“Retour à la normalité” si leggeva su un bellissimo manifesto
comparso nelle strade di Parigi alla fine del 1969 ed era a supporto di una immagine molto
efficace: un gregge di pecore stilizzato. Oggi riprendono molte trasmissioni di informazione e intrattenimento, come se nel
frattempo il Paese fosse andato tutto in vacanza, come se i problemi gravi del
presente e del futuro fossero stati messi in sospensione. Appunto, come se
tutto questo fosse una cosa “normale”, come se quanto stiamo vivendo fosse tutto
proprio come prima. Lo avevamo già scritto una volta: il problema potrebbe
essere proprio la “normalità” e non la soluzione.
Non è un caso che abbiamo iniziato il post di oggi con una
citazione del Maggio Francese. Il lunedì mattina ci sono gli inserti economici di Repubblica e
Corriere ed è normale immaginare che ci possa essere qualche articolo
interessante da leggere. Invece no. Oggi no. Nonostante che nei giorni scorsi c’è
stata una vera tempesta ormonale nel mondo delle TLC, un vero Big Bang, con l’avvio di una riforma
sostanziale del sistema mentre quella formale è ancora tutta da venire, sulle
pagine di oggi di tutto questo non si scorge traccia.
Appunto, oggi non si legge pressoché nulla di rete unica e
degli altri problemi dei quali da giorni abbiamo reso conto. Proponiamo una
chiave di lettura. Ci stiamo avvicinando velocemente alla data che potrebbe
anche rappresentare un Big Bang della politica. Le elezioni regionali e il referendum
insieme costituiscono una miscela potenzialmente esplosiva per le sorti del
Governo ed è comprensibile che ci sia prudenza e silenzio. È il momento giusto per
operazioni di posizionamento in vista di futuri scenari tutti da decifrare. E,
come abbiamo scritto, la stessa operazione rete unica, con tutte le accelerazioni
improvvise avvenute nei giorni scorsi è lecito
leggerla all’interno di un quadro di trattative a futura memoria, tutti
consapevoli che, bene che vada, si tratta di un progetto che prima che vada
in porto e possa produrre risultati tangibili richiederà almeno un anno e mezzo.
Durante questo periodo molte cose
potranno avvenire, a cominciare dalla scadenza naturale dell’attuale CdA Rai
previsto per il prossimo giugno.
Infine, ieri sui principali quotidiani sono comparse due
pagine pubblicitarie di Netflix: “Questa
non è soltanto una linea. Tra questi due punti c’è qualcosa di molto speciale.
Qualcosa che ha il potere di farci avvicinare. Qualcosa che ti porta nel mondo
degli altri. Ti fa sentire le loro gioie e le loro paure. Ti aiuta capire cos’è che li ha resi ciò che sono. Seguire
questa linea è come partire per un viaggio“ … e così via. Si è trattato di una operazione di comunicazione
sofisticata e costosa, non facile da interpretare. A chi è indirizzata? A chi
potrebbe essere interessato ad abbonarsi? Forse, ma non solo. Ci sono pubblici
della televisione, consumatori di prodotti audiovisivi che sfuggono alle caselle dell’Auditel e delle
categorie commerciali e di definizione dei consumatori. Potrebbe essere un tema
di ricerca identitaria, ancor più necessaria proprio nel momento in cui ognuna
delle parti in causa deve definire compiutamente il suo ruolo e il suo posizionamento.
Interessante.
Infine: il prossimo mercoledì si svolgerà in Vigilanza Rai
la presentazione della nuova Direzione Rai per il Sociale dove verranno presentati
i quattro ambiti operativi entro i quali si svolgeranno le sue attività: responsabilità
sociale con le campagne raccolta fondi, campagne di sensibilizzazione sui temi
sociali e la gestione delle campagne del Governo, diritti umani e inclusione sociale e digitale. L’obiettivo è
creare, proporre progetti e contenuti per i direttori di rete e testate giornalistiche.
bloggorai@gmail.com
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