Sono trascorsi giusto appunto due anni: correva il giorno Mercoledì
20 giugno 2018 da quando è iniziato questo Blog. Allora, a quel tempo, ci si
attendeva che sarebbe passata tanta acqua sotto i ponti e tante cose sarebbero state diverse da prima. Si nutrivano forti aspettative e una parola veniva spesso ripetuta: “cambiamento”.
Eravamo nel pieno inizio della campagna elettorale per i canditati a diventare
consiglieri di amministrazione Rai. Erano in corsa nomi eccellenti, interni ed
esterni alla Rai, persone di elevato profilo e di comprovata esperienza e
conoscenza del mondo delle telecomunicazioni e c’era solo l’imbarazzo della
scelta. Eravamo nella fase di applicazione per la prima volta della nefasta
Legge Renzi del 2015, quella che voleva “l’uomo solo al comando” un po’ a sua
immagine e somiglianza. Sappiamo tutti come è andata a finire: quel Governo è
cambiato (quasi) radicalmente e (in parte per fortuna) si è trascinato via
buona parte delle nefandezze che aveva realizzato e provato a realizzare e ha dato vita a questo consiglio composto dai
nomi che conosciamo. Nella storia di questi ultimi due anni, forse, rimarrà
solo il disastro di una situazione economica dell’Azienda che mette in serio
rischio il suo futuro. Il solo straccio di progetto, il piano industriale, è in
frigorifero in attesa che scada come lo yoghurt per poi doverlo riscrivere di nuovo (al modico
prezzo di centinaia di migliaia di Euro per realizzarlo e altrettanti per “metterlo a terra”).
Da osservare che un tratto unisce le due esperienze di Governo:
entrambe hanno posto nel loro programma la volontà di riformare il Servizio
Pubblico e l’intero sistema delle TLC. Anche
in questo caso, sappiamo o possiamo immaginare come andrà a finire. Con una piccola
differenza: il sistema delle TLC si cambia da solo e non aspetta i tempi della politica.
Vedi il tema banda larga e rete, vedi il tema refarming delle frequenze, vedi
il tema della piattaforme streaming e dei nuovi contenuti editoriali. Come spesso
è avvenuto nella storia, sarà la regolamentazione giuridica a correre dietro l’innovazione
tecnologica e non viceversa (Ndr: è stato il tema della mia tesi di laurea).
Rimane
una certezza sull’uso della parola futuro che incute timore: nessuno ne parla.
Nessuno, ragionevolmente, è in grado anche solo di supporre che tipo di Rai e
di Servizio Pubblico Radiotelevisivo ci potranno essere nei prossimi anni. Da
tempo distinguiamo l’Azienda Rai dal Servizio Pubblico, quasi che ormai i loro
destini potrebbero essere segnati da sorti diverse, forse complementari ma non
necessariamente uniche. In questo quadro, dato tale contesto, non stupisce più
di tanto che gli argomenti sui quali riflettere e dibattere si inaridiscono, le
persone si stancano e impigriscono.
Stiamo uscendo, forse ne siamo già usciti
(speriamo) dall’emergenza Coronavirus e come si usa dire, quasi nulla sarà come
prima. Ieri Aldo Grasso sul Corriere in una sua nota titolava “Il ritorno del
calcio e i rigori finali: una spinta al servizio pubblico” quasi fosse una benedizione
divina, dimentico del fatto che il calcio in Rai è un’eccezione non la regola. E
poi scrive: “Il calcio riporta soprattutto gli uomini davanti al teleschermo: è
composto da maschi il 6o% della platea che ha seguito la finale. Sono inoltre
la Campania (1,55 milioni) e la Lombardia (1,57 milioni) le regioni con la
densità di pubblico maggiore per la finale. Cambiano anche le abitudini degli
italiani. Molto in crescita il consumo tv su apparecchi digitali collegati in
rete: gli ascolti lineari della Total Audience della finale di venerdì hanno
superato i 650 mila stream”. A questo proposito, rivedete i dati di Auditel
Standard Digitale dei mesi scorsi con quelli di questa settimana:
Questi invece quelli di una settimana a caso della fine dello
scorso anno, prima di RaiPlay, prima di Fiorello e prima di Sanremo e prima
ancora del lockdown:
Ci perdoneranno spero i nostri lettori esperti di analisi
dati e marketing se operiamo un confronto sommario quanto impietoso. Con tutto
il rispetto ma, come si dice … ci facciano il piacere … Ecco, in sintesi, questo
il dibattito sul futuro della televisione nel nostro Paese, poco più o
poco meno.
bloggorai@gmail.com
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