sabato 29 marzo 2025

RAI: lo "studio" generale della confusione

by Bloggorai ©

La Rai non è un’Azienda normale. La Rai non è un’Azienda per giovani. La Rai, forse, non è un’azienda.

È un’Azienda normale quella dove convivono due presidenti? Uno, consigliere anziano facente funzioni, e l’altra, consigliere semplice però indicata dal Governo come presidente. È un’Azienda normale quella dove il primo, formalmente consigliere semplice, viene indicato come presidente di Confindustria RadioTv e quindi preposto a difendere gli interessi pure della concorrenza? E’ un’Azienda normale quella dove la consigliera semplice, seppure indicata dal Governo, viene indicata come rappresentante nel Board dell’EBU, carica solitamente riservata ai presidente o AD dei Servizi Pubblici europei nel pieno delle loro funzioni?

A proposito di presidenza: ieri è successa una cosa bizzarra. Solitamente Bloggorai attinge le sue informazioni a tante fonti e, tra queste, ci sono alcuni generosi lettori che ci segnalano articoli interessanti presenti nella Rassegna stampa Rai. Allora, come vi abbiamo scritto, ieri mattina non è stato segnalato nulla. Se nonché, intorno alle 19 un nostro attento lettore ci informa che il Foglio ha pubblicato un articolo con un titolo importante: “Candiani (Lega): "Tajani, basta con Agnes. Il presidente Rai è Marano”. Leggiamo: “C'è ancora la possibilità di eleggere Agnes, alla presidenza Rai? "E' evidente che non c'è. E non ci sarà”. 

Tante altre cose non succedono in un’Azienda normale. Non succede, ad esempio che nonostante il problema sia noto da decenni, solo dopo un incidente casuale sia stato necessario chiudere di gran fretta il palazzo di Viale Mazzini. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che un Piano industriale fatica a prendere forma dopo oltre un anno dalla sua approvazione. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che il tema Rai Way possa avere prevalentemente una connotazione finanziaria senza alcun progetto o visione di carattere industriale e tecnologico.   

Ancora: la Rai è un’Azienda per giovani quando si ostina a rivolgere le sue attenzioni editoriali sulla prima rete ad un pubblico sempre più “adulto”? Vedi la recente fiction su Peppino di Capri, oppure la riproposizione di The Voice Senior oppure ancora Ne vedremo delle belle in onda al sabato sera? Ricordiamo una dichiarazione di Francesco Siliato dello Studio Frasi al Sole 24 ore : “… oggi le persone che seguono la Rai hanno un’età media di 64 anni, contro i 58 dei pubblici Mediaset, i 55 anni di chi segue Sky e i 53 anni di chi segue i canali di Warner Bros. Discovery”.

La Rai, tanto per non dimenticare l’argomento che abbiamo trattato nei giorni scorsi, è un’Azienda normale o per giovani quando affronta il tema dell’Ai ovvero uno dei temi epocali che la riguardano direttamente e, per quanto sappiamo, viene pubblicata un’indagine dell’Ufficio Studi e pochi ne sono a conoscenza, dentro e fuori del palazzo o di ciò che ne resta e ancora meno ne sono coinvolti e informati  i lavoratori della stessa Azienda?

Certo è, infine, che forse la Rai non è un’Azienda normale quando ormai si è consolidata la sua intima natura di Azienda politica, ovvero quando i suoi vertici sono espressione solo della loro appartenenza ad una quota o un’altra, scelti senza alcun criterio aperto, trasparente e comparabile. In questo senso la Rai, semplicemente, non è un’Azienda, è altra "cosa".

Torniamo all’articolo del Foglio. Questa mattina vengono riportate le dichiarazioni di Gasparri: per noi rimane ferma la candidatura della Agnes e Candiani della Lega ha parlato solo a titolo personale. Detta così siamo punto e a capo. Il prossimo 3 aprile è stata convocata la Vigilanza Rai e si vedrà. Sembra però che “qualcosa si muove” e non sappiamo interpretare in che direzione.

bloggorai@gmail.com


 

RAI: lo stato generale della confusione

by Bloggorai ©

La Rai non è un’Azienda normale. La Rai non è un’Azienda per giovani. La Rai, forse, non è un’azienda.

È un’Azienda normale quella dove convivono due presidenti? Uno, consigliere anziano facente funzioni, e l’altra, consigliere semplice però indicata dal Governo come presidente. È un’Azienda normale quella dove il primo, formalmente consigliere semplice, viene indicato come presidente di Confindustria RadioTv e quindi preposto a difendere gli interessi pure della concorrenza? E’ un’Azienda normale quella dove la consigliera semplice, seppure indicata dal Governo, viene indicata come rappresentante nel Board dell’EBU, carica solitamente riservata ai presidente o AD dei Servizi Pubblici europei nel pieno delle loro funzioni?

A proposito di presidenza: ieri è successa una cosa bizzarra. Solitamente Bloggorai attinge le sue informazioni a tante fonti e, tra queste, ci sono alcuni generosi lettori che ci segnalano articoli interessanti presenti nella Rassegna stampa Rai. Allora, come vi abbiamo scritto, ieri mattina non è stato segnalato nulla. Se nonché, intorno alle 19 un nostro attento lettore ci informa che il Foglio ha pubblicato un articolo con un titolo importante: “Candiani (Lega): "Tajani, basta con Agnes. Il presidente Rai è Marano”. Leggiamo: “C'è ancora la possibilità di eleggere Agnes, alla presidenza Rai? "E' evidente che non c'è. E non ci sarà”. Allora, con ordine: anzitutto, intorno alle 17 viene diffuso un comunicato ANSA che riprende le dichiarazioni del leghista Candiani, cioè alle 17 molte ore dopo la pubblicazione dell’articolo. Ma la cosa più “bizzarra” è che la Rassegna Stampa Rai si è “dimenticata” di inserire l’articolo del Foglio. Succede … in un’Azienda normale forse non succede.

Tante altre cose non succedono in un’Azienda normale. Non succede, ad esempio che nonostante il problema sia noto da decenni, solo dopo un incidente casuale sia stato necessario chiudere di gran fretta il palazzo di Viale Mazzini. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che un Piano industriale fatica a prendere forma dopo oltre un anno dalla sua approvazione. In un’Azienda normale difficile che possa succedere che il tema Rai Way possa avere prevalentemente una connotazione finanziaria senza alcun progetto o visione di carattere industriale e tecnologico.   

Ancora: la Rai è un’Azienda per giovani quando si ostina a rivolgere le sue attenzioni editoriali sulla prima rete ad un pubblico sempre più “adulto”? Vedi la recente fiction su Peppino di Capri, oppure la riproposizione di The Voice Senior oppure ancora Ne vedremo delle belle in onda al sabato sera? Ricordiamo una dichiarazione di Francesco Siliato dello Studio Frasi al Sole 24 ore : “… oggi le persone che seguono la Rai hanno un’età media di 64 anni, contro i 58 dei pubblici Mediaset, i 55 anni di chi segue Sky e i 53 anni di chi segue i canali di Warner Bros. Discovery”.

La Rai, tanto per non dimenticare l’argomento che abbiamo trattato nei giorni scorsi, è un’Azienda normale o per giovani quando affronta il tema dell’Ai ovvero uno dei temi epocali che la riguardano direttamente e, per quanto sappiamo, viene pubblicata un’indagine dell’Ufficio Studi e pochi ne sono a conoscenza, dentro e fuori del palazzo o di ciò che ne resta e ancora meno ne sono coinvolti e informati  i lavoratori della stessa Azienda?

Certo è, infine, che forse la Rai non è un’Azienda normale quando ormai si è consolidata la sua intima natura di Azienda politica, ovvero quando i suoi vertici sono espressione solo della loro appartenenza ad una quota o un’altra, scelti senza alcun criterio aperto, trasparente e comparabile. In questo senso la Rai, semplicemente, non è un’Azienda, è altra "cosa".

Torniamo all’articolo del Foglio. Questa mattina vengono riportate le dichiarazioni di Gasparri: per noi rimane ferma la candidatura della Agnes e Candiani della Lega ha parlato solo a titolo personale. Detta così siamo punto e a capo. Il prossimo 3 aprile è stata convocata la Vigilanza Rai e si vedrà. Sembra però che “qualcosa si muove” e non sappiamo interpretare in che direzione.

bloggorai@gmail.com

venerdì 28 marzo 2025

RAI: il treno a vapore dell'Intelligenza artificiale

by Bloggorai ©

Il viaggio dentro l’AI della Rai è appena cominciato e già si deve interrompere, per il momento, in una oscura stazioncina di provincia. Ieri abbiamo riportato il suggerimento di una metafora: “Fatte le debite proporzioni l’Ai Rai sta ad una rete ferroviaria a binario unico con le motrici diesel come l’Ai del resto del mondo audiovisivo sta allo Shinkansen giapponese”. Dopo tre giorni, avvertiamo la forte sensazione che non si tratta nemmeno di vecchie locomotrici diesel ma di tanti vagoni spinti a mano dove ognuno va per conto suo. Però ... però… magari ci sbagliamo.

