domenica 6 settembre 2020

Ipse dixit: il fiato sul collo

Per chi legge questo blog ed è anche appassionato di calcio può intendere la metafora: avete presente quando ti tocca tifare per la squadra più odiata (tanto per dire: un tifoso granata e uno della Juve oppure uno del Milan e uno dell’Inter) perché in un certo momento del campionato può essere vantaggioso che possa battere un tuo avversario diretto in classifica? In un certo senso la partita sulla TLC gli somiglia.

Oggi abbiamo da annotare un bel pensierino e ce lo propone l’AD di TIM, Luigi Gubitosi. Avete presente quel sorriso dolce, tenero, affabile, cordiale, con quegli occhi che sprizzano simpatia e cordialità in ogni scintilla, quella stretta di mano calda, affettuosa e avvolgente? Leggiamo sul Messaggero di oggi “Se Netflix volesse comprare il 2% della Rete lo valuteremo ma mentre mi è evidente il vantaggio che avrebbe un operatore di TLC, non vedo il vantaggio che avrebbe un fruitore della rete come può essere Netflix, la Rai o Mediaset”. Ipse Dixit ! cerchiamo di tradurre con una frase solitamente usata nel suo ambiente: “non è razionale” che, tradotto ancor più dettagliatamente, non è razionale per lui e per gli interessi che rappresenta.

Fatto sta che la possibile “discesa in campo” di Mediaset nella partita in corso ha aperto nuovi scenari fino a pochi addietro alquanto imprevisti. Ora, che il diretto competitor privato del Servizio Pubblico sia potenzialmente interessato ad entrare in gioco (e vedremo in che forma e a quale punto della partita) nella società che gestirà la rete unica (se e quando???) dovrebbe far sorgere qualche riflessione dalle parti di Viale Mazzini e porre qualche interrogativo. 

Premessa: chi vi scrive da oltre 40 anni frequenta l’ambiente, direttamente e indirettamente e, a spanne, più o meno, ne intuisce le dinamiche. Sommariamente, con tutte le dovute eccezioni, il popolo Rai e quello che gli gira intorno si divide in alcune grandi categorie. La prima è quella di chi svolge onestamente, con competenza e responsabilità, il proprio lavoro e non si cura più di tanto delle beghe della politica. Una seconda categoria raggruppa coloro che sono sempre attenti agli stromir di fronda, preoccupatissimi di salvare il salvabile (spesso il proprio ruolo e posizione strettamente personale); una terza categoria è quella di chi più o meno ha tirato i remi in barca, rassegnati e impauriti da un futuro incerto che osserva con distacco compassato l’andare degli eventi. Infine, ci sono i duri e puri: coloro che a dispetto della sorte e del destino, sono fermamente convinti che il  Servizio Pubblico avrà un futuro glorioso e dunque sono in trepida attesa che la politica possa addivenire a più miti consigli e consentire di iniziare una nuova stagione per la Rai. Purtroppo però, al momento, quest’ultima categoria sembra essere la più penalizzata.

Ecco che allora si legge con interesse il titolo di Francesco Spini su La Stampa di oggi: “La rete unica deve essere aperta. E Conte non esclude Mediaset”. Già, perché tutta questa “simpatia” e attenzione per le reti del Cavaliere da parte del Governo? Perché tutto questo fervore sul fronte della ripartizione del mercato pubblicitario che da mesi tiene banco e che vede, appunto, Rai e Mediaset frontalmente contrapposti? Perché il Governo è tanto sollecito a far entrare nella partita pure l’Associazione guardiamacchine in pensione (vedi Stati generali) e non la Rai che non viene invitata nemmeno a prendere un caffè a Via Veneto (vedi recenti consultazioni al MISE)? E perché, infine, la partita della transizione al DVB-T2 viene giocata in sordina, a porte chiuse? Un nostro attento analista ci propone: “Conte gioca su più sponde e in questo momento tattico, oltre che con occhio strategico, ha tutto l’interesse a tenersi buona una parte di opposizione. La partita è ancora lunga e gli esiti del tutto incerti” e aggiunge “può essere vantaggioso far sentire il fiato sul collo a Gubi e ai suo amici americani”.

Allora ci chiediamo noi, e chiediamo ai nostri lettori: ma Rai in tutto questo cosa c’entra? Deve essere o no della partita? Se si (come siamo fermamente convinti) quando e come si decide ad uscire allo scoperto? Quale è il suo ruolo, il suo futuro nei prossimi anni? Sarà un semplice fornitore di contenuti, potrà partecipare come operatore di rete ibrido? Siamo certi che il CTO di Viale Mazzini è in grado di rispondere adeguatamente a questi interrogativi. Rimaniamo tutti in tiepida attesa, come sempre, da tempo.
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