Anzitutto invitiamo chi non lo avesse fatto a leggere il
post di ieri perché oggi il racconto prosegue e, anzi, si fa più avvincente.
Nel post precedente abbiamo scritto che per Rai le cose si potrebbero metter peggio di quanto non
sia lecito supporre. Non tanto e non solo per la questione DVB-T2 della quale abbiamo
detto tanto ma non ancora tutto e che rimane una minaccia grave sul futuro della
Rai e del Servizio Pubblico. Non tanto perché la partita rete unica che, al momento,
vede Rai completamente fuori dei giochi potrebbe costituire una ulteriore
minaccia, ma oggi, dopo la sentenza della Corte Europea, fa emergere drammaticamente
un tema rimasto irrisolto da quasi 30 anni: il ruolo di Mediaset nel mercato
delle TLC e le sue evidenti implicazioni con la politica, di governo e di
opposizione che sia.
Il riordino del SIC è certamente una esigenza inderogabile
ed hanno ragione coloro che sostengono che la Gasparri è analogica mentre il
mondo oggi è digitale e che pertanto va completamente rivista e per buona parte
cestinata. Lo doveva essere da tempo, da molto tempo, nonostante da anni da più
parti se ne invocava la riforma e nessuno, nessuno, si è preso la briga di
metterci mano. O meglio, qualcuno lo ha fatto (Governo Renzi) producendo l’obbrobrio
che oggi è sotto i nostri occhi, riportando il controllo della Rai sotto il
tallone di ferro della politica. Avrebbe potuto farlo, ad esempio, il Governo
dove era ministro Paolo Gentiloni che oltre qualche sommaria battuta non è
stato in grado di fare. Lo stesso Governo Conte Bis, al famigerato punto 14 del
suo programma aveva solennemente annunciato che “L’Italia ha bisogno di una
seria legge sul conflitto di interessi e di una riforma del sistema
radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”.
Ora,
improvvisamente, tutti si svegliano (l'Europa lo chiede!!!) e rinverdiscono memorie del passato e si
animano di ferventi ardori. Da leggere con attenzione un articolo su MF con la firma
di Roberto Sommella: “Conte salva Silvio, 36 anni dopo Craxi." Per uno scherzo
del destino, che di questi tempi è sempre alle porte, i figli politici di coloro
che a sinistra avversarono di più i decreti di Craxi salva Fininvest, oggi si
trovano nella condizione di dover blindare Mediaset, il colosso media targato Silvio Berlusconi. Complici la crisi e la necessità di
mettere al riparo da scorribande straniere gli asset, quelli rimasti,
strategici, il governo Conte ha già aperto un file dal titolo emblematico:
Televisione. Si tratta di estendere anche all'intero settore dei media
l'ombrello del Golden Power, che l'esecutivo giallorosso sarà presto costretto
ad aprire. Salvare «Cologno Francese».
Tutto si chiarisce e si capisce anche
perchè ora, con viva e solerte sollecitudine, al MISE intendono dare vita ad “tavolo
di confronto” ... così... tanto per gradire e buttarla ancora una volta in ammuina
o caciara che dir si voglia, consapevoli del fatto che una legge di sistema
delle TLC richiede tempi tecnici e politici che questa maggioranza non è in
alcun modo capace di garantire.
Tanto poi per capire bene quali pensieri si agitano dalle parti di Via Veneto, da leggere su
Repubblica il pezzo di Cuzzocrea-Pons: “Dopo la sentenza Vivendi-Mediaset la
riforma delle tv parte dalla Rai "Meno pubblicità" Approfittare della
sentenza della corte di Giustizia europea su Vivendi e Mediaset per riscrivere
il sistema delle telecomunicazioni. È questo che intendono fare M5S e Pd. Con
un primo obiettivo: consentire alla Rai di trattenere una parte maggiore del
canone, cedendo in cambio una fetta della pubblicità al resto del sistema,
soprattutto tv locali e giornali” dove già si parla del “malloppo” che dovrebbe
consistere in maggiore introiti da canone per Rai (+400 mln) e meno pubblicità
(-300) mln.
Appare un boccone avvelenato di proporzioni bibliche non fosse altro
perché viene proposto da alcune delle stesse persone che un giorno si e l’altro
pure ricordano che il canone deve essere ridotto se non abolito. Sono poi le
stesse persone che siedono allo stesso Governo che ancora non è in grado di
ratificare la nomina del Presidente AgCom. Sono le stesse persone e abitano gli stessi indirizzi dove si dovrebbe
governare la transizione al DVB-T2 che è in atto, a differenza delle rete unica
che è tutta da fare. Sono le stesse persone che avrebbero dovuto mettere mano
almeno alla riforma della governance Rai per sanare, appunto, l’orrore della legge
del 2015 e così via. Staremo a vedere, ma sarà dura dover mandare giù un boccone amaro come quello che si sta apparecchiando
a tutto danno della Rai e del Servizio Pubblico, in tutti gli ambiti dei quali
stiamo scrivendo o in questi giorni.
A proposito di quanto Rai potrebbe o dovrebbe fare in queste circostanze, è sempre bene ricordare il Contratto di Servizio che
(vedi bene i primi 3 articoli) IMPONE che “Rai svolge ai fini dell’espletamento del
servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e
multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità… Art.
2 ,1. La Rai assicura un’offerta di servizio pubblico improntata ai seguenti
principi: a) rendere disponibile e comprensibile – nella molteplicità delle
forme divulgative – su differenti piattaforme, una pluralità di contenuti, di
diversi formati e generi, che rispettino i principi etc etc Art. 3: La Rai
articola l’offerta televisiva in canali generalisti, semigeneralisti e
tematici, con l’obiettivo di raggiungere l’intera popolazione e il pubblico in
tutte le sue articolazioni, integrando le diverse piattaforme distributive”.
Come abbiamo scritto, la Grande Battaglia di Autunno è appena iniziata.
Come abbiamo scritto, la Grande Battaglia di Autunno è appena iniziata.
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