Allora, ieri mattina è successo che, del tutto casualmente, veniamo a sapere che nientepopodimenoche l’Ufficio Studi Rai (diretto da Francesco Giorgino, quello che sul sito Rai ha un CV “accademico” più lungo di un capitolo dei Promessi Sposi) ha dato alle stampe lo scorso gennaio un volume con il titolo “Trasformazione digitale e intelligenza artificiale”. Acciperbacco, perdindirindina!!! Sorpresa sorprendente: improvvisamente ci rendiamo conto che (forse) non è del tutto vero che l’Azienda non è impegnata sul fronte dell’Ai ma si è spinta oltre i confini delle semplici riflessioni ed applicazioni ed è entrata nel bel mondo degli obiettivi e delle sfide. Chapeau!!! Complimenti vivissimi.

Allora, per non farci parlare male, per prima cosa abbiamo cercato, subito, di trovare il volume e leggerlo all’istante. Anzitutto abbiamo provato con le due grandi reti di librerie romane, Feltrinelli e Mondadori: “Attendere prego … il volume da Lei richiesto sarà disponibile tra qualche giorno... le faremo sapere”. Grazie, molto gentili. Allora, visto che dopo oltre 40 anni di onorato servizio qualche ex collega ancora lo conosco, provo a chiedere: “Visto che il volume lo ha editato Rai Libri, mi aiuti ad averne una copia?”. Se avessi chiesto la rivelazione dell’VIII segreto di Fatima avrei avuto migliore risposta. Va beh… Allora, ci siamo chiesti, magari è stato presentato da qualche parte, che so … una presentazione da qualche parte dove non siamo stati invitati, oppure un dibattito pubblico che è come una cattedra universitaria, non si nega a nessuno. Forse esiste una sinossi: cerchiamo in rete ma Google non da notizie. Allora, magari, va a sapere e magari ci fosse sfuggito, ci sarà un Comunicato dell’Ufficio Stampa Rai. Niente, buio. Continuiamo a chiedere in giro tra gli ex colleghi che, più o meno, ne dovrebbero sapere qualcosa: “Cado dalle nubi ... di che si tratta, chi lo ha scritto?”. Ci rimane la soluzione E-pub al modico prezzo di 14 euro … ma Bloggorai ha una “certa” ed è abituato alla carta dove prende appunti e mette i segnalibri, lasciamo perdere.

Leggiamo poi che il volume comprende il contributo di 21 (ventuno) studiose e studiosi. Allora, affiniamo la ricerca (in attesa, a questo punto febbrile, di poterlo leggere) e abbiamo chiesto: ma almeno il CRITS (Centro Ricerche, Innovazione Tecnologica e Sperimentazione) di Torino è stato coinvolto? Tra queste 21 consulenze, almeno uno dei 4 noti ingegneri del CRITS che in Europa, non solo in Italia, si occupano di Ai nell’ambito dei Servizi Pubblici aderenti all’EBU sono stati interpellati? Proprio nei giorni scorsi si è svolto un appuntamento importante su questo tema (per inciso, osservate la foto e fate una stima dell’età media dei partecipanti): vedi https://tech.ebu.ch/events/dts2025. Attendiamo di sapere fiduciosi.

Poi, chiediamo ancora: come si pone questo documento dell’Ufficio Studi in relazione con il “gruppo di lavoro” delle Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche incaricato di “mettere a terra” quanto disposto dal recente Contratto di servizio proprio sui temi dell’Ai? Ma, ci chiediamo più banalmente, più semplicemente, l’Azienda che pure in mille modi è interessata e coinvolta sui temi dell’Ai è stata informata di questa importante ricerca? Si tratta di un tema forse epocale per chi opera nel mondo degli audiovisivi: questo materiale è stato reso disponibile almeno ai dipendenti? Silenzio … pochi sanno … nessuno parla.

Abbiamo saputo infine che il lavoro era tutto indirizzato sul piano della ricerca degli obiettivi e delle sfide più che su quello delle “tecnicalità”. Quando potremo approfondire sapremo capire meglio come sia possibile distinguere e separare questi due piani.    

Bene, qualche sensazione comincia a maturare e allora, doverosamente, prima di andare avanti in questo piccolo viaggio nell’Ai della Rai attendiamo fiduciosi di poter leggere il prezioso volume.

Per tutto il resto, state sereni: la Rai è scomparsa dai radar dell’attenzione mediatica e, temiamo, ci rimarrà ancora a lungo.

bloggorai@gmail.com

giovedì 27 marzo 2025

Il treno a vapore dell'intelligenza naturale Rai

by Bloggorai ©

Come avete notato, nel titolo abbiamo invertito l’ordine dei fattori che interessano il viaggio nel mondo dell’Ai Rai: il primo livello problematico è con l’intelligenza naturale e poi, semmai avanza tempo ed energie, ci si potrà occupare di intelligenza artificiale. Infatti, appena iniziato a capire e sapere, ci siamo subito imbattuti con i “fondamentali” non tecnologici ma semplicemente umani. Allora, ieri abbiamo anzitutto pubblicato una sorta di “catena di comando”: rivediamo chi sono le persone che ne fanno parte attraverso i loro CV pubblici:

Paola Marchesini, laureata in Scienze politiche, esperienze varie nella gestione del personale, nella radiofonia e Rai Pubblicità.

Stefano Ciccotti, laureato in ingegneria, passaggi in varie grandi società di TLC, esperto in frequenze, direttore della ex Divisione trasmissioni, ex Ad di Rai Way e attuale CTO.  

Monica Maggioni, laureata in Lingue e letterature moderne, giornalista inviata, ex presidente Rai, ex direttrice del Tg1 etc etc etc (il suo Cv è lungo due pagine e comprende una docenza, ovviamente senza concorso, as usual)

Francesco Giorgino, laureato in Giurisprudenza, nel suo Cv si legge in primis che da vent’anni svolge attività accademica (of course, di concorsi non se ne parla e come fa a conciliare le due attività è un mistero), giornalista vice direttore delTg1.

Adesso ditemi voi quale tra queste persone avrebbe avuto più titolo e merito, esperienza e conoscenza, per “guidare” la cabina di regia sull’Ai. Nota a margine: hanno tutti circa 60 anni, non proprio “nativi digitali”. Alla Rai ci hanno abituato a questi misteri. Ma, iniziando il viaggio, ci siamo subito imbattuti nel primo grande mistero glorioso che interessa il mondo Ai e si riferisce alla domanda che abbiamo posto in: dove sono, chi gestisce con quali finalità vengono usati i dati di profilazione degli utenti, in particolare quelli raccolti attraverso RaiPlay (indirizzo IP etc)? Un muro di gomma: chi sa tace e chi non sa tace lo stesso.

Allora, fermo restando che Rai è tenuta per Legge a rispettare due capisaldi: Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Regolamento UE 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio Europeo, del 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati) e il Codice in materia di protezione dei dati personali (d.L. 30/6/1993, n. 196, nel testo attualmente in vigore). La pagina Rai dedicata a questo tema (https://www.rai.it/privacy/CookiePolicy.html ) è ricca di informazioni. 

Leggiamo, ad esempio che l’hosting è la società Akamay e che il luogo di “trattamento” dei dati è negli Stati Uniti e che la sua “Privacy policy” è quella in vigore in quel Paese che non è del tutto equivalente alla nostra legislazione. Non è una “cosetta da poco” e, tra l’altro, ci riporta all’annoso problema della cosiddetta CDN nazionale della quale Bloggorai si è occupata a lungo tanto tempo addietro (c’era stato anche un tentativo di accordo con Mediaset). Se non ricordiamo male, il contratto con Akamay è alquanto oneroso (diversi milioni di euro). Leggiamo ancora: Mapp Intelligence/Webtrekk (Mapp Digital Germany GmbH) e il luogo di trattamento dei dati è in Germania come pure Google Analytics con IP anonimizzato con il luogo del trattamento dati sempre negli USA. E così via trotterellando. Per quanto sommariamente riusciamo a capire i dati vengono “trasferiti” all’estero e come vengono poi trattati e a quali finalità vengono destinati è difficile sapere ma non difficile da supporre.

Torniamo al mondo dell’intelligenza naturale Rai. Più andiamo avanti nel viaggio dell’Ai Rai e più siamo costretti a fermarci in piccole stazioni di periferia. Un attento e qualificato lettore ci ha proposto una metafora suggestiva: “Fatte le debite proporzioni l’Ai Rai sta ad una rete ferroviaria a binario unico e le motrici diesel come l’Ai del resto del mondo audiovisivo sta allo Shinkansen giapponese”. E aggiunge: “Nessuno, ad esempio, ha saputo usare l’intelligenza naturale per prevedere e gestire per tempo l’abbandono del Palazzo di Viale Mazzini ed ora vorrebbero applicare l’Ai per non si sa fare cosa”. No, forse non è vero, qualcosa si sa. E’ quello che si dovrebbe sapere che non si sa: ad esempio, questo “gruppo di lavoro” inserito nella Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche dopo oltre un anno di lavoro a che punto è pervenuto? Per quanto a noi è dato sapere, pronti ad essere aggiornati: a zero.  

