lunedì 15 giugno 2020

Covid e conti Rai

La settimana inizia maluccio. Questa mattina di importante c’è solo la notizia relativa alla presenza del Covid a Saxa Rubra. È una notizia grave e preoccupante.

Per il resto, segnaliamo solo un problema non meno rilevante e direttamente collegato a questa notizia del quale abbiamo accennato in un post precedente: come potrà essere l’organizzazione del lavoro in Rai dopo l’emergenza del Coronavirus? Al momento, la maggioranza dei dipendenti di Viale Mazzini sono in home working e non è affatto chiaro quando potranno tornare alla “normalità”. Il problema non è tanto sul quando ma sul come e su quanti. Sul come significa logistica, organizzazione, sicurezza etc. e si tratta di problemi di relativa e facile soluzione, ma è il “quanti” che pone alcune riflessioni assai complesse e delicate che sarebbe un grave errore sottovalutare o peggio ignorare. Un problema di questo genere è del tutto simile a quello che si porrà con i bambini a scuola o negli stadi senza pubblico: un luogo di lavoro è anche un luogo della socialità, della vicinanza, dello scambio di competenze e conoscenze. 

L’home working ha consentito la più vasta e profonda sperimentazione di nuovi modelli di organizzazione aziendale che potrebbero essere solo un anticipo di quanto sarebbe potuto accadere in un prossimo futuro con l’avvento delle nuove tecnologie di produzione anche senza il meteorite Covid. Esempio: la realizzazione di riprese “remotate” senza operatori e quindi senza l’invio di costose squadre attrezzate di vari mezzi è una possibilità concreta che consentirebbe di ottenere sostanziali risparmi. Come pure per le trasmissioni di intrattenimento, la presenza di ospiti in studio, in questo periodo tutti tramite collegamenti streaming, significa altri risparmi per spese di trasporto, ospitalità, gestione dello studio etc.

Presto o tardi ci sarà qualcuno che porrà questo problema: quante persone saranno necessarie per garantire continuità del Servizio Pubblico per il costo che è necessario sostenere? E torniamo sempre al cuore del problema: i computi economici. Il Coronavirus non ha fatto altro che aggravare la situazione, non tanto sul fronte della mera analisi di bilancio quanto più sul piano generale dei costi/benefici. Le poste in palio sono determinate da un semplice rapporto: quanto entra da canone e pubblicità per quanto si spende in produzione e organizzazione.   

Intanto, continua la martellante campagna contro il canone: il prode Anzaldi non passa giorno senza che lanci un messaggio minaccioso: “A cosa serve pagare il canone Rai?”. Nessuno risponde a suo favore ma nemmeno contro e non è un buon segno. Significa solo che il “malumore” nel Governo verso questa tassa potrebbe essere più diffuso di quanto appare (da non dimenticare recenti dichiarazioni di Patuanelli e Boccia, M5S e PD in buona compagnia di Salvini e soci).

Come al solito, la metafora dello schiacciasassi è convincente: o stai sotto e fai parte dei sassi o stai sopra e dirigi la macchina. Basta scegliere.

bloggorai@gmail.com


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