Agli attenti lettori non sfugge il fatto che se, talvolta come è avvenuto ieri, ci
occupiamo di notizie di rilevante importanza come il dolore al piede di Mara
Venier questo non significa che non ci sia proprio nulla di dire, da
riflettere, da dibattere. Per un verso, ci accodiamo al filone della pigrizia,
della rinuncia, della sfiducia ormai diffusa sul presente e sul futuro della Rai (non del servizio Pubblico che ormai sembrano essere cose diverse). Per altro
verso, come è facile immaginare, per sostenere questo blog (on line da oltre
due anni con 659 post e tante migliaia di lettori) è necessario un certo impegno fatto di buone relazioni
(non sempre), letture, approfondimenti, ricerca e documentazione e tutto
questo, talvolta, richiede anche un
momento di pausa. Quando poi arriva un filo di stanchezza, per fortuna, arrivano
subito messaggi e mail di supporto e conforto da parte di fedeli quanto esperti
lettori che “riforniscono” il serbatoio
e allora si riparte.
Allora, nei giorni scorsi Italia Oggi ha pubblicato un articolo a firma Claudio Pezzotta dal titolo ”Tv, slittano le presentazioni dei palinsesti. Di solito, a questo punto dell'anno, erano già chiare le date per le strategiche presentazioni dei palinsesti autunnali dei principali gruppi televisivi italiani. L'emergenza sanitaria da Covid-19, l'impossibilità di riunire fisicamente un certo numero di persone in un luogo, l'incertezza del momento economico, della raccolta pubblicitaria, dei calendari sportivi, ha ovviamente reso tutto più sfumato e nebuloso”. Questa storia merita un approfondimento, in particolare per quanto riguarda Rai. Nell’articolo si riferisce che i principali concorrenti di Viale Mazzini sono ancora molto incerti a proporre una data e, Mediaset in testa, potrebbe far slittare tutto a settembre mentre solo Rai conferma la presentazione come gli scorsi anni: avverrà il 1° luglio nello Studio A di Via Asiago in due momenti. Qualcosa non torna. Se per tutto il mondo broacasters che vive esclusivamente di pubblicità ci sono difficoltà e incertezze nel definire i prossimi palinsesti, come è possibile che per Rai invece queste preoccupazioni non siano altrettanto forti? Non è sufficiente trovare una comoda risposta nella certezza delle risorse provenienti dal canone che, peraltro, sono pure sotto tiro con minacce di revisione e/o riduzione. Non ci sono dubbi sul fatto che anche Rai ha sofferto e soffrirà ancora di più la crisi del Coronavirus: le repliche si stanno esaurendo, le produzioni sono state interrotte, lo sport non ci sarà, grande cinema nemmeno a parlarne e la stagione estiva alle porte con conseguente calo fisiologico degli ascolti non promettono nulla di buono. Si aggiunga, infine, il recente cambio alle direzioni di rete dove le idee non sembrano ancora del tutto chiare (Fazio che torna a Rai Tre: notiziona !!!). Allora, perché mantenere questo impegno che rischia di manifestare ed evidenziare più debolezze che certezze, più confusione che chiarezza?
Necessario, come al solito, fare qualche passo indietro e
tornare alla Saga Salini. La recente (misteriosa e fumosa) dichiarazione dell’AD
sulle sue intenzioni di “… portare a termine il percorso iniziato in questi
due anni in Rai, tanto più in questo momento così difficile in cui il Servizio
Pubblico svolge una funzione davvero cruciale per il Paese… Dopo aver approvato
il bilancio, siamo concentrati sui nuovi palinsesti tv, radio e Rai Play…” ha
creato più problemi di quanti, apparentemente, ne ha risolti. Il coro delle sue
dimissioni non era campato in aria, basta ricordare il titolo di Repubblica a
firma Giovanna Vitale dello scorso 24 gennaio: “Gualtieri lunedì pronto a
sfiduciare l'ad Salini - Gualtieri convoca Salini. Se l'ad non si dimette
pronta la sfiducia a tutto il cda”. Da allora in poi il coro è stato un crescendo
di gossip, indiscrezioni, finti scoop e depistaggi degni della migliore
tradizione italica di misteri e storie opache. Il repentino cambio di marcia (i
nostri attenti lettori ci sono testimoni e i blog pubblicati lo confermano:
abbiamo sempre scritto che questa politica non ha la forza, la lucidità e la
progettualità per cambiare questa governance Rai) può anche essere letto in altra chiave che, in un
certo senso, prosegue ragionamenti già fatti. I tempi del “cambiamento” non saranno
brevi e questo Cda, verosimilmente, andrà a compimento. Il Piano industriale, ormai
sepolto, dovrà essere necessariamente aggiornato (anche se la sua scadenza
naturale coincide con quella del CdA). Tutto porta a ritenere che la strategia
a breve termine che si intende perseguire è mantenere la barca a galla fino a
tempi migliori ed è in questa chiave che sono improvvisamente “svanite” le
fantomatiche proposte di lavoro a Salini avanzate da Netflix &
Co. Ed ecco che potrebbe tornare “opportuno” presidiare anche da soli le proposte
dei palinsesti. In soldoni: come ci
confermano autorevoli commentatori dei piani alti di Viale Mazzini e non solo, il
comunicato di Salini non sembra proprio aver consolidato fiducia e certezza, all’interno
e all’esterno dell’Azienda.
Presentarsi a Via Asiago il 1° luglio, per quanto ci lascia intendere uno stratega di comunicazione, vorrebbe essere “un segnale”. Altrimenti
si fatica a trovare motivazioni sufficienti a fare una mossa che se non è bizzarra
è almeno azzardata. Nota bene: pochi
giorni prima, il 21 giugno, riprende il campionato
di calcio ed è supponibile che dopo tre mesi di “astinenza”si possa profilare
un bagno di sangue per gli ascolti della Tv in chiaro.
Auguri.
Nessun commento:
Posta un commento