Infine, a proposito poi di “nativi digitali”: quanto offre la Rai ad un giovane ingegnere neolaureato esperto in Ai? Provate per credere: se è fortunato gli offrono un “contratto di formazione e lavoro” della durata non inferiore a 6 mesi e non superiore a 24 oppure un contratto di apprendistato professionalizzante. Non parliamo di soldi, per carità.

bloggorai@gmail.com

mercoledì 26 marzo 2025

RAI: intelligenza naturale o artificiale? versione 2.0

by Bloggorai ©

“Quann’è tordi e quann’è grilli” dicono in Bassa Val Tiberina. Oggi c’è molto da dire sulla Rai e dintorni. Prima però manteniamo l’impegno a viaggiare dentro l’intelligenza artificiale (e naturale) dell’Azienda per cercare di capire come e verso quale progetto si indirizza (vedi il Post di ieri).

Prima ancora però vi riportiamo un semplice gioco che abbiamo fatto con ChatGPT e con Gemini. Provate anche voi. Abbiamo formulato una richiesta: proponi un modello di spettacolo televisivo di intrattenimento leggero, in prima serata, destinato ad un pubblico sia giovane che adulto. Risultato sorprendente: c’è tutto, titolo, durata, scaletta, caratteristiche delle diverse parti. Il format proposto è talmente completo e persuasivo che sarebbe sufficiente portarlo prima alla SIAE e poi a “non si sa bene dove si trova ora la Rai” per venderglielo. E magari potrebbe anche andare bene e fare un ascolto decente. Ma ciò che sorprende è la parte del format rivolto ai “giovani”: idee semplici e forse efficaci. Ma a Rai Uno si accontentano degli over 60.  

Altro gioco: abbiamo chiesto come utilizzare l’Ai per confezionare un telegiornale. La risposta si divide in tre capitoli. Il primo si riferisce alla raccolta e verifica delle notizie, il secondo alla loro elaborazione e il terzo alla loro presentazione. Per ognuno dei tre capitoli viene specificata dettagliatamente come utilizzare l’AI. Ci sembra quasi una risposa banale: applicando la sola Intelligenza Naturale è il minimo sindacale per un qualsivoglia Tg. Sarebbe interessante sapere se anche nei Tg Rai si applicano strumenti di Ai con queste caratteristiche. Nota a margine: a maggio dello scorso anno si è svolto a Torino un seminario promosso dall’Usigrai incentrato sull’impiego dell’intelligenza artificiale generativa nel quotidiano lavoro in redazione.

Bene. Andiamo avanti. Allora, riprendiamo il viaggio a partire da un punto fermo: la Rai “deve” utilizzare l’AI perché lo impone la Legge, ovvero il nuovo Contratto di Servizio che all’art. 3 dispone che “la Rai si impegna a … c)   migliorare la struttura e l’usabilità di tutte le attuali e future piattaforme digitali del servizio pubblico (esemplificativamente Rainews.it, e Raiplay e RaiPlay Sound) tale da garantire l’effettiva valorizzazione del patrimonio di contenuti e una migliore fruibilità anche per mezzo di algoritmi e di strumenti di intelligenza artificiale, da parte dell’utenza attraverso tutti i possibili dispositivi di ricezione … 5.  Rai valorizza l’applicazione e l’utilizzo di tecnologie emergenti (esemplificativamente intelligenza artificiale), avvalendosi anche del supporto del Centro ricerche innovazione tecnologica e sperimentazione di Torino, allo scopo di promuovere i propri contenuti, potenziare l’accessibilità e contrastare la disinformazione”.

Quindi il tema è capire se e come la Rai rispetta il mandato impositivo del Contratto e in che termini. Il Contratto è stato approvato, con grande e anomala  fretta, lo scorso settembre 2023 quindi da quasi due anni. Da allora, per quanto ci è noto, sappiamo che è stato istituito un “gruppo di lavoro” coordinato dalla Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche del quale è responsabile Paola Marchesini. Cosa ha prodotto sostanzialmente in questo tempo non è dato sapere. Potrebbe essere un documento di “orientamento” destinato a tutte le strutture aziendali? È possibile, probabile, ma ancora non se ne sa nulla.

Al momento, però, per quanto ci è possibile sapere con certezza, ci dobbiamo limitare ad annotare quanto fa il CRITS di Torino. Abbiamo scoperto una miniera di attività, di proposte, di riflessioni, di documentazione che sarebbe sufficiente applicarne la metà per vedere un’altra Rai, forse proprio quella Digital Media Company di cui tanto si parla e che ancora non vede lontanamente la luce. Ad esempio: durante l’ultimo Data Technology Seminar 2024 svolto in ambito EBU a marzo dello scorso anno (come pure negli anni precedenti) sono stati presentati modelli, nuovi strumenti di applicazione dell’Ai destinati alla produzione Tv, alla gestione delle notizie (verifica fake news etc).

La domanda allora è: visto che il Contratto di Servizio dispone che la Rai debba avvalersi del CRITS per “…l’utilizzo di tecnologie emergenti (esemplificativamente intelligenza artificiale) …” in che misura e in quali settori sono state applicate o almeno sperimentate le indicazioni e le proposte che emergono da Torino? Per quanto siamo riusciti a capire, la Rai al momento è solo in grado di usare e addestrare modelli di Ai già esistenti e non ha risorse per crearne di nuovi.

Ma il vero cuore del problema che solo di traverso interessa l’Ai del Servizio Pubblico sono i suoi “dati” ovvero i “mega dati” con i quali, ad esempio e in primo luogo, si profilano gli utenti del Servizio Pubblico (vedi attraverso l’utilizzo di Rai Play) cioè i loro dati di navigazione, come l'indirizzo IP, altri identificativi online e identificativi connessi al dispositivo. Analogo tema è sapere come viene gestito l’enorme archivio di immagini digitalizzate di cui dispone la Rai (vedi un recente seminario su “Preserving authenticity of media archives content”).  

Abbiamo posto questo interrogativo a nostro giudizio fondamentale: dove sono conservati, chi è il soggetto incaricato di utilizzare e gestire i dati di profilazione degli utenti Rai e per quali finalità sono utilizzati? Finora nessuno ha risposto.

Ad esempio, per quanto abbiamo potuto al momento solo “intuire”, al “gruppo di lavoro sull’Ai” sembra, pare, dicono, non partecipa la direzione Marketing. Magari abbiamo capito male ma se invece abbiamo capito bene, qualcosa non torna.

Infine, come vi abbiamo accennato ieri, è stato presentato l’Annuario 2024 su la televisione Streaming verso il mercato maturo. A parte dover osservare che in questo nuovo mercato sembra che la Rai sia progressivamente e tendenzialmente assente, vale la pena riportare l’ennesima dichiarazione emersa durante il dibattito: è necessaria la riforma della Rai. La noia scorre sovrana: non c’è nessuna riforma Rai all’orizzonte prossimo venturo ed abbiamo seri dubbi che potrà esserci prima almeno di un anno. Ripetere questa litania è ora inutile e dannoso: getta fumo negli occhi. Le proposte depositate in Commissione LL.PP del Senato, le sole formalmente in discussione, sono “vecchie” e superate da almeno un fattore decisivo e fondamentale: nessuna tiene conto che nel frattempo è intervenuto l’EMFA che, tra l’altro, dispone l’assoluta necessità di coniugare indipendenza del Servizio Pubblico e risorse delle quali disporre. Tanto per intenderci: nessuna delle proposte dell’opposizione contiene mai, mai, il termine “canone”. Di cosa stiamo parlando? 

Torniamo ad usare almeno l’intelligenza “naturale”, forse è meglio.

bloggorai@gmail.com


 

martedì 25 marzo 2025

RAI: intelligenza naturale o artificiale? versione 1.0

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“I contenuti diffusi da Rai non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di Intelligenza Artificiale”

sottopancia Rai su Tg e programmi


Ieri il supplemento Economia del Corriere ha pubblicato un lungo articolo/indagine con il titolo “L’Intelligenza Artificiale? È già nei Piani (industriali) per una grande azienda su 4”. Si legge che la stanno prendendo in considerazione il 54% delle aziende intervistate e per il 28% è una priorità strategica mentre il 15% ha iniziato ad adottarla pur senza un piano industriale e il restante 3% non la adotta e non prevede di farlo. I settori dove si evidenzia l’indice di maturità delle aziende sull’impiego di AI vede al primo posto le banche con il 57,1% e, a seguire, energia&utility, assicurazioni e al quarto posto tlc e media con il 40,9%. Interessante osservare che circa il 27% degli intervistati stima un aumento del budget per l’Ai tra il 15 e il 30% annuo

Allora, posto che l’AI sembra essere un fattore inderogabile in una qualsivoglia azienda e ancora più in una del settore audiovisivo, ci siamo chiesti: la Rai cosa fa o cosa intende fare o meglio ancora cosa può fare con le risorse di cui dispone? E, inoltre, è solo un tema di risorse oppure c’è altro? Più esattamente abbiamo strutturato una domanda: come la Rai declina l’AI in termini di politica industriale, ovvero le sue scelte editoriali, modelli di produzione, organizzativi e logistici, apparati tecnologici, reti di distribuzione etc etc.

