sabato 13 giugno 2020

Salini e il Gioco dell'oca


Stanno per iniziare gli Stati generali per l’economia e, per quanto ci interessa in modo particolare, seguiamo con attenzione il tema della rete unica, infrastruttura strategica di interesse nazionale come, in qualche modo potrebbe o dovrebbe essere considerato il sistema delle TLC al quale Rai appartiene. Evidente come questo interesse si riflette sul ruolo che potrà o dovrà avere il Servizio Pubblico Radiotelevisivo il quale, è bene ricordarlo qualora qualcuno lo avesse dimenticato o fingesse di non saperlo, non deve generare profitti, la Legge non lo chiede, la Concessione e il Contratto di Servizio non lo impongono, questo è un caposaldo granitico dal quale non è lecito discostare. Alla Rai, concessionaria di servizio pubblico, si chiede di garantire gli obblighi editoriali, efficienza, credibilità e affidabilità. Punto.

Queste ovvia premessa è necessaria per introdurre il tema della giornata: i conti di Viale Mazzini che come abbiamo scritto e ribadiamo da tempo, sono ormai una vera emergenza. Ieri l’AD Salini ha riunito i dirigenti per avviare una “rivoluzione” sulla gestione dei programmi. Leggiamo, sul Messaggero, Corriere e Italia Oggi, che si intende intervenire sui costi dei programmi, sui compensi artistici etc. Ci ha colpito una parte dell’articolo del Messaggero dove si legge che “Perfino la carta costituzionale e la bussola della Rai dovranno, nelle intenzioni dell'AD, cambiare: sarà avviata «una chiara interlocuzione con le istituzioni anche per ridefinire i contenuti del Contratto di Servizio”. Acciperbacco!!! Questa è la vera notizia del giorno. Cerchiamo di capire: l’attuale Contratto di servizio è in vigore fino al 2022 ed è, per larga parte, tuttora disatteso: basta pensare al Piano industriale, al canale in lingua inglese e a quello istituzionale. Che avrà voluto dire Salini? Oggi è sabato, attendiamo pazienti di saperne di più.

Intanto ci limitiamo a proporre due osservazioni: la prima è, appunto sulla rete in fibra e riproponiamo la domanda. Che strategia ha la Rai su questa piattaforma? Come si intende entrare nella partita? Il tema è sempre lo stesso: la strategia industriale di un’azienda che giocoforza deve competere non solo sull’offerta editoriale ma anche, e forse soprattutto, sulle tecnologie. Nella contesa nazionale e globale non è sufficiente avere in cassaforte le repliche di Montalbano o una nuova fiction dove, tra l’altro, anche gli altri concorrenti sanno fare bene (vedi pure la “scesa in campo” di Netflix sulle fiction dedicate ai giovani e scusate se è poco!) ma obbligatorio sapere come essere presenti e partecipi nella competizione sulle piattaforme e sulle tecnologie. Argomento sul quale non ci sembra di avvertire segnali di fumo da Viale Mazzini. Da leggere, in proposito, articoletto su Italia Oggi dove leggiamo “Tv in streaming verso il sorpasso della pay tv. Il sorpasso della tv in streaming: nel 2020 secondo la società di ricerca GlobalData la tv via internet raggiungerà 1,1 miliardi di utenti superando per la prima volta gli abbonamenti della televisione a pagamento tradizionale. Un momento epocale, spinto da un'offerta in streaming sempre maggiore e a prezzi concorrenziali così come dal cambiamento delle abitudini di visione degli utenti… I contenuti da soli non saranno sufficienti per vincere questa battaglia e dominare il mercato», ha specificato Rashid. «Ogni piattaforma deve avere un'interfaccia utente intuitiva supportata dall'intelligenza artificiale. Questa è un'area in cui Netflix finora è stato primo, ma altri player stanno andando veloci per recuperare il ritardo”. Vogliamo parlare dell’interfaccia utente di Rai Play e della sua “efficienza”?
E veniamo all’efficienza della rete di trasmissione Rai tramite la quotata Rai Way. Abbiamo già scritto che Rai, non avendo obbligo di produrre profitti e rendite finanziarie, deve solo essere efficiente sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista economico. Dal punto di vista tecnologico l’efficienza delle torri “alte” in ferro (vecchio) è prossima a scadere come lo yogurt: prima si vendono  e meglio è per tutti, con buona pace di chi percepisce compensi stratosferici per operare in “ambiente protetto e garantito da un sostanzioso contratto di servizio con l’azionista di maggioranza” come ci ribadisce infastidito un autorevole dirigente di Viale Mazzini. Dal punto di vista economico, per lo stesso servizio distribuzione dei segnali, per quanto è noto, la concorrenza Mediaset spende molto meno e non si capisce perché Rai debba spendere di più. Questa mattina il Sole torna sulla notizia, a firma Andrea Biondi, con il titolo “TLC Al via il risiko delle torri, fondi pronti a entrare nella partita. Il settore delle torri Tlc ribolle”. A parte il fatto che un titolo simile lo abbiamo letto innumerevoli volte da almeno 5 anni e ancora non si riesce a venirne a capo. A nostro modesto parere il problema è molto semplice e ha due letture: la prima è che un “polo” delle torri, in qualche modo si sta già formando (e l’articolo di oggi lo riferisce chiaramente perché, comunque, si tratta di “una gallina dalle uova d’oro”) e in questo processo, semplicemente,  Rai è assente, non è stata nemmeno invitata al tavolo e, nel migliore dei casi, è vista banalmente come “preda” finanziaria, come strumento utile per aumentare i dividendi agli azionisti. La seconda lettura consiste nel fatto che il cosiddetto “risiko” delle torri si riconduce ad alchimie di mercato, di M&A, dove tizio compara Caio che, a sua volta, vende a Sempronio. Ribadiamo, Rai deve avere una sua strategia che non dovrebbe avere alcuna finalità finanziaria se non quella determinata dall’obbligo di avere i conti in ordine. Ci ha detto recentemente un autorevole interlocutore “Leggendo il Bilancio consolidato Rai, se non ci fossero gli utili generati da Rai Way, cosa succederebbe?”, poniamo la questione al contrario: se Rai alleggerisse il carico del canone che riversa a Rai Way (ed ai lauti compensi dei suoi amministratori) magari ricercando capacità trasmissiva a prezzi migliori sul mercato, cosa succederebbe? Lo può fare, la Legge lo consente e allora, se proprio Salini ha intenzione di intervenire sui costi, ha un buon terreno sul quale intervenire. Con l’occasione, ne ricordiamo un altro: Rai News24. Quanto costa e quanto si potrebbe risparmiare anche solo attuando quanto previsto dal Contratto di Servizio? Chiudiamo sul tema “polo delle torri”: nessuno si è preso la briga di immaginare quale modello di “polo” si potrebbe applicare in Italia. Di cosa stiamo parlando?

Buon lavoro Salini, però, per cortesia, per il bene comune: patti chiari e amicizia lunga e non giochiamo a carta vince e carta perde. Dopo 40 anni di vita dentro e fuori la Rai una sola, semplice cosa, appare assolutamente chiara: si può fare ciò che si vuole, ci vuole solo coraggio.

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