martedì 16 giugno 2020

Ostinati e perversi


Tranquilli: oggi non c'è nulla di interessante da leggere sulla stampa... Acqua fresca.

Ci sono circostanze in cui si fatica a comprendere l’ostinata e pervicace determinazione a perseguire il male e ignorare il bene. Non ci riferiamo solo al peccato, che appartiene alle umane debolezze e può contare o sperare sempre sul Perdono Divino. Ci riferiamo alla consapevolezza che alcuni hanno,  o si presume che abbiano, di sbagliare e ciononostante di continuare a farlo. Parliamo dei costi Rai e delle produzioni esterne. Veniamo all’attualità: nei giorni scorsi è partito il nuovo spettacolo di Carlo Conti su Rai Uno. Leggiamo sul Messaggero.it: “L'esordio su RaiUno del nuovo show di Carlo Conti, 'Top Diecì, si aggiudica la serata alla prova dell'Auditel, risultando il programma più visto della domenica sera, con 3.969.000 spettatori e il 19.2% di share…Il nuovo show del conduttore toscano è stato pensato per essere trasmesso senza pubblico e nel rispetto delle distanze interpersonali... Senza pubblico in studio, poi, la produzione ha pensato di valorizzare il programma inserendo degli applausi registrati. Il programma, ha sottolineato il direttore di Rai1 Stefano Coletta, rappresenta “il punto di ripartenza delle prime serate dopo lo stop delle produzioni per il lockdown”. Allora, uno va a guardare chi lo produce e su Wikipedia e chi ti trova? Banijay !!! Abbiamo citato più volte il famoso articolo di Renato Franco sul Corriere del 27 ottobre scorso dove, appunto, si parlava di Banijay e dell’enorme spazio che occupa nel palinsesto di RaiUno, in particolare nel day time,  e abbiamo pure scritto che quell’articolo andrebbe incorniciato.

Ecco l’ostinazione e la pervicace attitudine a perseguire strade perverse. Ma è mai possibile che con centinaia, migliaia, di persone capaci, intelligenti e professionalmente attrezzate che lavorano in Rai, alcune delle quali inquadrate in strutture preposte istituzionalmente a proporre idee e nuovi format, non siano in grado di immaginare un programma e magari utile anche per essere venduto? E' mai possibile che le maggior parte delle produzioni di punta siano acquisti esterni? Che fine ha fatto la nuova Direzione Rai Format e cosa ha prodotto finora Rai Documentari? Delle due l’una: o chi lavora in Rai è incapace a pensare  oppure (come siamo convinti) è vero il contrario ma si preferisce ignorarli. Basti pensare ad una trasmissione come “Che tempo che fa” (Endemol e poi L’Officina) dove un conduttore intervista un intervistato. Comunque, per chi avesse voglia di capire esattamente quanto pesano le società di produzione esterne e gli agenti degli artisti, è sufficiente grigliare i palinsesti delle reti con i nomi dei proprietari dei format e dei conduttori. Tutto molto semplice: secondo Viale Mazzini “RaiUno dedica alla produzione esterna il 24,6% delle ore di prima trasmissione (1.823 ore rispetto ad un totale netto di 7.424 ore), RaiDue dedica il 26.21% (2.158 ore rispetto ad un totale netto di 8.237 ore), mentre Rai Tre dedica alla produzione esterna il 14,66% di ore (953 ore rispetto ad un totale netto di 6.505 ore)”. A novembre 2018 Salini dichiarò in Vigilanza:  “Il valore delle commesse in cui sono coinvolte società di produzione esterna ammonta complessivamente a circa 131 milioni di euro nel 2017. Più nello specifico dei 131 milioni di euro complessivi il valore dei contratti verso le società esterne di produzione per l’appalto totale unitamente all’acquisto del format ammonta a circa 75 milioni di euro nel 2017. I restanti 56 milioni di euro si riferiscono a costi per il reperimento delle risorse artistiche e a costi di natura produttiva non compresi  nell’appalto (conduzioni, studi, scenografia)”. Nei prossimi giorni lo stesso AD è  stato convocato per riferire sullo stato di attuazione dell’indirizzo della Vigilanza stessa sul  tema agenti esterni.... Vedremo..come pure vedremo di cosa saranno composti i prossimi palinsesti che verranno presentanti alla fine del mese.

Quando si trattano questi argomenti si avverte un sottile senso di malessere e di fastidio. Ci sono momenti in cui viene da chiedersi quanto sia lecito difendere ancora questo canone, questa Rai (non il Servizio Pubblico). 

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