Ci siamo “messi in viaggio” (non facile) all'interno dell'Azienda ed abbiamo cercato anzitutto di capire se c’è qualcuno che esattamente ha il bandolo della complessa matassa, chi tira i fili e li ricongiunge in un unico contesto, chi dirige il traffico e verso dove lo indirizza? E già questa proposizione interrogativa ci ha presentato subito una fitta rete di ostacoli (usiamo un eufemismo, per non dire qualcosa di più). Per quanto formalmente abbiamo potuto capire, questi i settori e le persone che se ne dovrebbero occupare. Ecco il quadro:

  • Il primo livello è il Coordinamento Iniziative Strategiche diretto da Paola Marchesini
  • Chief Technology Officer diretto da Stefano Ciccotti (prossimo all’uscita) e dal quale dipende il CRITS (Centro Ricerche, Innovazione Tecnologica e Sperimentazione) diretto da Gino Alberico
  • La Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa, diretta da Monica Maggioni
  • L’Ufficio Studi diretto da Francesco Giorgino

Ci risulta poi che autonomamente singole redazioni, strutture editoriali e singoli programmi sono “interessati” ad applicazioni di Ai

Per quanto finora a nostra conoscenza, non è stato predisposto un tavolo di coordinamento, una cabina di regia in grado di fornire una strategia univoca e coordinata su questo tema. Ci dicono che la direzione della Marchesini potrebbe essere quella preposta a tal fine ma non risultano chiari i compiti e la capacità di intervento sulle altre strutture aziendali.

Torniamo all’articolo citato e cerchiamo di capire: la Rai ha inserito una sua strategia per e con l’AI nel suo Piano Industriale? Quale potrebbe essere e quali i suoi fondamenti, i suoi “razionali”? Leggiamo quanto dichiarato dall’attuale DG Roberto Sergio quando era AD a dicembre 2023: “Il Piano che abbiamo iniziato a esaminare oggi, prevede, fra l’altro, la possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale, e quindi una analisi molto avanzata dei dati, a sostegno di alcuni processi” ovvero tanto poco da rasentare il nulla.

Però, nella Nota illustrativa del Piano 2024-26, al punto 1, si legge che “L’urgenza delle sfide che Rai deve fronteggiare rende necessario l’avvio di un percorso di trasformazione in Digital Media Company. Tale trasformazione, che è il punto centrale del Piano industriale, richiederà investimenti per circa 113 milioni di euro in nuove tecnologie per il rinnovo dei modelli produttivi - anche grazie all’adozione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale - e per l‘adozione di un approccio data-driven a sostegno dei processi decisionali”. Il tema costi quindi è fondamentale e tutta l’architettura del Piano si regge esattamente sulle risorse che Rai potrà avere nei prossimi anni. Da precisare poi che ci troviamo già a metà percorso del Piano industriale e ancora la “quota” prevista di 190 mln relativa alla “vendita” di Rai Way è ancora lontana.

Il documento in nostro possesso “Piano Industriale 2024-26 – illustrazione del Piano – 14 febbraio 2024”, prevede infatti, a pag. 12, “interventi di Piano – modalità di finanziamento. Valorizzazione asset aziendali – 190 ml, Cessione quota di minoranza in Rai Way e Risorse incrementali (Contenuti e distribuzione, tecnologie e risorse umane) per 225 mln di euro.

Cerchiamo di riassumere questo primo passo dentro il mondo dell’Ai Rai: affrontare la sfida, gli impegni e le prospettive richiede due elementi fondamentali connessi tra loro: una visione organica, un progetto  e risorse adeguate. Per quanto appena abbiamo iniziato a capire e sapere, mancano entrambi. Andiamo avanti: c’è ancora molto da dire.

bloggorai@gmail.com

ps: questa mattina verrà presentato l'annuario della TV italiana 2024 con il tema “Multipolarità. Televisione e streaming - verso il mercato maturo”. Vi faremo sapere.


 

lunedì 24 marzo 2025

La RAI e una tazzina di caffè ... senza le tre C

by Bloggorai ©

Come iniziamo la settimana? Cosa c’è di nuovo, di interessante questa mattina? Nulla, niente, il vuoto. Si diffonde una strana sensazione simile a quella che si prova quando ci si sveglia, si va in cucina, si cerca il barattolo del caffè e ci si accorge che è finito e che nessuno ha pensato per tempo a fare la spesa e comprarlo. Che brutta sensazione! Sembra quasi un’offesa al buonsenso, alla convivenza civile, alla buona educazione.  Dopo tanti anni di abitudine consolidata, dopo aver faticosamente costruito un rito quasi arcaico, propiziatorio e beneaugurante … puffete ... tutto svanito davanti ad un triste e solitario barattolo vuoto. Quel profumino amarognolo, leggermente bruciacchiato, tendente al cioccolato fondente al 90% di origine Ecuador. Un aroma casalingo e familiare che che ci ha accompagnato amorevolmente per tanti anni questa mattina non c’è.  

Con vago senso di tristezza, di malinconia e di solitudine, allora decidiamo di scendere e andare all’edicola e poi magari, di passaggio, prendere il caffè al bar. Purtroppo lì succede da tempo un fatto increscioso: lo chiedo lungo ma non “americano” (per carità) e non c’è verso: arriva sempre quasi ristretto. Guardo sconsolato prima il barista e poi la tazzina, senza energia per una protesta, seppure fatta con garbo. Cosa gli vuoi dire? Per cortesia, me lo può rifare? No, non me la sento, non voglio accanirmi con quell’onesto lavoratore del caffè che magari è lì dalle 6 del mattino a smanettare filtri e cappuccini. Ho ancora in memoria gli speciali di Report sul caffè italiano e sui bar: servizi giornalistici formidabili da proporre nelle scuole elementari, tanto da farti passare la voglia della tazzina al bar. Allora rivolgo uno sguardo prima all’imbutone in vetro che contiene i chicchi prima di essere triturati. E no! Così non va!!! Si vede chiaramente che è opaco: segno di quella sostanza oleosa che rilascia il caffè quando inizia il processo di ossidazione. Orrore!!! Poi guardiamo la manopola del filtro e osserviamo che non viene fatto il “purge”: altro orrore. Dalla malinconia e tristezza è un soffio passare alla disperazione e sconsolatezza.

Per tirarmi su, ricordo con piacere una recente esperienza. Un mio caro e vecchio amico mi invita a prendere un caffè in un posto “speciale”. Bene, con piacere, andiamo. All’apparenza sembra un bar normale ma, appena entrati, si osserva subito una “cosa” bizzarra”: una fila di 9 (nove) trituratori di caffè con sopra la rispettiva etichetta della relativa miscela con tanto di luogo di provenienza. Fenomenale. Mi azzardo a chiedere qualcosa sulla macchina e, in particolare, sul “purge”. La ragazza mi fulmina e mi incenerisce “Questa è una macchina di ultima generazione e il purge lo fa in automatico”. Colpito e affondato. Ci sediamo e ci viene incontro una simpatica ragazza: chiediamo semplicemente un caffè lungo. Apriti cielo. La gentile ragazza apre l’enciclopedia e ci illustra le diverse tipologia di “caffè” che possono servire e per ognuna di esse ci fornisce adeguata e completa spiegazione su cosa è e come gustarlo al meglio. Un piacere per la mente ,una delizia per il palato. Insomma, a farla breve: non è stato un banale semplice “caffè” ma una liturgia laica. Da allora, ogni volta che entro in un bar, mi aggiro con sospetto e spesso ne esco alquanto schifato.

Allora, chiusa questa triste parentesi di inizio settimana, torno mestamente verso casa con i giornali (di carta, veri, non on line) per iniziare la “preghiera laica del mattino” ovvero la linfa vitale per sapere qualcosa dipiù oltre i Tg e i Gr. Ovviamente, Bloggorai si occupa anzitutto di Rai e di ciò che gli sta intorno. Allo sconforto del caffè si aggiunge quello sulla Rai: ancora una volta il deserto salato, la palude nebbiosa, lo spazio disabitato. Il Nulla. 

Solo un commento che merita essere citato: Aldo Grasso sul Corriere (uno che di solito è molto “carino” con la Rai e chissà poi perché?). Leggiamo parole avvelenate con il curaro: “In questi casi non si sa se parlare di pigrizia, di assenza di idee, di trascuratezza, forse di inadeguatezza della direzione editoriale. «Ne vedremo delle belle» è l'ennesimo format di Carlo Conti, lo sguardo rigorosamente volto all'indietro (un servizio pubblico che non ha più la capacità di guardare in avanti non è più tale) … E un programma che si potrebbe recensire senza la fatica di guardarlo, tanto tutto è scontato, prevedibile, banale …”. Ci torna in mente il programma di Chiambretti “Fin chela barca va ...” che nei giorni scorsi, in un momento di splendore, ha affrontato il tema delle borsette della Santanchè ponendo un annoso quesito: saranno vere o false? Ci sarà un Giudice e Berlino pure per questo.

