Purtroppo c’è poco da scherzare e quanto avvenuto in questi mesi
è sotto gli occhi di tutti per le nefandezze, le inefficienze, gli errori madornali
e le complicità con interessi privati. Abbiamo scritto da subito che insieme al
Virus agisce in modo non memo pericoloso e devastante la cattiva informazione. Abbiamo
pure scritto che la Rai, prevalentemente, ha comunicato molto e informato poco.
Oggi leggiamo (Corriere e MF) che lo stesso comitato proposto dal Governo lo
scorso 3 aprile ha elaborato un documento di 12 pagine con l’obiettivo di “ … contrastare
la diffusione di notizie fuorvianti e la disinformazione sul Coronavirus
occorrerebbe quanto meno che le istituzioni parlassero con un sola voce. O almeno
che data la molteplicità delle fonti, tra ministeri, Protezione civile,
commissari straordinari, Istituto superiore di sanità, che si armonizzino e
sincronizzino i contenuti”. Per il solito e noto problema di credibilità che
abbiamo posto più volte, poniamo la domandina semplice semplice: che fine ha
fatto la Forza Tascabile di Rai sulle Bufale Notizie (tradotto in italiano
corrente). E poniamo la stessa domanda ora che stanno emergendo sospetti e
dubbi di conflitto di interessi sui vari esperti che tutte le sere ci hanno terrorizzato
con teorie e raccomandazioni cliniche che un giorno erano buone e il giorno
dopo no, paladini di vaccini e di terapie varie sempre in discussione, alfieri
di autoreferenzialità. Una Bufala Notizia può consistere anche nel dare voce e
credibilità a personaggi dalla storia professionale e legami familiari sospetti. In queste circostanze il Servizio
Pubblico che spesso e volentieri ha contribuito fortemente ad alimentare un mondo
di confusione e incertezza qualche responsabilità ce l’ha o no??? No, magari,
forse, probabile, no… tutti bravi ragazzi.
Bene, torniamo su un tema che anche ieri ha suscitato
notevole interesse tra i nostri lettori. Dicevamo di Rai Way. Ieri abbiamo
raccolto un altro autorevole commento: “Tra Rai e Rai Way si è determinato un
rapporto perverso sia dal punto di vista tecnologico e sia dal punto di vista
finanziario. Dal punto di vista tecnologico nessuno finora si è preso la briga
di verificare i costi della capacità trasmissiva sul mercato. Per quanto è
noto, il concorrente Mediaset, a pari impegno, spende molto meno. Inoltre, si pone
un rilevante tema di efficienza: F2i Tower è molto più affidabile e “razionale”,
vedi le reti SFN. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario il problema è
semplicissimo: si tratta di autotrasfusione. In altre parole, il profitto
generato da Rai Way e riversato a Rai in forma di dividendi è prevalentemente derivato
dal canone che la controllante versa alla controllata”. Su questo aspetto
abbiamo già sollevato un tema di legittimità finanziaria: il Regolamento
mercati di Consob (n.b. delibera n. 20249 del 28 dicembre 2017) all’art. 16
(Condizioni che inibiscono la quotazione di azioni di società controllate
sottoposte all’attività di direzione e coordinamento di altra società) dispone
che “1. Le azioni di società controllate sottoposte all’attività di direzione e
coordinamento di un’altra società o ente non possono essere ammesse alla
quotazione in un mercato regolamentato italiano ove le società controllate: … b) non abbiano un’autonoma capacità
negoziale nei rapporti con la clientela e i fornitori”.
Inoltre, il Regolamento Mercati di Borsa Italiana, al punto 2.2.2,
(requisiti degli emittenti di azioni) al punto 7 dispone che “L’emittente deve
esercitare, direttamente o attraverso le proprie controllate e in condizioni di
autonomia gestionale, una attività capace di generare ricavi”. Il cosiddetto “combinato
disposto” di questi due articoli merita attenzione o no ??? Rai Way è in grado
di esercitare “autonoma capacità negoziale nei confronti della clientela e dei
fornitori” si o no? Da sottolineare che l’oggetto della “capacità negoziale” si
riferisce alle frequenze che non sono in capo a Rai Way ma assegnate in
Concessione alla Rai, mentre la quotata è proprietaria solo del ”ferro” di cui sono fatte le torri. Infine,
per quanto riguarda i ricavi: dall’ultimo bilancio si legge che ha generato
ricavi sul mercato per 0,1 mln di Euro (pari a 100 mila Euro) cifra con la
quale si ripagano a malapena gli aumenti di compenso degli amministratori. Domanda: se la capacità di “generare ricavi” è di tale entità, quale è il senso
industriale di questa storia?
Torniamo al’autorevole commento di ieri: “Il paradosso dei
problemi è che spesso più sono complessi e più è facile trovare le soluzioni. Il
tema non è tanto Rai Way ma Rai: è necessario porsi interrogativi sulle visioni strategiche sulle
reti di diffusione dei prodotti audiovisivi. Quale è la strategia di Rai per la
banda larga, per il satellite, per il DVB-T2 … quale strategia ha elaborato per
il passaggio al 5G sia nei processi di distribuzione sia per quelli di
produzione (remote working)? Per non dire poi dei Big Data… come vengono raccolti,
gestiti e utilizzati i preziosissimi dati raccolti da Rai con le connessioni
realizzate attraverso il Web?”.
Abbiamo scritto spesso e volentieri di costi, risparmi ed efficienze
di gestione. Come al solito, giriamo gli interventi agli amministratori che
certe volte non capiamo bene dove stanno e di cosa si occupano.
A proposito ..., nei giorni scorsi, tornando a
Roma dopo un lungo periodo forzato di assenza, abbiamo avuto il piacere di
leggere il rapporto presentato il 15 maggio in Cda sul tema “Cornavirus,la
risposta degli altri” e realizzato dal Centro Studi Rai diretto da Andrea
Montanari. Il documento riporta in 30 slides cosa hanno fatto i servizi pubblici
europei durante la crisi del Covid. Di grande interesse e ne parleremo ma
intano una sola semplice domanda: perché non renderlo pubblico???
bloggorai@gmail.com
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