Ogni giorno, ogni mattina, da oltre due anni, mi si pone lo
stesso problema: iniziamo dalla notizie positive o da quelle negative? Parliamo
prima di quanto di buono viene fatto e si viene a conoscenza o quanto di cattivo che pure non manca mai? In genere
risolvo il problema con una guida sicura: la notizia che ispira maggiore curiosità
e quella che potrebbe dare più fastidio far circolare. Chi vi scrive appartiene a quella generazione
di giornalisti che sono cresciuti leggendo le rassegne stampa alla radio con i
giornali appena arrivati in edicola: cercavo sempre di capire quali articoli potessero
suscitare maggiore attenzione ai radioascoltatori.
Questa mattina vi propongo tre articoli. Il primo si
riferisce ad una lunga intervista ad Angelo Guglielmi su Il Foglio a firma Marianna
Rizzini dove si legge ” La Rai di chi l'ha fatta e non la guarda più. Sorride quando gli si parla dei sovranisti
della tv pubblica, ricordando i tempi della spartizione partitica. “Ci si stava
spartendo qualcosa che in teoria non doveva appartenere a nessuno. Fatto sta
che poi lo si chiamava pluri-culturalismo: tre reti per tre culture, la
cattolica, la comunista, la socialista"… Quando poi gli si nominano i
sovranisti e gli antisovranisti, Guglielmi di nuovo sorride, e ricordando altri
eserciti, quelli visti quando in Rai, tv di stato, la spartizione era
teorizzata, applicata, inseguita, dichiarata nel modo in cui si agisce "in
questo paese accomodante", dice: "Un paese non severo, di
compromessi, un paese in cui essere tv di stato voleva dire essere tv del governo e quindi dei partiti. …E
se quella è la nota origine del male, dice Guglielmi, e se, "a differenza
di altri paesi, non ci si limitava, dal governo, a scegliere un direttore
generale", i ricaschi di quelle scelte arrivano fino a oggi, ma senza
avere più la giustificazione del contesto”. Un’intervista nostalgica, del bel
tempo che fù e che forse mai tornerà … da leggere non fosse altre per comparare
con la Rai di oggi. Un confronto impietoso, alla faccia del “cambiamento” ...veri Gattopardi.
Poi la “notizia” che tale non è e che pure incuriosisce
(abbiamo già posto la domanda): per quale motivo il Corriere tira sviolinate
alla lasciva verso la Rai? Questa mattina un articolo da incorniciare e proporre
alle scuole di giornalismo per quanto è imbarazzante: a firma di Maria Elena Zanini si legge “ Lady fiction in
aiuto a Netflix. Cercansi serie nuove e
«geniali». Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, abbandona viale
Mazzini per guidare il braccio italiano della piattaforma streaming che punta
su nuovi progetti anche internazionali: la sua competenza (e i suoi contatti)
aiuteranno”. Non c’è dubbio, i suoi contatti aiuteranno Netflix. Per tutto il
resto … imbarazzante.
Veniamo ora alla politica: c’è maretta nel Governo a proposito di Rai e non
solo. Il presunto incontro tra Conte e Salini tiene ancora banco (per poco) e
lascia chiaramente intendere il fuoco che cova sotto la cenere. Occorre avere
pazienza ancora qualche giorno (il 14 luglio il Parlamento voterà i commissari
AgCom) per avere indizi. Da leggere con attenzione un passaggio fondamentale oggi
sul Messaggero firmato da Marco Conti: “Senza contare che su due questioni che
per i dem avrebbero dovuto segnare un cambio di passo dal precedente governo
giallo-verde, come Rai e decreto sicurezza, il Pd segna il passo. Ma se sui
decreti sicurezza il rinvio a settembre è ormai scontato, sulla tv di Stato lo
scontro si è riacceso e coinvolge anche i renziani che con Michele Anzaldi
hanno chiesto conto dell'incontro a palazzo Chigi tra Conte e Salini. Tensioni
che tagliano anche il Pd con l'ala più vicina a Zingaretti che attacca Salini e
quella di Franceschini più defilata rispetto ad una possibile proroga dell'ad
di viale Mazzini e ai suoi progetti di "riorganizzazione" della torta
pubblicitaria. E che il contendere non sia tanto la governance del servizio pubblico
quanto la proroga dell'ad e le risorse che si raccolgono con il canone e la
pubblicità, si capisce anche dalla benevolenza con quale Silvio Berlusconi
guarda all'inquilino di palazzo Chigi. D'altra parte l'accusa della Vigilanza e
dell'Agcom - ancora in attesa dei documenti chiesti a viale Mazzini - è che nel
periodo di lockdown, la Rai abbia praticato sconti del 90%, azzerando la
pubblicità sulla carta stampata e mettendo anche in difficoltà La7 e le Tv del
Cavaliere. Con quattro senatori in meno a palazzo Madama, e altri grillini
pronti ad uscire convinti di spuntare da Matteo Salvini anche un terzo mandato,
i voti di FI rischiano di diventare fondamentali. Al pari delle entrate
pubblicitarie di Mediaset”. Messaggio ricevuto, forte e chiaro, passo e chiudo.
Infine, un ringraziamento ad un nostro attento e solerte
lettore che ci segnale un lungo articolo sull’ultimo numero de L’Espresso con
il titolo “Alla Guerra del 5G… Il nuovo standard ci cambierà la vita ma porterà
con sé mille problemi” uno dei quali impatterà direttamente nelle modalità di produzione
e diffusione dei segnali radiotelevisivi. La maggiore velocità di trasmissione dei
dati in upload e download renderà tutto il mondo broadcast maggiormente rivolto
più alla rete che non al digitale terrestre. Non ci sono dubbi: il 5G cambierà
radicalmente la vita dei telespettatori e non solo loro, come in parte è già è
avvenuto durante il lockdown e pure non ci sono dubbi che sorgeranno mille problemi per la Rai e per il senso
generale, per la mission di Servizio Pubblico. Torniamo, ahimè, sempre a bomba:
qualcuno è a conoscenza di un progetto Rai per il 5G? Forse…magari, è possibile che qualche
ingegnere ancora sopravvissuto a Viale Mazzini dopo la recente diaspora qualche idea possa averla
ma se ne guarda bene da farla sapere. Va a sapere, magari potrebbe essere buona
e dare fastidio a qualcuno che invece di idee non sembra proprio averne.
bloggorai@gmail.com
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