Per quanto riguarda la Rai … ci sembra appunto come quel mobile della cucina dove manca il caffè e nessuno si preoccupa di comprarlo e quello al bar non è nemmeno tanto buono.

bloggorai@gmail.com 


 

domenica 23 marzo 2025

RAI: la posta dei lettori

 

by Bloggorai ©

Cielo grigio compatto e teso in bassa Val Tiberina. La primavera bagnata illumina il panorama del verde intenso del primo grano e del trifoglietto ed esalta il marrone profondo dei campi pronti a ricevere la semina del girasole.

Non c’è nulla di interessante da riferire sulla Rai e ne approfittiamo per dialogare con le nostre lettrici e i nostri lettori che, dopo quasi sette anni, ancora ci scrivono, ci propongono obiezioni e osservazioni.

Ieri abbiamo toccato due temi: Benigni e l’uscita anticipata di Ciccotti dalla Rai. Sul primo argomento un lettore osserva “non sono paragonabili gli ascolti di Benigni con i Dieci Comandamenti con il Manifesto di Ventotene. È vero che non si può mescolare il Sacro con il profano ma si possono confrontare gli ascolti non per il merito di quanto detto: abbiamo dubbi sul fatto che il numero di chi segue Benigni sia relativo al contenuto dei suoi messaggi. Abbiamo solo osservato che gli anni passano anche per lui e con lui la platea televisiva muta geneticamente e anagraficamente. Un altro qualificato e attento lettore ci dice che “attaccare Benigni è poco utile”. Non abbiamo attaccato Benigni ma solo sollevato dubbi e legittime obiezioni sulle quali però non abbiamo ricevuto alcuna osservazione nel merito. Ma il tema vero che abbiamo sollevato è stato quello della “casualità” con quanto affermato dalla Meloni la stessa mattina in Parlamento. Ci scrive una affezionata e attenta lettrice “Mi sono chiesta anche io se lei lo sapesse e oltre che rispondere alla piazza volesse screditare in anticipo anche lui”. Esatto, proprio questo l’interrogativo che abbiamo posto al quale nessuno risponde: la Meloni (o chi per lei) ha ricevuto la traccia del testo di Benigni in anticipo?

Sul tema Ciccotti invece molti ci hanno scritto sottolineando la stessa osservazione: la Rai si impoverisce. Da tempo è iniziato questo processo che nessuno intende fermare. Tutto torna, tutto si lega.

Ma il tema Ciccotti ci porta direttamente al cuore di due grandi problemi Rai: il primo è quello del futuro “tecnologico” del Servizio Pubblico (parliamo anche del futuro della diffusione in Digitale Terrestre) e il secondo è quello del processo di fusione/cessione quote di Rai Way. Quest’ultimo sarà il dossier dell’anno e non perché andrà in porto la fusione con Ei Towers: non c’è alcuna possibilità “tecnica” che la trattativa possa concludersi entro pochi mesi. Non c’è anzitutto il “razionale politico”: il Cda Rai è tutt’ora privo del suo presidente “naturale” convalidato dal voto in Vigilanza ma solo un “facente funzioni” del consigliere anziano, ovvero un Cda a “sovranità limitata”. È impensabile che decisioni strategiche del genere possano essere assunte in queste condizioni. L’uscita di Ciccotti lascia scoperto il nervo del “razionale industriale” Rai che nessuno si è preso la briga di studiare e collocare in un contesto diverso dal “razionale finanziario” che è l’unico, al momento a tenere alta la tensione sul dossier. 

Vedi in particolare i post di Bloggorai del 15 gennaio (https://bloggorai.blogspot.com/2024/01/rai-la-grande-truffa-dei-razionali.html )

e del 20 dicembre 2024 ( https://bloggorai.blogspot.com/2024/12/caos-razionali-rai-way-e-misteri.html ).  

Per ora ci limitiamo a queste poche osservazioni ma c’è ancora molto, molto da dire.

bloggorai@gmail.com

sabato 22 marzo 2025

Benigni e Rai Way

by Bloggorai ©

Premessa: Bloggorai non appartiene al novero di chi sostiene “io dico quello che penso”. A Bloggorai piacerebbe appartenere al novero di chi prova a pensare prima a ciò che vuole dire. Magari non ci riesce, ma ci prova.

Allora, abbiamo atteso un momento prima di entrare nel merito della serata di Benigni su Rai Uno. Avevamo avuto una sensazione che ora possiamo confermare: non ci è piaciuto per tanti ragionevoli motivi. Abbiamo avuto subito la sensazione di qualcosa già vista, già ascoltata e forse più di una volta sola. Il qualcosa era nel merito e nella forma di quanto ha sostenuto. Sul merito di quanto ha sostenuto ci sarebbe poco da dire: tutto ampliamente condivisibile, tutte affermazioni sacrosante e necessarie ma che proprio perché ripetute più volte e allo stesso modo rischiano di scivolare via e non lasciare traccia. Il pubblico di Rai Uno che lo ha premiato con circa 4,3 milioni di telespettatori non è stato un “boom” anzi, al contrario: esattamente poco più di dieci anni addietro ha fatto ben oltre con I dieci Comandamenti con più di 9 milioni per la prima serata e uno share del 33.2% e 10 milioni e 300 mila telespettatori con il 38.3%, per la seconda serata. Se questo pubblico si è dimezzato vorrà pur dire qualcosa o no? Si aggiunga pure che questo stesso pubblico si allinea perfettamente con la media anagrafica dei telespettatori Rai: 58 anni. Grosso modo, è la stessa età dei partecipanti alla manifestazione di Piazza del Popolo. I “giovani” sono sempre assenti, da una parte e dall’altra.

Ma l’elemento che più ci ha colpito è stato constatare la “singolare combinazione” con quanto ha detto la mattina la Meloni in Parlamento. E’ stato un fatto del tutto casuale che entrambi hanno affrontato lo stesso tema del Manifesto di Ventotene? La Meloni forse era stata informata in precedenza sul testo di Benigni o Benigni ha “semplicemente” risposto alla Meloni? La domanda ha un suo fondamento e la risposta apre scenari importanti. Certo è che Benigni ha fornito un “controcanto” alla Meloni che, a nostro modesto giudizio, non meritava. È stato giustamente scritto da più parti che la Meloni ha volutamente provocato la coscienza civile nazionale offendendo la memoria di chi ha scritto il Manifesto di Ventotene per distogliere l’attenzione da ben altri problemi. Perché allora estendere l’effetto della distrazione di massa più di quanto la Meloni stessa ha potuto ottenere?

Infine, non ci sono mai stati in grande simpatia i comici e gli attori che “fanno” politica, in specie quando la loro partecipazione avviene in cambio di un lauto compenso “artistico” e Benigni l’altra sera sembra ne abbia avuto uno ben sostanzioso. Non ci è mai piaciuta la “politica” che si fa spettacolo, quello stesso che per tanti anni recenti ha dominato la scena pubblica e che tutt'ora sembra avere grande successo. A scorrere l’elenco degli attori, conduttori, volti noti della Tv passati alla “politica” viene l’orticaria.  

Bene, ora vi diamo una notizia inedita: il CTO Rai, Stefano Ciccotti, lascia la Rai con due anni in anticipo sulla data prevista per il suo pensionamento. Due considerazioni: la prima si riferisce alla sfera strettamente personale, assolutamente insindacabile e rispettabile. La seconda invece si riferisce alla sfera “pubblica” ovvero al suo significato, al suo “peso” rilevante all’interno alla situazione Rai ed ai problemi che ora si aprono con la sua uscita. Ciccotti è unanimemente riconosciuto come uno dei pochi esperti e qualificati manager pubblici nell’ambito delle telecomunicazioni audiovisive, è un patrimonio consolidato nella cultura del Servizio Pubblico. È stato AD quando Rai Way è andata in Borsa e ne ha guidato gli sviluppi successivi fino alla sua ancora poco chiara sostituzione. È tuttora la persona giusta al posto giusto per fornire una lettura “industriale” utile e vantaggiosa per il Servizio Pubblico e non brutalmente finanziaria nell’ipotesi di cessione di ulteriori quote di Rai Way e nel processo di fusione con Ei Towers.

Al netto delle scelte personali, la sua uscita dalla Rai non può passare inosservata ed è destinata a lasciare un segno, proprio nel momento in cui presto il dossier Rai Way tornerà in primo piano. Ora si porrà il problema: chi lo sostituirà? Una risorsa interna da cercare tra uno dei suoi collaboratori come sarebbe giusto e necessario oppure si inventeranno qualcosa di “bizzarro”??? Magari qualcuno più “compatibile” con i progettisti finanziari dell’operazione Rai Way?

bloggorai@gmail.com


 

La Rai tra Benigni e Rai Way

by Bloggorai ©

Premessa: Bloggorai non appartiene al novero di chi sostiene “io dico quello che penso”. A Bloggorai piacerebbe appartenere al novero di chi prova a pensare prima a ciò che vuole dire. Magari non ci riesce, ma ci prova.

Allora, abbiamo atteso un momento prima di entrare nel merito della serata di Benigni su Rai Uno. Avevamo avuto una sensazione che ora possiamo confermare: non ci è piaciuto per tanti ragionevoli motivi. Abbiamo avuto subito la sensazione di qualcosa già vista, già ascoltata e forse più di una volta sola. Il qualcosa era nel merito e nella forma di quanto ha sostenuto. Sul merito di quanto ha sostenuto ci sarebbe poco da dire: tutto ampliamente condivisibile, tutte affermazioni sacrosante e necessarie ma che proprio perché ripetute più volte e allo stesso modo rischiano di scivolare via e non lasciare traccia. Il pubblico di Rai Uno che lo ha premiato con circa 4,3 milioni di telespettatori non è stato un “boom” anzi, al contrario: esattamente poco più di dieci anni addietro ha fatto ben oltre con I dieci Comandamenti con più di 9 milioni per la prima serata e uno share del 33.2% e 10 milioni e 300 mila telespettatori con il 38.3%, per la seconda serata. Se questo pubblico si è dimezzato vorrà pur dire qualcosa o no? Si aggiunga pure che questo stesso pubblico si allinea perfettamente con la media anagrafica dei telespettatori Rai: 58 anni. Grosso modo, è la stessa età dei partecipanti alla manifestazione di Piazza del Popolo. I “giovani” sono sempre assenti, da una parte e dall’altra.

Ma l’elemento che più ci ha colpito è stato constatare la “singolare combinazione” con quanto ha detto la mattina la Meloni in Parlamento. E’ stato un fatto del tutto casuale che entrambi hanno affrontato lo stesso tema del Manifesto di Ventotene? La Meloni forse era stata informata in precedenza sul testo di Benigni o Benigni ha “semplicemente” risposto alla Meloni? La domanda ha un suo fondamento e la risposta apre scenari importanti. Certo è che Benigni ha fornito un “controcanto” alla Meloni che, a nostro modesto giudizio, non meritava. È stato giustamente scritto da più parti che la Meloni ha volutamente provocato la coscienza civile nazionale offendendo la memoria di chi ha scritto il Manifesto di Ventotene per distogliere l’attenzione da ben altri problemi. Perché allora estendere l’effetto della distrazione di massa più di quanto la Meloni stessa ha potuto ottenere?

Infine, non ci sono mai stati in grande simpatia i comici e gli attori che “fanno” politica, in specie quando la loro partecipazione avviene in cambio di un lauto compenso “artistico” e Benigni l’altra sera sembra ne abbia avuto uno ben sostanzioso. Non ci è mai piaciuta la “politica” che si fa spettacolo, quello stesso che per tanti anni recenti ha dominato la scena pubblica e che tutt'ora sembra avere grande successo. A scorrere l’elenco degli attori, conduttori, volti noti della Tv passati alla “politica” viene l’orticaria.  

Bene, ora vi diamo una notizia inedita: il CTO Rai, Stefano Ciccotti, lascia la Rai con due anni in anticipo sulla data prevista per il suo pensionamento. Due considerazioni: la prima si riferisce alla sfera strettamente personale, assolutamente insindacabile e rispettabile. La seconda invece si riferisce alla sfera “pubblica” ovvero al suo significato, al suo “peso” rilevante all’interno alla situazione Rai ed ai problemi che ora si aprono con la sua uscita. Ciccotti è unanimemente riconosciuto come uno dei pochi esperti e qualificati manager pubblici nell’ambito delle telecomunicazioni audiovisive, è un patrimonio consolidato nella cultura del Servizio Pubblico. È stato AD quando Rai Way è andata in Borsa e ne ha guidato gli sviluppi successivi fino alla sua ancora poco chiara sostituzione. È tuttora la persona giusta al posto giusto per fornire una lettura “industriale” utile e vantaggiosa per il Servizio Pubblico e non brutalmente finanziaria nell’ipotesi di cessione di ulteriori quote di Rai Way e nel processo di fusione con Ei Towers.

Al netto delle scelte personali, la sua uscita dalla Rai non può passare inosservata ed è destinata a lasciare un segno, proprio nel momento in cui presto il dossier Rai Way tornerà in primo piano. Ora si porrà il problema: chi lo sostituirà? Una risorsa interna da cercare tra uno dei suoi collaboratori come sarebbe giusto e necessario oppure si inventeranno qualcosa di “bizzarro”??? Magari qualcuno più “compatibile” con i progettisti finanziari dell’operazione Rai Way?

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venerdì 21 marzo 2025

La RAI? Robbbba nostra!!!

by Bloggorai ©

Dal punto di vista di destra: “Missione compiuta!!! La Rai è tutta nostra, o quasi, e da adesso in poi nulla sarà più come prima! E chissenefrega se gli abbiamo dovuto lasciare una testata, il Tg3, in mano a quel marxista-leninista-maotsetungpensiero di Terzulli. E doppio chissenefrega se abbiamo affidato una direzione strategica ad un certo Coletta che, come dicono, non è nemmeno tanto dei “loro” ma sotto sotto potrebbe essere uno dei nostri, tiè!!!”. Il nostro “immaginario” (ma non tanto) interlocutore fa il segno dell’ombrello tanto per essere carino.

Dal punto di vista di “sinistra” (nb. le virgolette): “Cornuti e mazziati! Si sono presa tutta la Rai ed ora TeleMeloni è completa. Da adesso in poi nulla sarà più come prima. E adesso faranno pure i generosi: vedete, vi abbiamo lasciato quel marxista-leninista-maotsetungpensiero di Terzulli al Tg3 e un certo Coletta alla direzione del coordinamento dei generi, una posizione di assoluto rilievo strategico, e ce lo spacciano come uno dei nostri ma io qualche dubbio ce l’ho”. Il nostro “immaginario” (ma non tanto) interlocutore si mette le mani nei capelli, sconsolato.

Morale della favola n. 1: l’accordo di maggioranza ha funzionato benissimo e ieri il Cda Rai ha votato esattamente quanto era strato scritto dettagliatamente nei giorni prima.

Morale della favola n. 2: l’opposizione ieri formalmente con il voto contrario si è opposta ma sostanzialmente è inerme, innocua, inoffensiva cioè totalmente incapace a sostenere e proporre i termini di uno scontro efficace, di portare a casa un risultato quale che sia. 

Morale della favola n.3: nessuno pone il dubbio se questo Cda senza presidente validato dalla Vigilanza possa avere qualche profilo di illegittimità.

Morale della favola n.4: la riforma Rai  non è in calendario e non ci sarà per molto tempo ancora. 

Ieri, a valle del Cda, il consigliere Natale ha rilasciato dichiarazioni: “Il pacchetto di nomine sul quale ha votato il CdA Rai porta il segno vistosissimo di un accordo politico, interno ed esterno all'azienda, che mette in secondo piano le motivazioni editoriali anche quando la scelta cade su professionisti di riconosciuta competenza… il criterio aziendale ed editoriale non è il metro più importante di valutazione … Non stupisce che, in un quadro governato da tali logiche, sia ancora una volta gravemente vicina all'inesistenza la percentuale delle donne chiamate al ruolo di direttrici… Mentre il Media Freedom Act ci chiede di fare scelte all'insegna dell'autonomia editoriale, la maggioranza al contrario rende omaggio una volta di più alle "compatibilità politiche".

Quest’ultima perla di saggezza merita di essere affrontata per prima. Natale sa bene, o dovrebbe sapere, che l’EMFA all’art.5.2 richiede “l’adozione di criteri aperti nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati stabiliti in anticipo a livello nazionale”. Un principio che si può e si dovrebbe applicare per tutte le nomine di rilievo del Servizio Pubblico. Il problema è che Natale è stato nominato esattamente “dimenticando” quanto previsto dall’EMFA. Una sciocchezzuola. Andiamo indietro sul suo comunicato: si stupisce che mancano le donne tra i nominati di ieri? Perché non si è stupito il 27 settembre scorso quando ha preso atto che, per la prima volta, non c’è una donna a rappresentare l’opposizione in Cda? Infine, Natale si sofferma sul “vistosissimo accordo politico” come se fosse una cosa nuova: era sufficiente leggere i giornali dei giorni prima: era tutto scritto e dettagliato, punto per punto. Si stupisce? Di cosa?

Aggiorniamo l’appello di Moretti a Piazza Navona del 2002: “Con questi consiglieri non vinceremo mai”. Rossi&C possono dormire sonni sereni: la Rai ora è tutta loro. No, non proprio tutta, non esageriamo: il Tg3 è nostro!

Nota a margine: molti hanno plaudito all’intervento di Benigni su Rai Uno quando ha sollevato, giustamente, il tema di Ventotene. Ci rimane un dubbio di difficile interpretazione: la Meloni ha provocato il Parlamento sapendo quanto avrebbe detto Benigni la sera oppure Benigni ha risposto a quanto detto dalla Meloni la mattina? I due fatti certamente non sono disgiunti tra loro. Certamente il tema Ventotene è stato molto utile alla Meloni. L’arma di distrazione di massa ha funzionato benissimo.

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giovedì 20 marzo 2025

RAI. Oggi un punto di non ritorno

by Bloggorai ©

Ci sono tanti ragionevoli motivi per ritenere che il Cda Rai di oggi sia anomalo e viziato da profili di illegittimità. Come abbiamo scritto, oggi è un punto di non ritorno, un vicolo cieco. O si modella pienamente la Rai ad immagine e somiglianza del Governo di turno o si volta pagina e si mescolano le carte.  

Perché un Cda con profili di illegittimità? Anzitutto obbligatorio ricordare che lo scorso 14 marzo, esattamente un anno addietro, Il Parlamento europeo ha adottato a stragrande maggioranza l'European Media Freedom Act (EMFA) dove si legge chiaro e tondo che il direttore e i membri del Cda devono essere nominati mediante una procedura trasparente, aperta e non discriminatoria etc.etc… e aggiunge pure un elemento non trascurabile: le procedure di finanziamento si devono basare su criteri trasparenti e oggettivi e stabiliti in anticipo. Si era alla vigilia del rinnovo del Cda e c’era tutto il tempo per recepire, almeno formalmente, le indicazioni europee. Nulla di tutto questo è stato preso in considerazione e pure ciononostante il Governo ha inteso fare una forzatura, ha voluto imprimere una anomala accelerazione culminata con il voto del 26 settembre, reso possibile dalla disponibilità del M5S e AVS data in cambio della “calendarizzazione della riforma” poi mai avvenuta.

Si è trattato di una doppia forzatura. La prima nell’aver voluto costituire il Cda a tutti i costi e la seconda nell’aver voluto proporre i due nomi di sua spettanza senza aver concordato il nome della presidenza con l’opposizione. La Agnes non aveva e non ha tutt’ora i numeri per essere votata presidente in Vigilanza come voleva il ministro Giorgetti e, ciononostante, la maggioranza si ostina a sostenerla. In buona sostanza, un Cda voluto a dispetto e contro le indicazioni delle nuove disposizioni comunitarie che, comunque, da luglio dovranno essere applicate. In buona sostanza, un Cda “pro tempore” ovvero costretto ad una sorta di “sovranità limitata” con una doppia presidenza ovvero nella sola disponibilità dell’AD e dei partiti di Governo che lo hanno nominato, lo sorreggono e concordano "patti di maggioranza" per fare queste nomine.

Veniamo ora al secondo profilo di dubbia legittimità. Si è voluto forzare la mano perché, si diceva in questo momento è in vigore la Legge 220 del 2015 e pertanto si deve applicare così com’è e poi si vedrà. Questa stessa Legge prevede che ci debba essere un presidente ratificato da un voto obbligatorio in Vigilanza e, come noto, questo presidente nel pieno delle sue funzioni non c’è. Oggi, questo Cda, si appresta a fare un pacchetto importante di nomine senza il presidente “autorevole e di garanzia” come invece dovrebbe esserci. Oggi, questo Cda, si appresta a votare un pacchetto di nomine solo a seguito di un “accordo di maggioranza” a meno che ci sia stato un “accordo occulto” che a noi è sfuggito o tra qualche partito o tra qualche consigliere. Oggi, questo Cda, si appresta a fare nomine pur quando i partiti di opposizione hanno chiesto chiaro e tondo di non procedere in questa direzione mentre il sindacato dei giornalisti Rai si è spinto oltre chiedendo per due volte le sue dimissioni (Bloggorai si è associato fermamente).

Allora, da ieri, tutti a chiedersi: cosa faranno i due consiglieri di “opposizione” di Majo e Natale??? La domanda appare pleonastica perché giocoforza dovrebbero “fare l’opposizione” o almeno rappresentarla in qualche modo, altrimenti tanto valeva avere direttamente tutti i consiglieri di maggioranza. Finora questo non sembra avvenuto gran ché. Abbiamo visto allegre foto opportunity a Sanremo e letto entusiasti comunicati di “unità di intenti” nonché voti favorevoli di difficile interpretazione. Cosa faranno oggi i due consiglieri di Majo e Natale questa mattina quando, leggendo i giornali, verranno a sapere cosa è successo ieri in Parlamento e scopriranno cosa significa “fare opposizione” a questo Governo?

Come Bruto sulla Piana di Filippi: “Presto verrà la fine di questo giorno e allora sarà noto il suo destino”.

bloggorai@gmail.com

ps. Non escludiamo un secondo post in giornata

mercoledì 19 marzo 2025

RAI: domani, forse, si sprofonda nel "buco nero"

by Bloggorai ©

Care lettrici, cari lettori ... mettiamoci d’accordo: qui o si fa la Rai o si muore ... si fa per dire ... ma il concetto rende bene la situazione.

Siamo entrati in un tunnel buio e lungo dove non si vede l’uscita. Sta succedendo qualcosa di inedito e grave. Sta succedendo che la maggioranza di governo sulla Rai sta facendo il beato comodo suo e fa e disfa a suo piacimento il destino del Servizio Pubblico. Fatte le debite proporzioni, sta avvenendo qualcosa di simile agli incontri/accordi di “maggioranza” tra Trump e Putin: Meloni, Tajani e Salvini se la cantano e se la suonano tutta da soli ed occupano tutto l’occupabile e domani in Cda potranno nominare tutti  i loro amici, parenti e conoscenti più o meno distribuiti tra i loro tre partiti.

Nello specifico della Rai, stupisce osservare come la reazione della minoranza, ovvero dell’opposizione, appare un afono balbettio senza capo né coda. Come ha stupito osservare che la gran parte della stampa ieri ed oggi ha riportato quasi in modo omogeneo lo stesso schema di nomine previsto per domani.

Ieri è stata pubblicata un’intervista a Barbara Floridia, presidente della Vigilanza Rai, dove si affermano cose gravi. “Ci sono due cose davvero inaccettabili. Il primo è uno scandalo che credo non abbia precedenti: le nomine predisposte dai vertici Rai sono tutte maschili, avvalorano la tesi che all’interno non ci sia nessuna donna in grado di assumere ruoli dirigenziali. Il secondo, non meno grave: a sei mesi dall’insediamento, l’amministratore delegato non è ancora venuto in Vigilanza, come da noi più volte richiesto, a spiegarci le sue scelte e le sue strategie”. Sul primo punto, la Floridia dovrebbe sapere bene che l’elezione dei due consiglieri “in quota”, quello proposto il suo partito ovvero di Majo e quello “in quota” AVS Natale, sono appunto due maschietti, come Bloggorai ha scritto subito all’indomani del 26 settembre. Per quanto riguarda invece l’assenza di Rossi in Vigilanza, francamente, ci appare il minore dei mali. Il peggiore invece è proprio il fatto che la Vigilanza non è nelle condizioni di svolgere uno dei suoi compiti fondamentali ed applicare quanto previsto dalla Legge, ovvero ratificare la nomina del presidente. A questo proposito, aggiunge la Floridia: “La commissione resterà bloccata per sempre. Il che mi sembra un atto quasi eversivo. Siamo alla dittatura della maggioranza. Non posso rispondere alle richieste dei comitati referendari affinché si garantisca una corretta informazione sui quesiti che andranno al voto in primavera. Mi hanno perfino negato la possibilità di fare delle visite nelle sedi regionali che mi hanno scritto lamentando la penuria di personale e di risorse. Mi è stato detto in modo esplicito: se prima non si vota la presidenza, non si fa niente”. Esatto, proprio come ha scritto Bloggorai riportando la posizione di Gasparri: prima la Agnes e poi la riforma. E come al gioco dell’oca, torniamo al punto di partenza: di quale riforma stiamo parlando? Della riforma “nulla”, vecchia, ammuffita, inutile e superata, inadeguata e non al corrente almeno del MFA.

Scrive questa mattina Vincenzo Vita sul Manifesto: “La riforma, oggetto di un numero di convegni inversamente proporzionale alla loro utilità fattuale è una chimera”. No, non è una chimera. Non è proprio un progetto di riforma che, per essere forte e duratura, deve avere caratteristiche che nessuna delle 7 proposte di legge depositate in Commissione Trasporti del Senato possiede. E, ribadiamo forte e chiaro, di queste 7 ben 4 sono dell’opposizione (2 Pd, una AVS e una M5S). Santa Pace: mettetevi d’accordo e fatene una sola e magari aggiornatela al MFA e inserite almeno una volta il termine “canone”.  Chiude il suo pezzo Vita con “Come minimo, chi si riferisce alle forze di opposizione sarebbe utile che desse un segnale inequivoco. E gli stessi partiti progressisti sono chiamati a svegliarsi, con una manifestazione forte e unitaria”

Già, proprio “come minimo” perché sarebbe lecito attendersi il contrario ovvero “come massimo”. Al momento, il solo segnale “inequivoco” forte e chiaro, chiaro e tondo, che l’opposizione può dare, almeno per domani, è uno solo: chiedere le dimissioni dei due consiglieri diMajo e Natale per lasciare la responsabilità politica al Governo Meloni di gestire l’Azienda a sua immagine e somiglianza. Si assumessero loro la piena responsabilità di condurre l'Azienda allo sfascio. In subordine, se i due consiglieri proprio non ce la fanno ad assumere una postura del genere, possono sempre non partecipare al Cda di domani.

Insomma: diciamola alla Draghi “fate qualcosa, qualunque cosa ma fate qualcosa”. Non diciamo “di sinistra” che forse sarebbe troppo estremista, ma almeno di buon senso e comprensibile.    

