Due giorni addietro l’AD Salini ha convocato i dirigenti Rai
per informarli che intende avviare una “rivoluzione” finalizzata a contenere i
costi di produzione, in particolare quelli televisivi (perché mai solo i costi
tv non è chiaro). A margine, sembra, che si sia lasciato sfuggire il proposito
di “rivedere” il Contratto di Servizio. Abbiamo cercato di capire e di sapere qualcosa
di più. A parte un certo imbarazzante silenzio e a parte la pigrizia del sabato,
una battuta siamo riusciti a farla
uscire da uno dei soliti autorevoli interlocutori: “il Contratto di Servizio
prevede che Rai si debba impegnare in adempimenti costosi e se il Governo non
ci mette in condizioni economiche di realizzarli, allora sarebbe opportuno
rivedere tali impegni”. In verità, anche
su questo blog lo abbiamo scritto: alla Rai si chiede tanto e si sostiene poco.
Il Contratto di Servizio, effettivamente,
dispone oneri gravosi sul piano
editoriale e sul piano tecnologico. Però, dispone anche meccanismi di efficientamento
che, se applicati, possono garantire notevoli risparmi (vedi quanto previsto
dall’art.25.1: “prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate
giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta
informativa sul web”).
Rimane comunque fermo il principio/obbligo di “assicurare l'equilibrato assetto economico
della gestione in relazione agli obblighi posti dalla normativa e dal presente
Contratto” come dispone l’art. 20. Dunque? Di cosa si parla e perché ora questa
sortita “rivoluzionaria” di Salini? Nel merito, si vorrebbe sostanzialmente rivedere
la struttura dei contratti artistici e la durata della messa in onda dei
programmi di intrattenimento. Per andare avanti è necessario fare qualche passo indietro e risalire almeno prima a settembre
e poi al 27 ottobre dello scorso anno. A settembre la Vigilanza Rai vota, all’unanimità,
un documento dove impegna Rai a “…ad adottare, entro novanta giorni
dall’approvazione della presente risoluzione, idonee procedure dirette: 1. a
escludere che la produzione dei programmi trasmessi dalla Rai sia affidata,
anche tramite appalti parziali, a società di produzione controllate e/o
collegate ad agenti di spettacolo che rappresentino gli artisti che a qualunque
titolo prendano parte ai programmi medesimi; 2. a escludere che sia affidata a
società di produzione controllate e/o collegate ad artisti l’esecuzione, anche
tramite appalti parziali, di programmi trasmessi dalla Rai, nei quali gli
stessi artisti siano a qualunque titolo presenti e che per questo motivo
percepiscano un corrispettivo dalla concessionaria…”. Passa poco più di un mese quando, sul Corriere della Sera a firma Renato Franco, a proposito dell’acquisizione di Endemol da parte del gruppo francese
Banijay, compare un articolo dove si legge nell’articolo “Tutti i prodotti
esterni del day time di RaiUno a questo punto saranno realizzati da un’unica
casa di produzione” aggiungiamo noi: controllata dai francesi (il 32% è di
Vivendi) e aspira ad essere il più grande gruppo di produzione audiovisivo
europeo. Il tema era ed è tuttora molto caldo. Passa ancora qualche mese e si
arriva a Sanremo 2020 con le note polemiche legate all’agente Presta e ai suoi “clienti”:
Fiorello, Amadeus e compagnia cantando. A Roma si dice “de che ‘stamo a
parlà???”
Intendiamoci: che si ci sia una vera emergenza sui conti,
sulle prospettive economiche della Rai non ci sono dubbi e lo scriviamo da
tempo. Ma la prima interlocuzione per affrontare il problema è con l’editore di
riferimento, il Governo, il quale è tenuto ad essere chiaro almeno su un punto:
la certezza del canone, nella sua totalità e nella sua stabilità. Non ci piace
riferire battute, specie quando sono velenose,
ma in questo caso è utile a comprendere
il contesto di cui parliamo: “Secondo te, Salini, quando era a La7 parlava con
il suo editore Cairo?”. Rispondiamo noi. “Non ne ho la più pallida idea”. Il seguito
ve lo lasciamo immaginare. Poniamo allora noi la domanda: l’AD Rai parla con Patuanelli
e con Gualtieri? Gli ha posto le emergenze dell’Azienda e gli ha chiesto conto
di cosa intendono fare, anche per quando previsto dal programma di Governo che
prevede la revisione di tutto il sistema delle TLC? In poche parole, se non si
prende il topo per le corna, il toro se ne fugge tranquillo. Nel frattempo, pochi
giorni fa è tornata alla carica la Vigilanza che ha richiesto e convocato
Salini per chiedergli conto della lettera di impegno di cui abbiamo parlato
prima della comunicazione dei prossimi palinsesti. Ecco allora che prende forma
la logica del “pollo”. Ancora una
volta, si intravvede la logica della
navigazione a vista, delle opportunità e delle convenienze del giorno per
giorno, del “tirare a Campari” (copy by Bloggorai). Abbiamo scritto, e
continueremo a farlo, che se gli amministratori di Viale Mazzini, TUTTI, hanno
voglia di occuparsi dei conti Rai non hanno che l’imbarazzo della scelta e,
avendone la possibilità, farlo anche subito è possibile.
Infine, merita attenzione un articolo di Carmine Fotina sul Sole
di oggi con il titolo “Sulla banda larga pesano tagli e ritardi” dove si legge
dello scontro in atto tra Tim e Open Fiber per la realizzazione della rete
unica e poi “…i numeri deprimenti dell'indice Desi sulla digitalizzazione dei
paesi Ue, che segnala l'Italia di nuovo in peggioramento sia nella valutazione
generale (dal 23esimo al 25esimo e quartultimo posto) sia nella graduatoria
sulla connettività internet a banda larga (dal 12esimo al 17esimo posto).
Questo un terreno di battaglia immediato, il “polo delle torri” evoca il medioevo dei castelli, destinati a cadere
in rovina, proprio come il ferro del quale sono composte le torri di Rai Way.
Salini vuole occuparsi di politica industriale dell’Azienda? Si sbrighi a vendere,
prima che sia troppo tardi. Buona Domenica.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento