Le notizie passano, i racconti restano. Se c’è una
cosa particolarmente irritante è la sensazione di essere presi in giro. Si
tratta di quel sottile malumore che si avverte quando qualcuno cerca di
spacciarti un suo racconto come se fosse “il racconto”, unico e
universale. La notizia, o quella che si intende spacciare come tale sulla
stampa di oggi, sarebbe che l’AD Salini vorrebbe “rivoluzionare” i conti della
Rai, introducendo presunte novità nella gestione dei contratti con gli agenti e
le società esterne e magari, se proprio necessario, utilizzare
maggiormente le professionalità interne all’Azienda. Notioziona !!!
Ieri si è svolta la prima parte del Cda Rai (la
seconda è prevista domani) dove, forse per la prima volta, qualcuno ha
cominciato a rendersi conto dell’emergenza sulle risorse economiche di Viale
Mazzini. È stato un Cda dove si è parlato di “lacrime e sangue” che l’Azienda
dovrebbe versare per cercare di fronteggiare buchi di bilancio importanti.
Prima di andare avanti, come al solito, è necessario fare un passo indietro a
quando, nell’estate 2018, Salini di insedia al VII piano. A quel tempo, era già
pressoché pronto il Piano industriale 2018-21 che, secondo quanto previsto dal
Contratto di Servizio, sarebbe dovuto essere presentato in Vigilanza per il
parere di competenza. Come presumibile, sia lui che gli altri
amministratori, di piani industriali di Servizio Pubblico fino a poche
settimane prima del loro insediamento (non parliamo poi del DG non previsto dalla
Legge) non sapevano nemmeno l’esistenza, figuriamoci i contenuti… tant’è
che la presentazione viene rimandata di alcuni mesi, giusto il tempo di studiare
le carte. Il rinvio poi diventa così lungo e complicato che, a causa della
dannata emergenza Coronavirus, il Piano viene rinviato a fine 2020, a pochi
mesi prima della sua scadenza naturale. La fake stories che si raccontava
fino a pochi mesi addietro era che il Piano fosse opera dell’AD. Ora non più.
Amen.
Proseguiamo sulle fake stories. A leggere il racconto
della giornata, sembra che l’AD voglia intestarsi una “rivoluzione” in
grado di contenerne le perdite economiche previste per l’anno in corso e,
peggio ancora, per il prossimo. Si parla di cifre importanti, “ …ben che vada
per quest’anno 50 milioni mentre per il prossimo si ipotizza molto, molto di
più con cifre a tre numeri” ci dice una nostra fonte. Ma di cosa si è parlato
esattamente in Cda? A quanto sembra, è stato presentato un report da
parte del CFO, Giovanni Pasciucco, con un piano di rientro sostanzioso che
prevede tagli, riduzioni, spostamenti e contenimenti di costi di varia natura.
Inoltre, e questa la notizia diffusa oggi sulla stampa, si vorrebbero introdurre
“novità” nella gestione dei contratti con gli agenti artistici (i vari Presta e
compagnia cantando) e le società di produzione. Nessuno ricorda che
questo tema non è sceso dall’albero del pero e, ben che vada, è frutto di
un preciso atto di indirizzo votato all’unanimità dalla Vigilanza da molti mesi
e che la stessa ha dovuto ribadire e sollecitare Viale Mazzini ad applicare
quanto indicato. Qualcuno ricorda le polemiche sul recente Sanremo, quando
della “scuderia Presta” ben tre
personaggi di rilievo hanno condotto la musica? Si trattava di Amadeus, del
genio della lampada Fiorello e dell’ospite Benigni. Quindi nulla di nuovo, anzi. La stessa fake
story di quando è stata varata la task force sulle fake news e venne
spacciata come “grande novità” presentata addirittura con “orgoglio” quando
pure questa era dettagliatamente prevista sempre nel Contratto di Servizio.
Chi vi scrive, notoriamente, fatica a mettere in riga
la grammatica, figuriamoci la matematica. Però fino a fare due + due ci arriva.
E allora, quando si tratta di mettere i conti in ordine solitamente si
interviene riducendo i costi e aumentando le entrate. Sulla riduzione dei costi
si apre un capitolo delicato e grave che potrebbe interessare, come qualcuno ha
sostenuto, anche drastiche riduzioni di personale (è stata fatta anche la
cifra di 3000 posti di lavoro) e ci riserviamo di approfondire. Sul capitolo entrate,
rimane i grande mistero. Per quale dannato motivo qualcuno non si incatena di
fronte al MISE per richiedere quanto la legge prevede sul canone da assegnare
per intero alla Rai? Per quale dannato motivo qualcuno non si incatena di fronte al MISE per ottenere
quanto è stato indebitamente scippato dalle casse di Viale Mazzini e destinato
ad altri scopi quando, notoriamente, il canone è “indisponibile”. Di tutto
questo nessuno ne parla. O meglio, se ne parla eccome, ma solo per minacciare
la sua riduzione o peggio la sua eliminazione. Proprio ieri, dal nostro
personale archivio di ritagli, è galleggiato un pezzo a firma Giovanni
Grasso (attuale portavoce di Mattarella) su Avvenire di qualche tempo fa: “A
dicembre via il canone, tassa ingiusta”. Indovinate chi lo ha detto? Un certo
Antonello Giacomelli, autorevole esponente PD (quale PD?) e candidato a dirigere
l’AGCOM, in buona compagnia di altri esponenti dell’attuale Governo (Boccia e
Patuanelli) che certamente non hanno a gran cuore le sorti del canone Rai.
Ecco allora che le fake stories prendono forma e diventano
racconto quotidiano. Si distoglie l’attenzione dai grandi problemi, si inverte il
loro ordine di rilevanza, di attenua il peso e la consistenza, si mescola tutto
e si “butta in caciara” come si dice a Roma. Se qualcuno ha veramente voglia di
affrontare il tema delle risorse Rai sa bene da che parte iniziar e sa
benissimo a chi rivolgersi e dove porre la sola semplice domanda che quasi
nessuno ha voglia di porre e alla quale nessuno ha voglia di rispondere: che si
intende fare del Servizio Pubblico prossimo venturo?
Vorremo chiudere con una notizia (!!!) e una riflessione.
La notizia è che è stato pubblicato il Digital News report 2020 del Reuters Institute
dove, tra l’altro, si legge che il Brand Trust Scores vede Rai al quarto posto,
dopo Ansa, Sky Tg24 e Il Sole 24 ore. Da leggere, il report è disponibile sul
sito https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/sites/default/files/2020-06/DNR_2020_FINAL.pdf
.
Infine,
la riflessione più impegnativa ce la teniamo da parte per i prossimi giorni
e riguarda il “non luogo” della Rai. Da tenere
ben distinta dal Servizio Pubblico Radiotelevisivo di interesse strategico nazionale.
bloggorai@gmail.com
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