lunedì 7 settembre 2020

Il Big Bang


“Retour à la normalité” si leggeva su un bellissimo manifesto comparso nelle strade di Parigi alla fine del 1969  ed era a supporto di una immagine molto efficace: un gregge di pecore stilizzato. Oggi riprendono molte trasmissioni di informazione e intrattenimento, come se nel frattempo il Paese fosse andato tutto in vacanza, come se i problemi gravi del presente e del futuro fossero stati messi in sospensione. Appunto, come se tutto questo fosse una cosa “normale”, come se quanto stiamo vivendo fosse tutto proprio come prima. Lo avevamo già scritto una volta: il problema potrebbe essere proprio la “normalità” e non la soluzione.

Non è un caso che abbiamo iniziato il post di oggi con una citazione del Maggio Francese. Il lunedì mattina ci sono gli inserti economici di Repubblica e Corriere ed è normale immaginare che ci possa essere qualche articolo interessante da leggere. Invece no. Oggi no. Nonostante che nei giorni scorsi c’è stata una vera tempesta ormonale nel mondo delle TLC, un vero Big Bang, con l’avvio di una riforma sostanziale del sistema mentre quella formale è ancora tutta da venire, sulle pagine di oggi di tutto questo non si scorge traccia.

Appunto, oggi non si legge pressoché nulla di rete unica e degli altri problemi dei quali da giorni abbiamo reso conto. Proponiamo una chiave di lettura. Ci stiamo avvicinando velocemente alla data che potrebbe anche rappresentare un Big Bang della politica. Le elezioni regionali e il referendum insieme costituiscono una miscela potenzialmente esplosiva per le sorti del Governo ed è comprensibile che ci sia prudenza e silenzio. È il momento giusto per operazioni di posizionamento in vista di futuri scenari tutti da decifrare. E, come abbiamo scritto, la stessa operazione rete unica, con tutte le accelerazioni improvvise avvenute nei giorni scorsi è lecito leggerla all’interno di un quadro di trattative a futura memoria, tutti consapevoli che, bene che vada, si tratta di un progetto che prima che vada in porto e possa produrre risultati tangibili richiederà almeno un anno e mezzo. Durante questo periodo molte cose potranno avvenire, a cominciare dalla scadenza naturale dell’attuale CdA Rai previsto per il prossimo giugno.

Infine, ieri sui principali quotidiani sono comparse due pagine pubblicitarie di Netflix: “Questa non è soltanto una linea. Tra questi due punti c’è qualcosa di molto speciale. Qualcosa che ha il potere di farci avvicinare. Qualcosa che ti porta nel mondo degli altri. Ti fa sentire le loro gioie e le loro paure. Ti aiuta  capire cos’è che li ha resi ciò che sono. Seguire questa linea è come partire per un viaggio“ … e così via. Si è  trattato di una operazione di comunicazione sofisticata e costosa, non facile da interpretare. A chi è indirizzata? A chi potrebbe essere interessato ad abbonarsi? Forse, ma non solo. Ci sono pubblici della televisione, consumatori di prodotti audiovisivi che sfuggono alle caselle dell’Auditel e delle categorie commerciali e di definizione dei consumatori. Potrebbe essere un tema di ricerca identitaria, ancor più necessaria proprio nel momento in cui ognuna delle parti in causa deve definire compiutamente il suo ruolo e il suo posizionamento. Interessante.  

Infine: il prossimo mercoledì si svolgerà in Vigilanza Rai la presentazione della nuova Direzione Rai per il Sociale dove verranno presentati i quattro ambiti operativi entro i quali si svolgeranno le sue attività: responsabilità sociale con le campagne raccolta fondi, campagne di sensibilizzazione sui temi sociali e la gestione delle campagne del Governo, diritti umani e inclusione sociale e digitale. L’obiettivo è creare, proporre progetti e contenuti per i direttori di rete e testate giornalistiche.

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