sabato 5 settembre 2020

Mediaset, Rai e gli altri


Anzitutto invitiamo chi non lo avesse fatto a leggere il post di ieri perché oggi il racconto prosegue e, anzi, si fa più avvincente. 

Nel post precedente abbiamo scritto che per Rai le cose si potrebbero metter peggio di quanto non sia lecito supporre. Non tanto e non solo per la questione DVB-T2 della quale abbiamo detto tanto ma non ancora tutto e che rimane una minaccia grave sul futuro della Rai e del Servizio Pubblico. Non tanto perché la partita rete unica che, al momento, vede Rai completamente fuori dei giochi potrebbe costituire una ulteriore minaccia, ma oggi, dopo la sentenza della Corte Europea, fa emergere drammaticamente un tema rimasto irrisolto da quasi 30 anni: il ruolo di Mediaset nel mercato delle TLC e le sue evidenti implicazioni con la politica, di governo e di opposizione che sia. 

Il riordino del SIC è certamente una esigenza inderogabile ed hanno ragione coloro che sostengono che la Gasparri è analogica mentre il mondo oggi è digitale e che pertanto va completamente rivista e per buona parte cestinata. Lo doveva essere da tempo, da molto tempo, nonostante da anni da più parti se ne invocava la riforma e nessuno, nessuno, si è preso la briga di metterci mano. O meglio, qualcuno lo ha fatto (Governo Renzi) producendo l’obbrobrio che oggi è sotto i nostri occhi, riportando il controllo della Rai sotto il tallone di ferro della politica. Avrebbe potuto farlo, ad esempio, il Governo dove era ministro Paolo Gentiloni che oltre qualche sommaria battuta non è stato in grado di fare. Lo stesso Governo Conte Bis, al famigerato punto 14 del suo programma aveva solennemente annunciato che “L’Italia ha bisogno di una seria legge sul conflitto di interessi e di una riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”. 

Ora, improvvisamente, tutti si svegliano (l'Europa lo chiede!!!) e rinverdiscono memorie del passato e si animano di ferventi ardori. Da leggere con attenzione un articolo su MF con la firma di Roberto Sommella: “Conte salva Silvio, 36 anni dopo Craxi." Per uno scherzo del destino, che di questi tempi è sempre alle porte, i figli politici di coloro che a sinistra avversarono di più i decreti di Craxi salva Fininvest, oggi si trovano nella condizione di dover blindare Mediaset, il colosso media targato Silvio Berlusconi. Complici la crisi e la necessità di mettere al riparo da scorribande straniere gli asset, quelli rimasti, strategici, il governo Conte ha già aperto un file dal titolo emblematico: Televisione. Si tratta di estendere anche all'intero settore dei media l'ombrello del Golden Power, che l'esecutivo giallorosso sarà presto costretto ad aprire. Salvare «Cologno Francese». 
Tutto si chiarisce e si capisce anche perchè ora, con viva e solerte sollecitudine, al MISE intendono dare vita ad “tavolo di confronto” ... così... tanto per gradire e buttarla ancora una volta in ammuina o caciara che dir si voglia, consapevoli del fatto che una legge di sistema delle TLC richiede tempi tecnici e politici che questa maggioranza non è in alcun modo capace di garantire.

Tanto poi per capire bene quali pensieri si agitano dalle parti di Via Veneto, da leggere su Repubblica il pezzo di Cuzzocrea-Pons: “Dopo la sentenza Vivendi-Mediaset la riforma delle tv parte dalla Rai "Meno pubblicità" Approfittare della sentenza della corte di Giustizia europea su Vivendi e Mediaset per riscrivere il sistema delle telecomunicazioni. È questo che intendono fare M5S e Pd. Con un primo obiettivo: consentire alla Rai di trattenere una parte maggiore del canone, cedendo in cambio una fetta della pubblicità al resto del sistema, soprattutto tv locali e giornali” dove già si parla del “malloppo” che dovrebbe consistere in maggiore introiti da canone per Rai (+400 mln) e meno pubblicità (-300) mln. 
Appare un boccone avvelenato di proporzioni bibliche non fosse altro perché viene proposto da alcune delle stesse persone che un giorno si e l’altro pure ricordano che il canone deve essere ridotto se non abolito. Sono poi le stesse persone che siedono allo stesso Governo che ancora non è in grado di ratificare la nomina del Presidente AgCom. Sono le stesse persone e abitano gli stessi indirizzi dove si dovrebbe governare la transizione al DVB-T2 che è in atto, a differenza delle rete unica che è tutta da fare. Sono le stesse persone che avrebbero dovuto mettere mano almeno alla riforma della governance Rai per sanare, appunto, l’orrore della legge del 2015 e così via. Staremo a vedere, ma sarà dura dover mandare giù un boccone amaro come quello che si sta apparecchiando a tutto danno della Rai e del Servizio Pubblico, in tutti gli ambiti dei quali stiamo scrivendo o in questi giorni.

A proposito di quanto Rai potrebbe o dovrebbe fare in queste circostanze, è sempre bene ricordare il Contratto di Servizio che (vedi bene i primi 3 articoli) IMPONE che “Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità… Art. 2 ,1. La Rai assicura un’offerta di servizio pubblico improntata ai seguenti principi: a) rendere disponibile e comprensibile – nella molteplicità delle forme divulgative – su differenti piattaforme, una pluralità di contenuti, di diversi formati e generi, che rispettino i principi etc etc Art. 3: La Rai articola l’offerta televisiva in canali generalisti, semigeneralisti e tematici, con l’obiettivo di raggiungere l’intera popolazione e il pubblico in tutte le sue articolazioni, integrando le diverse piattaforme distributive”.

Come abbiamo scritto, la Grande Battaglia di Autunno è appena iniziata.

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