati di tenerci
in considerazione. Ci siamo anche noi e verremo molto volentieri, magari portiamo
i dolcetti!!! Un cordiale saluto, Fabrizio Salini”. Ca va sans
dire: nel merito, nella proposizione siamo ancora in alto mare per due buoni motivi: il primo
riguarda lo stato della trattativa che è
ora tutta impantanata sulle “regole di ingaggio”, cioè anzitutto su chi
comanda. Rai ha ribadito un concetto importante sulla neutralità della rete.
Scrive Biondi :” … il considerare la rete come l'autostrada del futuro per il
transito dei contenuti porta Rai come Mediaset a insistere sulla richiesta di
un'infrastruttura neutrale che non abbia Tim in maggioranza”. Su questo punto la
mediazione sarà assai ardua. Gubi non ne vorrebbe sentire parlare, l’idea
che lui e i fondi americani che
rappresenta debba stare sotto bastone di qualcun altro gli potrebbe far venire l’orticaria e se poi se questo
qualcun altro si chiama “soggetto pubblico” che potrebbe non avere gli stessi interessi
finanziari che guidano il suo operato, allora la partita sarebbe assai più
complicata.
Il secondo buon motivo, anche questo lo abbiamo scritto chiaro e
tondo, è che Rai non ha un progetto
industriale sulla rete. O meglio, poniamo pure che si possa trarre qualche spunto (attenzione, ma solo di spunto
si tratta) da qualche idea del CTO, ci
si deve fermare lì per due motivi subordinati: il primo è il Piano
industriale congelato fino al prossimo 31 dicembre, il secondo è che non ci sono soldi per entrare nella partita. Nel senso che un conto è partecipare ad un tavolo
di confronto, di idee, di dibattito, altro conto è mettere una fiche sul tavolo
e andare a vedere le carte. La fiche, in
questo momento non c’è e non ci sono nemmeno tante possibilità che ci potrà essere. Ieri abbiamo scritto: che
fine ha fatto il ricorso sugli 80 mln di extragettito del canone? Silenzio. E chissà per quale curioso motivo ogni tanto
(anche oggi su MF si legge un titolo come “proposta di Legge per una Rai
senza pubblicità”) qualcuno torna sul tema risorse scarse da ripartire in tutto il mercato. Infine, c'è un terzo e forse più importante motivo, ma questo, al momento ce lo teniamo strettamente riservato.
Tornando sul Cda di ieri, è stato fatto un passaggio sul
ruolo di Rai Way che proprio in questi giorni
rende particolarmente euforici
gli azionisti. La quotata di Viale Mazzini ha in carico oltre 2300 torri, molte
delle quali con un destino segnato nell’attuale processo di evoluzione
tecnologica: fra poco saranno poco più
di ferro vecchio buone per la rottamazione. Rai Way ha in corso una intesa con Open
Fiber siglata ad aprile 2019 per “una partnership tecnologica per lo sviluppo
di servizi video Ultra HD su reti Ultrabroadband”. Nel MoU si legge che “In Italia si stima che nel 2022 l’80% del
traffico internet sarà video. In questo contesto, nuove piattaforme
basate sulle reti a banda ultra larga, come quella che sta realizzando Open
Fiber, rappresentano una realtà complementare rispetto alle reti di
distribuzione tradizionali (digitale terrestre o satellite)”. Attenzione: nel
2022 si dovrebbe completare lo switch of al DVB-T2 sul quale, pare, sembra, dicono,
forse, probabile che Rai sia alquanto indietro. Qualcosa non torna.
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