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martedì 18 marzo 2025

RAI: il gioco ora è brutto, sporco e cattivo e solo i duri possono giocare

by Bloggorai ©

Era inevitabile e facilmente prevedibile: quando le idee sono confuse, quando non si sa più a che Santo votarsi, quando vedi l’avversario che affanna, il gioco si fa brutto e duro e chi ha le carte in mano cerca di affondare il colpo.

Da ieri è iniziata una partita sporca, complicata e dannata. Tutto è iniziato con un pezzo su Repubblica.it che dava notizia di un accordo di maggioranza sulle nomine Rai. Poco dopo è arrivata l’ANSA e ci ha messo il timbro. Questa mattina avviene un fatto alquanto inedito e sorprendente: pressoché tutti i giornali riportano il titolo e il contenuto dei pezzi quasi identici. Corriere “Rai, accordo sulle nomine La Lega perde una testata”, Repubblica “Rai, intesa sui tg la Lega punta i generi donne penalizzate”. La Stampa “Il valzer di viale Mazzini FdI e FI fanno il pieno La Lega esce più debole”, Il Messaggero “Rai, l'intesa sui direttori Terzulli al Tg3, Rao al Gr”, Domani “Rai, ecco le nomine: FdI prende la radio, la Lega tiene la Tgr”, il Sole 24 Ore “Rai, la maggioranza trova l'accordo sulle nomine per i Tg”. Tutti gli articoli, più o meno, riportano esattamente gli stessi nomi per le stesse caselle: come se ci fosse stata una conferenza stampa e qualcuno avesse distribuito  puntualmente e generosamente le carte. Per quanto da tanti, tanti anni, facciamo questo lavoro, una cosa del genere è rara e decisamente inconsueta, specie quando si tratta di “pastone” sul totonomine.

Cosa è successo e perché? Anzitutto vale la pena notare che il primo a lanciare il sasso sia stato il giornale diretto da Mario Orfeo, uno che sulla Rai la sa molto lunga e la sa raccontare. L’articolo di ieri mattina per certi aspetti si presentava sorprendente perché riferiva di un “accordo di maggioranza” del quale pochi erano a conoscenza. E uno di quei pochi, curiosamente, lo va a riferire a Repubblica. Nel pezzo di ieri, firmato Giovanna Vitale, non c’è traccia di “opposizione”, come se fosse svanita qual piuma al vento. E, in effetti, solo stamattina qualcuno riporta osservazioni e commenti di Ruotolo (PD, deputato europeo) e del M5S.

Allora cosa è successo, o meglio cosa si vorrebbe che succedesse? A nostro modesto avviso si sta giocando una carta sporca anzitutto sul fronte interno: si prova a forzare la mano facendo intendere che si può fare a meno della “spartizione” e che la maggioranza, esattamente con questo Cda, potrebbe fare a meno di scendere a patti con l’opposizione. E all’opposizione più avanti dedicheremo due righe. A poker si chiama “un giro al buio”: chi ci vuole stare paga prima il chip e poi prende le carte.

Poi c’è ancora, tutto scoperto, il fronte esterno: quello della presidenza. È un fronte inesistente, nel senso che è ancora tutto fermo al punto di partenza: la maggioranza vuole la Agnes e l’opposizione no. I pastoni di cui sopra riportano un nostro personale convincimento che abbiamo scritto in epoca non sospetta: non sono pochi ad avere interesse a mantenere tutto fermo, esattamente così com’è. Il primo è l’AD Rossi che si può permettere di fare o disfare a suo piacimento senza obiezioni di rilievo. Il secondo è Marano che può godere di un potere che, da consigliere semplice, non avrebbe. 

La manovra, il gioco sporco in corso, potrebbe anche proiettarsi su questo scenario? Forse si. Quanto può durare ancora tenere la posizione della Agnes presidente e quanto può resistere la minoranza a ripetere il vuoto ed inutile slogan “prima la riforma e poi le nomine” ??? Per paradossale che possa apparire, è uno scenario che potrebbe rimanere a lungo: nessuna delle due parti ha la forza e il coraggio di fare un passo, quale che sia, e non rimanere con il cerino in mano.

Infine, con queste carte in tavola per l’opposizione ora il gioco non è solo sporco ma molto pesante. Ieri abbiamo riportato il testo del recente comunicato del consigliere Natale, che diceva “ … l’interesse aziendale impone di uscire da questa palude” all’indomani dell’ultimo cda. E ora, che forse, forse, dopodomani l’AD proporrà appunto di “uscire dalla palude” e fare le “sue” nomine, ovvero quelle della sua maggioranza, ovvero quelle della maggioranza di Governo, cosa farà il consigliere eletto in “quota AVS” con simpatie PD? Il consigliere di Majo è scomparso dai radar da tempo, si sono perse le tracce se mai ne avesse lasciate. Il Corriere oggi scrive “Comincia a delinearsi la vera Rai a trazione centrodestra” … “PD e AVS denunciano le logiche spartitorie delle nomine che il M5S chiede di bloccare” e chiude con “Placati gli appetiti, l'AD Rossi potrà iniziare davvero a governare” e La Stampa ci mette il carico da 11 con “ … il cda di questo giovedì, somiglierà sempre di più a un monolite di centrodestra”.

Come se ne esce, ovvero come potrà l’opposizione evitare il noioso piantarello e salvare il salvabile? Ha una sola possibilità: chiedere le dimissioni dei due consiglieri di Majo e Natale come peraltro ha già fatto due volte l’Usigrai

La maggioranza, il Governo, vuole fare il gioco sporco e prendersi tutta la Rai? Se lo facesse tutto da solo!!!

Comunque vale la pena ricordare che le proposte di nomine, finora, non sono state ancora ufficialmente presentate al Cda: il mercatino è ancora aperto.

bloggorai@gmail.com

lunedì 17 marzo 2025

RAI. Edizione Straordinaria ??? Forse si o forse no

by Bloggorai ©

Solitamente Bloggorai non si interessa gran che di totonomine… Tizio al posto di Caio o Sempronia. Questa volta merita attenzione quanto sta avvenendo in queste ore e potrebbe avvenire nelle prossime e non tanto per i nomi che girano ma per il senso politico della vicenda.

Intorno alle 12 l’ANSA diffonde una notizia: “Accordo nella maggioranza, arrivano le nomine dei Tg Rai” e si riferisce al prossimo Cda di giovedì 20 marzo. Che stranezza. Ma la doppia "stranezza" è pure che la notizia è stata pubblicata dall'ANSA dopo che l'aveva pubblicata poco prima il sito della Repubblica (da chi è diretta???) a firma Giovanna Vitale, solitamente bene informata.

Ci sono due buone argomentazioni che rendono la notizia alquanto anomala. La prima si riferisce al fatto che l’accordo sia stato raggiunto solo all’interno della maggioranza e non ci sono tracce dell’opposizione, almeno quella del M5S che sembrava essere molto, molto, interessata all’argomento. Per non dire che pure all’interno della maggioranza, per quanto sappiamo direttamente e per quanto noto, ci risulta tutt’ora in corso una sorta di guerra di guerriglia con bande l’una contro l’altra armata. La notizia porta a supporre che la maggioranza punta a governare l’Azienda a testa bassa, da sola, incurante del resto del mondo? Si tratta di una prova tecnica di “nuova RAI” ???

La seconda buona argomentazione che suscita perplessità consiste nel fatto che “l’accordo” sulle nomine non è (o non dovrebbe essere) disgiunto da quello sulla presidenza che invece risulta ancora in altro mare.

I conti non tornano: o la maggioranza ha raggiunto l’accordo non solo con se stessa ma anche con l’opposizione oppure l’opposizione, semplicemente, non è pervenuta e gli accordi si faranno (forse) a sua insaputa. Bloggorai ha il “vizietto” a voler pensare (quasi) sempre male epperò quasi sempre ci azzecca.

Ci torna in mente il comunicato del consigliere Natale quando, all’indomani del recente Cda che non ha fattole nomine previste, ha dichiarato che “…è un comportamento irresponsabile, che sporca il brillante successo di Sanremo zavorrando ancora una volta la Rai con una nuova, evitabilissima dimostrazione di subalternità. Né vale invocare la mancata soluzione del rebus presidenza, il blocco della Vigilanza, lo stallo della discussione sulla riforma della governance… Pur in un contesto così difficile, l’interesse aziendale impone di uscire da questa palude e decidere, praticando una doverosa autonomia”. Già, se mai fosse vera la notizia ANSA, e potrebbe esserla, questa volta si potrà assistere ad un “comportamento responsabile” e l’Azienda potrà uscire dalla palude” in "doverosa autonomia"??? Ci aspettiamo un aggiornamento del comunicato.

Vedremo ... vedremo …

Nel frattempo, questa mattina è stato diffuso il comunicato sindacale sul Contratto. Non ci piace per quanto è scritto e non ci piace per quanto NON è scritto che forse vale di più. Ci atteniamo al rispetto del voto ma non possiamo esimerci dall'esprimere un parere.

bloggorai@gmail.com


ps. last minute: non sarà che la prevista nomina di Terzulli (in quota "sinistra") al Tg3 potrebbe essere la chiave per aprire la porta al voto della presidente Agnes???