martedì 8 settembre 2020

La spina nel fianco


Ognuno il suo. Ci prendiamo il piccolo merito di essere stati tra i primi, e forse i soli, ad aver sollevato il tema della presenza della Rai nella partita della rete unica. Questo modesto blog non raggiunge cifre di lettori da influencer come i tanti che girano ma sappiamo con certezza che viene letto nei posti giusti. Abbiamo scritto più volte che si tratta di una partita che segna le sorti della diffusione dei prodotti audiovisivi per i prossimi anni e che è impensabile che il Servizio Pubblico ne venga tagliato fuori.

Oggi leggiamo sul Sole 24 Ore, a firma di Andrea Biondi, che al prossimo Cda verrà presentato un dossier sull’argomento: ”Corsa aperta alla rete unica per le TLC. Ora ci pensa anche la Rai. La Rai vuole sedersi al tavolo della rete unica TLC. Dopo Mediaset, a quanto risulta al Sole 24 Ore Viale Mazzini sarebbe pronta a rendere ufficiale la sua intenzione di entrare nelle discussioni sulla futura rete: la questione dovrebbe essere affrontata già nella riunione del Cda che si terrà dopodomani”.
La notizia non è la presentazione del dossier ma il silenzio su cosa contiene. Possiamo aggiungere, per quanto abbiamo potuto sapere, che il dossier è composto di tre parti: la prima parte è di carattere prevalentemente finanziario e dovrebbe illustrare le diverse possibilità che si prospettano per entrare tecnicamente nella partita; la seconda parte dovrebbe essere di carattere tecnologico per capire in che termini Rai potrebbe essere interessata e, infine, la terza dovrebbe riguardare Rai Way che, in un certo senso, rappresenta la spina dolente di tutta la questione. Infatti, come noto, la quotata di Via Teulada ad oggi e con le prospettive di sviluppo della diffusione sempre più indirizzata sulla rete, è un corpo morto che serve solo a distribuire lauti dividendi agli azionisti, a mettere in capo a Rai un canone di concessione di oltre 180 milioni di euro l’anno quando magari andando a gara per lo stesso servizio (il Contratto di Servizio prevede questa possibilità) si potrebbe ottenere un sostanzioso risparmio e, infine, a garantire lauti compensi agli amministratori (poco meno di 500 mila euro all’AD). Scrive Biondi a questo proposito: “L'altra carta forte nelle mani della Rai è Rai Way, la società delle torri controllata al 65% dalla tv pubblica con le sue oltre 2300 torri broadcast. Quelle torri, soprattutto nella parte delle aree più disagiate - le "aree bianche", o anche quelle "grigie" - possono risultare di grande importanza nello sviluppo del cosiddetto Fixed wireless access (Fwa), quello con wireless nell'ultimo miglio, ormai sdoganato a pieno titolo come tecnologia abilitante (e in certi casi la più conveniente) alla copertura di parte del territorio in banda ultralarga. In questo quadro, il fatto che dalle torri passi buona parte dello sviluppo del 5G aggiunge ancora maggiore spessore alla partita”.

Ora, semplicemente, bene che vada, al prossimo Cda si potrà dare mandato all’AD Salini di fare una telefonata al MISE tanto per dire: “Gentili Signori, a questa partita siamo interessati anche noi. Sareste così gentili da invitarci al prossimo incontro? Grazie”. Cosa manca in tutto questo? Semplicemente una visione, un progetto, un’idea che nessuno, finora, è stato in grado di percepire. Forse sarà ben chiusa nel cassetto del CTO che, forse, un giorno, la tirerà fuori.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento