venerdì 17 gennaio 2025

RAI: la "natura delle persone" e lo "stato delle cose"

by Bloggorai ©

Un tema, un problema, una vicenda, una storia si può leggere da diversi punti di vista e utilizzare diversi strumenti per cercare di interpretare il suo significato, il suo senso, la sua natura. Bloggorai si cimenta ogni giorno da quasi sei anni con la Rai e con il Servizio Pubblico cercando di ragionare sul suo futuro prossimo venturo. Difficile, ma non impossibile. I nostri strumenti di lettura sono prevalentemente ”politici”, talvolta economici, talvolta tecnologici, altre volte ancora giuridici. Difettano invece gli strumenti “umani” ovvero la natura delle persone, il loro carattere. I fatti, le cose e quindi gli avvenimenti sono frutto di azione (o di non azione) umana. Sono le persone che fanno le “cose” e non viceversa. Succede pure che ci possano essere “cose”, per lo più di origine naturale, che determinano accadimenti ma, nella nostra fattispecie, per lo più non avviene così. Quindi, ogni tanto vale la pena soffermarci sulla “natura” delle persone che “fanno le cose”.

Come se non bastassero tutti i “declini” dei quali vi abbiamo scritto, ora è arrivata la tegola del sgombero anticipato e forzoso di Viale Mazzini causa amianto (che, evidentemente, nessuno immaginava che ci fosse da decenni!!!). Si prospettano una montagna di problemi. 

Allora le “persone” come gestiscono le “cose”? Cominciamo con la “cosa” presidenza e non dal punto di vista “politico” come vi abbiamo scritto ieri. Abbiamo cercato di sapere e capire qualche spunto e questo quanto ci risulta. L’AD Rossi, su questo tema, ci dicono, sembra vivere in uno stato di surplace, in sospensione, “ … come se fosse in perenne attesa di qualcosa che nemmeno lui  sa bene cosa possa essere e quando potrà avvenire …”. Ieri ci avevano riferito di una specie di “entente cordiale” per sostenere l’ipotesi Natale. Ma, ci riferiscono, a Palazzo Chigi non avrebbero gradito e, a stretto giro, anche a Bloggorai è pervenuto un messaggio indiretto di smentita. Tra le tante grane, questa storia dell’amianto sembra averlo preso di contromano e la sola che gli è venuta in mente è stata la creazione di una “task force” di 12 persone. Rossi tace su tanti argomenti (vedi pure Report). Marano invece, presidente di fatto e di diritto (temporale) dicono essere “molto irritato” (eufemismo) un po’ con tutti anzitutto pensando al suo portafoglio. Quanto potrà durare ‘sta storia? Quando legge che tutto potrebbe rimanere così ancora per molto, sembra, gli gira tutto ciò che può girare. A molti invece, in mancanza di meglio, conviene assai che sia lui a gestire la baracca. Poi, si vedrà: “Stai sereno Antonio”. 

Poi c’è la Agnes. Ci dicono molto, molto, nervosa. Non si capacita del perché dopo quasi cinque mesi siamo ancora in stallo e nonostante i suoi “alti patronage”. La settimana scorsa, giovedì mattina, l’abbiamo vista aggirarsi pensosa intorno a Palazzo Madama. Nonostante il formale “contentino” quanto inusuale e di dubbia liceità della sua nomina come rappresentante Rai all’EBU (sulla quale nessuno ha sollevato obiezioni) potrebbe non dormire sonni tranquilli: la sua nomina come presidente è appesa ad un filo sottilissimo. In attesa di notizie.

Poi c’è Roberto Sergio. Di lui si sono perse le tracce: il ruolo di  DG lo mette al riparo dalle tensioni politiche e del tema presidenza sembra non essere interessato. Sembra, solo sembra, ci dicono, perché sa bene che fintanto che c’è Marano ha un suo certo margine di “potere”. Poi, si vedrà anche per lui.

Poi, infine, c’è “l’uomo del dialogo” ovvero “il placatore” ovvero l’uomo uscito dal cilindro di AVS che, forse, vorrebbe e, forse, potrebbe essere in ipotesi come presidente. Parliamo di Roberto Natale. È solo in forse ma sufficiente a fargli giocare la partita “vedo, non vedo” ovvero “mi si nota di più se appaio o se sono in disparte?” . Lo si è visto recentemente a tutti gli appuntamenti più o meno rilevanti (ca va sans dire, compreso il Congresso Usigrai sul quale però sembra nessuno sa nulla se non che Macheda è stato rieletto segretario) e tanti a dargli pacche sule spalle “complimenti Roberto … dai …”. Non lo si è “visto” su altri “appuntamenti”.  Abbiamo provato a digitare su Google “roberto natale canone rai” e la notizia più recente si riferiva ad un incontro TvMediaWeb del 2023 per arrivare poi a novembre 2024 quando su Prima si è letto “Cda Rai. Natale contro Marano: “politicizza temi e non aiuta confronto”. Come se il “confronto” non debba essere “politico”, come altro potrebbe essere??? Abbiamo poi atteso una sua dichiarazione sul tema “amianto a Viale Mazzini”. Nada. Abbiamo atteso financo una sua dichiarazione proprio sul tema “presidenza Rai” seppure sotto forma di “dialogo”. È possibile che ci sia sfuggita. Però abbiamo riferito cosa si pensa di lui  (”è un sindacalista”) e cosa ci si attende da lui “placare FI” come ha scritto il Corriere. Sarà lui il presidente “autorevole e di garanzia” come richiesto da tempo a gran voce dall’opposizione?  “La domanda andrebbe girata a Via del Nazareno” ci hanno risposto da una parte 5S (solo una parte, avversa al PD, perché non è mistero che un’altra parte magari lo sosterrebbe pure). Recentemente, un noto parlamentare PD, proprio durante i famigerati Stati Generali, ci ha detto di lui “Sarebbe un buon presidente ... ma non lo possiamo dire”.

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giovedì 16 gennaio 2025

La "ribollita" RAI

by Bloggorai ©

Il pentolone fumante della presidenza Rai è tornato a bollire e si diffonde nell’aere celeste quel profumino di minestrone che fa tanto casa (oppure, come nel nostro caso, di collegio). Ennesima fumata nera della Vigilanza e appuntamento alla fine del mese. Del resto, se non si riesce ad eleggere i giudici della Corte Costituzionale, si capisce bene che la Rai è in secondo piano.

Cosa c’è di nuovo oggi? Poco o nulla, gli ingredienti sono gli stessi ma quel poco è interessante. Riassumiamo brevemente. Il 26 settembre, grazie al tradimento del “prima la riforma e poi le nomine” di 5S e AVS che nominano i “loro” rappresentanti, si doveva dare avvio, appunto, alla fase della calendarizzazione del dibattito. Il dibattito si arena presto, ovvero non inizia proprio e tutto è fermo nell’VIII Commissione del Senato: mancano le proposte di Fi e FdI. Come abbiamo scritto e confermiamo: le proposte non arriveranno se prima non si sblocca la questione presidenza Rai e la riforma ce la possiamo pure dimenticare. La nomina della Agnes in Vigilanza, fortemente voluta dal Governo, non passa. Mancano due voti. L’opposizione (!!!) va sulle barricate: la Agnes no!!! La Maggioranza risponde: la Agnes si!!! Uno pari e palla al centro: nel frattempo Marano (lega) regge la presidenza.

Per quanto ne sappiamo, rimangono alcuni punti fermi.

La maggioranza potrebbe non essere poi tanto granitica sul nome Agnes, specie dopo le tensioni di questi giorni proprio con la Lega. La presidenza Rai è pura merce di scambio e si può giocare su tavoli diversi.

L’opposizione sembra scricchiolare: non tutti si fidano di tutti, anzi. Due giorni fa il Corriere ha scritto che “Non a caso si dice che sarà proprio Natale, fallita la mediazione di Floridia, a guidare la ripresa di quel dialogo che dovrebbe passare dalla approvazione di una nuova legge sulla Rai, sbloccando Agnes e placando l'ira di FI”. Uhmmmmmmmm … Dialogo? Il “placatore” Natale ?? Qualcosa non torna. Facciamo qualche telefonata e chiediamo lumi. Poi, ieri, il Fatto scrive: “Un'ipotesi che inizia a circolare tra le opposizioni vedrebbe Pd, M5S e Avs convergere alla fine tutti, nessuno escluso, su Agnes con l'obbiettivo di sbloccare i lavori in Vigilanza”. Doppio, triplo uhmmmmmmm. Le due frasi sembrano concordare: chi scrive conosce l'ambiente. Altre telefonate e qualcosa non torna ancora. E giusto alla fine della mattinata di ieri un nostro attentissimo e informatissimo lettore ci dice “Rossi è molto agitato e trama per chiudere presto la partita della presidenza e pur di ottenere il risultato vedrebbe bene Natale come presidente” ovvero il “placatore” ovvero”l’uomo del dialogo”. Sulla prima frase ascoltiamo una clamorosa pernacchia: l’opposizione che si rimangia tutto e vota la Agnes? Tutto è possibile ma fino ad un certo punto. Oppure, la maggioranza che rinuncia alla Agnes e vota Natale? In questo caso la pernacchia è più debole. Tutto è possibile ma fino ad un certo punto forse però più sostenibile (per loro). Il tema è il presunto Strapotere di cui oggi godono Marano in combutta con Sergio. Pur dirompere questo giocattolo si può fare di tutto.

Dunque la trattativa è ferma a queste quattro possibilità.

a. la maggioranza “trova” i due voti e si elegge la Agnes.

b. la maggioranza non trova i due voti e si deve rassegnare ad un altro nome.

c. l’opposizione si rassegna e vota la Agnes

d. l’opposizione non si rassegna e propone un suo nome (che ancora non c’è, formalmente)

Il corollario all’ipotesi b è che si debba cercare o un nome interno all’attuale Cda o uno esterno che però richiede le dimissioni di un suo componente attuale per fare posto ad un nuovo nome. Chi si dimetterebbe? Logica vorrebbe che fosse la Agnes stessa che deve prendere atto che il suo nome non è gradito e non riscuote il necessario consenso. Ma la logica, in politica, è merce rara. Potrà mai FI rinunciare alla sua ”bandiera”? Giammai, dicono. E allora? Veniamo al corollario dell’ipotesi d: la Agnes rimane in Cda e alla presidenza si candida il solo nome possibile (destinato giocoforza all’opposizione), ovvero il ”placatore” Natale. Bloggorai è stato facile profeta e  lo ha scritto mesi addietro. Ora, evidente che questo schema appartiene ancora alla fantasie ma anche alle trattative. Qualcuno, prima o poi dovrà cedere qualcosa.

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ps: ma il Congresso Usigrai è in corso veramente oppure la stampa se lo è dimenticato? 


 

mercoledì 15 gennaio 2025

RAI: oltre l'amianto ... niente

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“Quann’è tordi e quann’è grilli” dicono i Trattoristi della Bassa Val Tiberina. 

Oggi è giornata di tordi. Ma anche la giornata di “grilli” silenziosi. Non si legge una riga sulla specie di nuovo editto bulgaro lanciato da Marina Berlusconi su Report. Tutti tacciono. È stato completamente annebbiato  e dimenticato “Lo sgarbo al Quirinale” come ha titolato recentemente la Gazzetta del Sud quando ha riportato la notizia secondo cui la Rai non ha acquistato il docu-film sul delitto Mattarella. Non si legge una riga sul Congresso Usigrai in corso in questi giorni. Strano: è pur sempre il potente sindacato giornalisti del Servizio Pubblico e quanto si afferma in quel contesto dovrebbe avere pure una sua certa attenzione pubblica. O no? Anche oggi non una riga da nessuna parte. Forse, gli occorre un buon Ufficio Stampa. Come pure non si è più saputo nulla sulla famigerata assemblea dei dirigenti ADRAI sul tema canone del 5 dicembre. Scomparsi. Singolare: Usigrai e ADRAI, due potenze del Servizio Pubblico di cui non si sa nulla.

Abbiamo letto invece  una frase “strana” sul Fatto di oggi “Un'ipotesi che inizia a circolare tra le opposizioni vedrebbe Pd, M5S e Avs convergere alla fine tutti, nessuno escluso, su Agnes con l'obbiettivo di sbloccare i lavori in Vigilanza”. Cosa vuol dire? Che si rimangiano tutto? Scusate, abbiamo sbagliato e ora votiamo Agnes? Aiuttooooooo !!!!

La notizia del giorno è la “scoperta” dell’amianto a Viale Mazzini tanto da richiedere “in via del tutto precauzionale” lo  smart working per tutti i dipendenti presenti nel palazzo.  “Per tutti”? Noooo, i migliori resistono perché, come si legge nel comunicato stampa dell’Azienda, il prossimo 29 gennaio è stato convocato un Cda proprio al VII piano dove, evidentemente, per non correre rischi inutili e sempre in via “del tutto precauzionale” l’Ad e i consiglieri, nonché il personale di supporto, si recheranno sul posto o via aerea (possibile l’uso di elicottero o un super drone) altrimenti verranno muniti di uno scafandro a prova di particelle di amianto.

La situazione è drammatica ma forse per alcuni non lo è del tutto e qualche spiraglio di ottimismo serpeggia ancora. Lo stesso ottimismo che hanno avuto tutti, più o meno, da decenni quando solevano ripetere il ritornello “tranquilli, l’amianto non c’è e seppure ci fosse non fa male”.  Bloggorai ne è stato involontario protagonista: tanti anni addietro, quando “abitava” a Viale Mazzini gli venne assegnata una stanza di dimensioni superiori al ruolo da semplice funzionario quale era. Se nonché, la stanza contigua era tutta sigillata, impacchettata e alla domanda sul perché la risposta fu candida candida “C’è l’amianto e la stiamo bonificando”. Ahhhh … bene… ho chiesto il trasferimento immediato e speriamo di essermela cavata. 

Morale della favola: il problema era noto da decenni ma sempre sottovalutato o ignorato più o meno da tutti. Da decenni. Ieri, alle 19.41 è stata diramata una circolare interna che prevede la costituzione di una “task force” e a scorrere i nomi di coloro che la compongono difficile, veramente difficile, supporre che nessuno di loro ne fosse a conoscenza, da anni, da decenni. Loro e coloro che li hanno nominati.

Bene (si fa per dire). Quando abbiamo iniziato il 2025 con una serie di Post sul declino dell’Impero Mazziniano e la figura che abbiamo proposto era quella del cavallo di Messina impacchettato per il prossimo avvio  dei lavori di restauro abbiamo colto nel segno e non ci resta che ribadire punto a punto quanto abbiamo scritto.

La Rai declina per la capitolazione alla politica e al Governo. Tutto è bloccato e paralizzato non solo e non tanto per la mancata nomina del/la presidente che pure è tanto. Ma è bloccata perché nessuno, dentro e fuori la Rai, ha la più pallida idea di come e quando uscire dalla crisi profonda di missione, di identità, di ruolo di Servizio Pubblico prossimo venturo che la attanaglia. Nessuno apre bocca sulla riforma improbabile che pure ci dovrebbe essere e si dovrebbe varare entro luglio di quest’anno, salvo incorrere in inadempienze comunitarie. Anche questa storia della riforma è ostaggio della politica: se non votate la Agnes non vi diamo una proposta di riforma e se non ve la diamo noi, voi non andate da nessuna parte dicono in zona maggioranza. È vero, drammaticamente vero: uno straccio di riforma, per essere tale, deve necessariamente avere in Parlamento un accordo trasversale e non potrà mai essere una riforma di una parte sola.

La Rai declina negli ascolti. Ormai siamo al lumicino e un giorno nel day time e l’altro nel prime time, un giorno nello Standard e l’altro nella Total Audience, un giorno nel Tg1 e l’altro in una rete a caso, il fenomeno ormai è una costante. E, come noto, le abitudini dei telespettatori sono dure a cambiare come pure la loro condizione anagrafica: la Rai ha consolidato un pubblico “adulto” che sarà sempre più tale e non c’è verso di modificare la sua struttura.

La Rai declina nell’impossibilità di avere certezze economiche. Il canone è divenuto una variabile impazzita: a seconda delle necessità del Governo si riduce o torna alla normalità per come risulta comodo a Palazzo Chigi. La raccolta pubblicitaria 2025 è ad alto rischio: senza grandi eventi sportivi non ci sarà la stesa “gioia” dello scorso anno. Lo stesso Sanremo, piccola cassaforte di famiglia, è ad alto rischio per il suo immediato futuro.

La Rai declina perché non ha un progetto industriale. Il recente Piano non ha gambe sulle quali camminare: la vendita di Rai Way, dalla quale si prevedeva di incassare 190 mln poi ridotti a 120 dopo il decreto Giorgetti, annaspa posto sempre che possa avere un senso "industriale". Ci ha scritto un attentissimo e qualificato lettore: “La Rai ha abdicato ad una sua posizione industriale e tecnologica. È pressoché assente o ha poco da dire sui “tavoli” tecnici che contano, quelli dove si decidono le grandi scelte del mondo audiovisivo: satelliti, data center, AI etc". Ha poco da dire perché ha poco da dare. Ha poco da dire perché tutta la sua “cultura” tecnologica è ormai abbandonata, da tempo e nessuno da Viale Mazzini esce allo scoperto con qualche straccio di idea, di proposta  o di riflessione”.

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martedì 14 gennaio 2025

FLASH: RAI ... tutti, tanti, a casa

by Bloggorai ©

Non l’hanno visto arrivare eppure tutti sapevano che l’amianto c’è e c’è sempre stato a Viale Mazzini. Ora non possono fare a meno di prenderne atto: dopo quanto successo alla vigilia di Natale quando si è rotto una parte dell’impianto di riscaldamento e il successivo sopraluogo della ASL ora è deciso: tutti a casa in smart working. 

La sede di Viale Mazzini, in via precauzionale, deve essere bonificata!

Questo si legge nel comunicato appena diffuso ai dipendenti e pubblicato dal consigliere Davide Di Pietro (a quanto sembra solo lui è a conoscenza del problema):

“Si fa seguito alle precedenti comunicazioni per fornire un aggiornamento sulla  tematica in oggetto.

Come già comunicato, a seguito del guasto dell’impianto di condizionamento del 17 dicembre  u.s., l’Azienda – con l’avallo della ASL Roma 1 – ha adottato una serie di interventi, tra cui l’evacuazione e messa in sicurezza delle aree interessate dalla perdita di acqua e la disattivazione dell’impianto di condizionamento e ventilazione.

L’intero corridoio lato Pasubio del primo piano e l’area di ingresso/foyer del piano terra sono stati isolati e interdetti.

Le rilevazioni effettuate il giorno seguente il guasto (circa 60 campionamenti tra piano terra e primo piano) hanno evidenziato un superamento del livello di fibre normativamente previsto in alcuni ambienti del primo piano vicini alla perdita.

Seguendo le indicazioni della ASL, è stato allestito il cantiere sia per la riparazione del guasto sia per il ripristino delle condizioni a norma.

La ASL ha condotto successivamente ulteriori rilevazioni con metodologie particolarmente “aggressive” sempre nelle aree interdette e, in data 10 gennaio  u.s., ha comunicato il superamento del livello di fibre in alcuni ambienti interdetti del piano terra.

Il 12 gennaio u.s. – a fronte delle preoccupazioni dei lavoratori sulle condizioni di sicurezza in particolare del piano terra e del primo piano – l’Azienda, pur in assenza di formali indicazioni della ASL in tal senso, ha stabilito di autorizzare, in via transitoria e fino a nuove comunicazioni, lo smart working anche oltre il limite attualmente previsto per tutti i dipendenti del piano terra e del primo piano.

Inoltre, in via precauzionale, ha deciso di anticipare le rilevazioni di fibre di amianto già previste nell’ambito dei controlli abituali effettuati dall’Azienda anche nelle altre aree del palazzo.

Ieri la ASL ha fatto pervenire a Rai una comunicazione in cui evidenzia la “…situazione di rischio derivante dalle scarse condizioni di manutenzione degli impianti idrici che, per la loro vetustà, potrebbero subire rotture e perdite con possibile trascinamento di fibre di amianto dalle zone confinate ai locali frequentati dai lavoratori”.

Pertanto, la ASL ha rappresentato l’urgenza dello spostamento da Viale Mazzini 14, con richiesta di inizio e conclusione dello spostamento nei tempi più brevi tecnicamente possibili, pur garantendo la continuità delle attività aziendali e di un cronoprogramma vincolante, oltre ad una relazione mensile di avanzamento.

Il cronoprogramma dovrà essere inviato alla ASL entro il 27 gennaio p.v.

In ogni caso, anche a fronte del suggerimento della ASL di limitare allo stretto necessario la presenza dei lavoratori presso la sede di Mazzini, l’Azienda – a titolo precauzionale – anticiperà ulteriormente la liberazione della sede di Mazzini attraverso la previsione di un regime di smart working continuativo per tutti i dipendenti: coloro che possono svolgere da remoto le proprie attività lavorative ne usufruiranno da subito. Parallelamente si procederà alla ricognizione degli spazi disponibili presso gli altri insediamenti aziendali al fine di allestire, in tempi rapidi, il trasferimento presso gli stessi delle risorse dedicate ad attività essenziali che, per loro natura e per precisa indicazione dei Direttori responsabili, non possono essere svolte in regime di smart working.

Ovviamente anche la misura precauzionale dello smart working continuativo avrà carattere transitorio, finché non sarà possibile, eventualmente anche in via progressiva, riallocare i lavoratori presso diversi insediamenti aziendali”.

Arrivederci, forse al 2029, esattamente tra 1.282 giorni come previsto dal capitolato d’asta. Lo abbiamo appreso da MF lo scorso 2 gennaio e siamo stati i soli a notarlo.

Un segno tangibile del Declino dell’Impero Mazziniano.

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RAI: riapparse stelline luminose

 

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 “E quindi uscimmo a riveder le stelle” …

Dopo tanti giorni di apparente silenzio, oggi si parla in lungo e largo di Rai e le stelle che si intravvedono non sembrano proprio tanto luminose e speranzose.

Anzitutto le polemiche successive alla messa in onda di Report di domenica sera. Marina Berlusconi ha rilasciato dichiarazioni furenti per quanto la trasmissione ha riportato sulla storia di suo padre e del suo sodale Dell’Utri. Bloggorai non fa il difensore d’ufficio di Report perché si difende benissimo da solo, consapevole che quanto messo in onda avrà certamente subito il vaglio dettagliato e puntuale della verifica dei fatti riportati. Si potrà essere d’accordo o meno con le tesi e le ipotesi sostenute da Ranucci e Mondani ma non gli si può certo ritenere che si possano esporre a rischi di querele seppure intemerate senza avere le adeguate certezze sula documentazione proposta. In soldoni: quello che è andato in onda sembra un servizio giornalistico solido e accuratamente documentato. Punto. Ora, per quanto si legge, a Viale Mazzini sono “infastiditi” perché “L'imbarazzo anzi è enorme” (Corriere). Fatto sta che oggi la gran parte dei titoli sui giornali  è più rivolto e riprendere le dichiarazioni della Berlusconi che non gli argomenti sollevati da Report. Bizzarrie.

Per la cronaca: gli ascolti hanno confermato la soglia media di Report del 7,3% di share e oltre 1,3 mln di telespettatori a fronte di circa 2,7% e circa 500 mila telespettatori per Goldrake.  

Un argomento che invece oggi è pressoché ignorato dalla stampa  è l’apertura del XVII congresso dell’Usigrai dove ieri il segretario uscente Macheda ha presentato la sua relazione. L’abbiamo ascoltata attentamente e, per essere certi che non ci fosse sfuggito nulla, abbiamo chiesto il testo che ancora però non ci è pervenuto e allora ci dobbiamo accontentare del comunicato stampa pubblicato sul sito del sindacato. A nostro avviso si parte subito con il piede sbagliato e si legge ““La Rai ha bisogno di una politica capace di lasciare che sia realmente autonoma, indipendente, pluralista, come chiede l’Europa, e non al servizio dei governi di turno che la spremono per i propri interessi e la lasciano asfittica”. Già, allora con l’occasione, avrebbe potuto dire una parola su come e perché è avvenuto lo strappo del 26 settembre quando la “politica”, una certa politica “vicina” e non solo la protervia del Governo ha consentito la nascita di questo Cda in sfregio alle norme e al buonsenso sui criteri di nomina adottati per la scelta dei consiglieri Rai. Da ricordare sempre che c’è stato un ricorso prima al TAR e poi al Consiglio di Stato su questo tema e, se ricordiamo bene, l’Usigrai forse lo ha “dimenticato” (vedi manifestazione sotto il cavallo dello scorso 16 maggio quando il temine "ricorso" non è stato mai pronunciato). Per non dire poi il plauso concesso per la  nomina del consigliere Natale, ex segretario dello stesso sindacato, uscito dal cilindro di accordi sottobanco e nominato senza alcun criterio aperto, chiaro e trasparente come peraltro richiede il MFA che tutti invocano.  A proposito di Natale, oggi si legge di lui Non a caso si dice che sarà proprio Natale, fallita la mediazione di Floridia, a guidare la ripresa di quel dialogo che dovrebbe passare dalla approvazione di una nuova legge sulla Rai, sbloccando Agnes e placando l'ira di FI” (il Corriere). Atroce sospetto!!! Lo chiameranno, forse, semmai dovesse riuscire nell’ardita operazione, il “placatore”. Recentemente, un suo collega che lo conosce bene ci ha detto di lui: "E' un sindacalista ... vuole portare a casa il risultato". la Agens presidente? Vedremo.

Andiamo avanti. Anzitutto non abbiamo colto poi la fondamentale riflessione su cosa è e cosa dovrebbe essere, a parere Usigrai, l’informazione del Servizio Pubblico prossimo venturo, nella contemporaneità dei grandi processi tecnologici in corso e in prossimità delle grandi mutazioni istituzionali  che a breve interverranno a modificare sostanzialmente, forse, la sua natura e la sua missione: il dibattito incorso sulla riforma (della governance o meno), il MFA e il rinnovo della Convenzione. Dobbiamo poi verificare (forse ci è sfuggito) cosa è stato detto sulla fonte di finanziamento della RAI.   

Poi, l’altro grande argomento che ci è sembrato completamente assente dalla sua relazione è stato quello del progetto editoriale complessivo  sull’informazione del Servizio Pubblico. È stato solo fatto un breve cenno “Rilanciamo a questo vertice Rai la richiesta di un confronto con direzioni di genere, di Tg e Gr, comitati di redazione per definire insieme il piano di informazione” senza toccare nemmeno di sfuggita il problema del numero e del coordinamento tra le testate e dei giornalisti addetti. Circa 2000 giornalisti sparsi in 8 testate sono pochi, sono troppi, sono giusti? Per fare cosa e in che modo, con quali strumenti? La famigerata “Digital Media Company” articolata sul terreno dell’informazione su quali gambe potrebbe camminare? Contratto di Servizio, Piano industriale, rinnovo della Convenzione del prossimo 2027 come pure “newsroom” e “rimodulazione delle testate giornalistiche” sembrano fantasmi lontani. Aleggia sempre una domanda misteriosa: chi ha affossato il Piano Verdelli sull’informazione? Aspettiamo di rileggere attentamente la relazione poi ne riparleremo.

Chiudiamo sul tema amianto a Viale Mazzini: ieri una nota della Vigilanza Rai dava notizia della programmazione di una prossima “visita” dei parlamentari nella sede Rai e proprio questa mattina veniamo a sapere che è stato convocato un Cda straordinario per affrontare il problema, giusto proprio prima del sopraluogo.

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lunedì 13 gennaio 2025

RAI: disordine e incertezza sotto il cielo d'inverno

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Grande è la confusione sotto il cielo. (Dunque) La situazione è eccellente.

(la frase è attribuita a Mao Tse Tung ma si ritiene che la origine sia da attribuire a Confucio. Inoltre, il termine “confusione” viene spesso o sostituito o integrato da “disordine”)

Non c’è dubbio alcuno sul fatto che stiamo vivendo un momento di grandissima turbolenza che attraversa diversi piani: da quello internazionale a quello di casa nostra dove, per ultima, la vicenda Sala/Abedini/Trump/Musk qualche “problemino” lo evidenzia. Il Governo sembra stabile ma forse non lo è quanto sembra.

Dunque, la situazione è estremamente disordinata e forse non proprio eccellente.

Giù pe’ li rami, la Rai è nel pieno della “confusione” o del “disordine” che dir si voglia e lo abbiamo riassunto nei giorni scorsi. Nota margine: in questi giorni di pressoché assoluto silenzio sulla stampa, Bloggorai sta registrando un numero di lettori senza precedenti, da record. L’ultima notizia di rilievo è di ieri pomeriggio e si riferisca ad un problema ultradecennale: l’amianto a Viale Mazzini. A seguito di una ispezione della ASL è stata decisa la “chiusura” dei primi due piani del Palazzo (non si sa poi come si potranno raggiungere quelli superiori) in attesa che, forse, ci possa essere un intervento della Magistratura. Ieri, appunto, i sindacati prima e il consigliere Di Pietro hanno chiesto di attivare da subito, da oggi, lo smart working per tutti i lavoratori presenti nel Palazzo. Domandina allegata: ma gli altri consiglieri sono a conoscenza del problema oppure lo sa solo Di Pietro?  

Ieri sera il Servizio Pubblico ha mandato in onda una sfida “epocale”: da un lato su RaiDue il celebre cartone giapponese (“anime” come meglio si definisce) Goldrake e dall’altro una puntata monumentale di Report su Rai Tre dove si ricostruiscono oltre 40 anni di fatti e misfatti di storia italiana tra mafia, politica, apparati dello stato deviati e poteri più o meno occulti. Tanta, tanta roba che avrà fatto venire violenti attacchi di orticaria a tanta gente che ancora si aggira sulla scena istituzionale. E, forse, anche dentro la Rai. Come è andata a finire la sfida, almeno per gli ascolti, lo sapremo tra poche ore quando saranno resi noti i dati Standard Auditel e nel pomeriggio quando sapremo il Total Audience. Ma è del tutto evidente che non si è trattato solo di una sfida sugli ascolti come qualcuno ha voluto far credere e tantomeno siamo propensi a ritenere che ci sia stato un “disegno” al fine di danneggiare Report. Il tema centrale è il ruolo, la capacità della Rai di proporre un servizio giornalistico di approfondimento che possa mettere i telespettatori in grado di sapere e quindi di capire ovvero diradare la “confusione e il disordine”. È infatti utile e necessario sapere se, ad esempio, corrisponde a verità o meno che il senatore Renzi avrebbe data una certa disponibilità a sostenere un candidato Presidente della Repubblica propenso a dare la grazia a Marcello dell’Utri. È infatti utile e necessario sapere se, ad esempio, corrisponde a verità o meno che Pier Ferdinando Casini ha un atteggiamento “solidale” con lo stesso dell’Utri (nota di MD e dichiarazioni di Peter Gomez). Per quanto riguarda infine le curiosità di Bloggorai, è utile e necessario sapere e capire il percorso che ha portato il ritorno di Massimo Giletti da La7 a Rai in seguito a certe sue “attenzioni” su vicende e personaggi  a cavallo tra mafia e politica, appunto. Giletti è tornato a spiegare “Lo stato delle cose” sul Servizio Pubblico (peraltro, con ascolti da prefisso telefonico) ma non è spiegato in alcun modo “lo stato delle cose” intorno al suo ritorno in Rai. Un dettaglio ma, forse, interessante, che cercheremo di sapere.  

Chiudiamo con una nota sugli ascolti tv. Ci siamo presi la briga di confrontare i dati Standard Auditel (quelli del mattino) con quelli Total Audience (escono il pomeriggio) di sabato scorso. Il segno rilevante è che Rai perde su tutti i fronti nel day time e nel prime time, sia sullo Standard che sul TA. La differenza tra i due dati, ovvero quanto incide la TA sugli ascolti standard, è marginale: parliamo di poco scarto sia in termini di numeri assoluti che di percentuale di share. È un “fenomeno” che sta crescendo con il crescere dei numeri disponibili: diciamo che si sta profilando una tendenza e non sembra per nulla favorevole a Rai.

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ps: rimanete sintonizzati, ci potrebbe essere un secondo post in giornata.  

domenica 12 gennaio 2025

le "anime" RAI e il giornalismo d'inchiesta

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Questa notte, intorno alle 4, ci siamo affacciati alla finestra da dove si guarda tutta la Val Tiberina. Svanita la nebbia, la luna piena, accompagnata da Venere scintillante sul filo dell’orizzonte, illuminava il campo e il bosco. Tempo da lupi. Infatti, questa mattina presto, al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina alla consueta cerimonia del caffè si discuteva animatamente di due argomenti: i lupi che alcuni avrebbero visto scendere dai Monti Martani e cosa vedere stasera in Tv, “Goldrake U” su RaiDue o Report su RaiTre? Si è trattato di uno scontro tra generazioni: in verità gli affezionati e cultori del primo erano ben pochi, non foss’altro perché la domenica mattina non vengono al Circolo. Comunque, a farla breve, la maggioranza dei trattoristi stasera vedrà Report. Sarà una bella lotta tra le “anime” giapponesi tanto care ad una certa “destra” più o meno giovanile o della Meloni “popolana” (definizione di Papa Francesco) oppure Report, forse l’ultima roccaforte del giornalismo d’inchiesta del Servizio Pubblico.

Anche oggi nulla da dichiarare: non ci sono argomenti interessanti da leggere. Solo il Corriere riporta un titolo che merita un commento: “Programmi day time, Rai 1 e Canale 5 trainano gli ascolti” che non si capisce bene cosa voglia dire considerando che invece gli ascolti dell’access e prime time sono considerati il “bottino” di ascolti più significativo. E proprio in questa fascia si stanno verificando fenomeni di mutamento che già vi abbiamo accennato: il primato storico RAI (con RaiUno e i suoi pacchi) comincia ad essere insidiato, specie ora che gli ascolti vengono rilevati con la Total Audience. Vedi gli ascolti Auditel di venerdì scorso: tra le 20.30 e le 22.59 le reti Rai hanno raccolto 7,5 mln di telespettatori con il 36,2% di share mentre Mediaset ha raccolto 7,9 mln con il 38,4%. Si tratta solo di singole giornate o di un trend che si potrebbe consolidare? Staremo a vedere ma la demografia non gioca a favore di Rai: il suo pubblico prevalentemente stabilizzato “over 65” non lascia presumere che possa incidere per far invertire la rotta.

Mentre, a proposito di quanto ieri vi abbiamo scritto su “la Rai potrebbe non essere più al centro delle nostre attenzioni” merita un cenno quanto pubblicato sempre sul Corriere lo scorso venerdì: “La7, ascolti in forte crescita. Cairo: «Premiata la nostra identità»” e si legge poi “Segno più davanti a tutti i programmi, cresciuti negli ascolti al punto da aver reso la rete la quarta più vista in prime time durante l’anno, con il 5,5% di share e 1.030.000 telespettatori (+13%), davanti a Rai3, Rai2 e Rete4. Numeri importanti, che crescono ulteriormente se si parla del pubblico dei laureati per cui La7, con il 12,6% (+13%), è la seconda rete più vista e diventa la terza, con l’8,5% (+14%), per quello degli alto spendenti”. Non c’è dubbio che La7 ha fatto un grande lavoro nella definizione di un suo profilo, di una sua identità molto forte e riconoscibile, specie sul terreno dell’informazione. Lo stesso terreno che poteva e doveva essere il terreno privilegiato di tutta l’offerta informativa del Servizio Pubblico che invece risulta essere in calo costante e chi ne ha beneficiato è stata esattamente La7.

Nota a margine: del docu- film Magma sul delitto Mattarella e il presunto mancato acquisto da parte di Rai non ci sono più tracce. L’argomento è completamente svanito.

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sabato 11 gennaio 2025

Una RAI, tante tv, molta nebbia

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Nella Bassa Val Tiberina oggi grava una fitta coltre di nebbia. Freddo pungente e umido consigliano di starsene buoni, sereni, coperti e sobri. Eppure, ci sarebbe molto da fare: manutenzione degli attrezzi (il trattore in particolare), preparare il cambio del vino, organizzare il “rinnovo” dei filari che potrà avvenire solo dopo la potatura che dovrà iniziare proprio in questo periodo, prima che le viti comincino ad andare a gemma.  

Insomma, la giornata comincia così, faticosa ma con una sua “poesia” intima, profonda, silenziosa.

Però, questo Blog non si occupa dello stato dell’anima ma di cose più brutali e semplici: la Rai e quello che gli succede intorno. Ma, forse, dovremmo cominciare ad occuparci anche di tante altre tv: la Rai potrebbe non essere più al centro delle nostre attenzioni. Anche oggi, come ieri, su Viale Mazzini e dintorni non c’è nulla da segnalare e osserviamo che questo “fenomeno” del silenzio stampa dura già da diversi giorni nonostante che c’è molto da dire e molto sui cui dibattere e riflettere.

Il 2025 non sembra iniziare per il verso giusto alla Rai. La nebbia della Val Tiberina, a confronto con quella che si è diffusa intorno alla RAI, è una giornata luminosa. Vi proponiamo la attenta rilettura del Post di giovedì 2 gennaio (  https://bloggorai.blogspot.com/2025/01/rai-il-declino-dellimpero-mazziniano-10.html ).

Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato della vicenda sul docu-film Magma relativo all’omicidio “politico” quanto “im-perfetto” di Piersanti Mattarella e del presunto mancato acquisto da parte della Rai. Alla sua presentazione l'altro ieri la sala era gremita e c’erano anche molti colleghi ma, per quanto ora a noi noto, nessuno ha scritto una riga, non solo sul film, nel suo merito e contenuto, ma sul ruolo che ha avuto o che potrebbe avere la Rai, ovvero il Servizio Pubblico, nel diffonderlo.  Per la cronaca: il post di ieri ha avuto un successo enorme.

Comunque, iniziamo da ieri sera: ci viene girato un comunicato stampa della SLC- CGIL dove si legge che, seguito del recente guasto al sistema di riscaldamento di Viale Mazzini, la ASL avrebbe compiuto un sopralluogo ed avrebbe riscontrato una concentrazione di amianto superiore ai limiti di legge e, di conseguenza, si è provveduto alla “segregazione delle aree interessate”. Ora è verosimile supporre che se ne dovrebbe occupare la Magistratura che potrebbe anche decidere lo sgombero immediato del palazzo. Un problema noto a tutti da decenni (lo stesso Bloggorai a suo tempo ne venne direttamente investito). Staremo a vedere.

Ancora ieri siamo andati a leggere i dati della Total Audience: Rai e Mediaset nel daytime si affiancano per poche decine di migliaia di telespettatori. La notizia che pure nel prime time (vedi articolo di Italia Oggi e relativa tabella) la concorrenza insidia il primato Rai genera preoccupazione.

Poi, ieri abbiamo letto che per il prossimo mercoledì alle 8.30 è stato convocato l’Ufficio di presidenza della Vigilanze dove si potrebbe mettere all’ordine del giorno una nuova votazione per la nomina del/la presidente. Abbiamo “scoperto” una relativa novità in questo ambito. Come noto, la partita Cda Rai si è sbloccata in seguito al “tradimento” del 26 settembre quando è stata abbandonata la proposta dell’opposizione “prima la riforma e poi le nomine” con 5S e AVS che hanno tirato fuori dal cilindro i “loro” nomi, di Majo e Natale. Molti hanno “gongolato” per la messa in calendario dei lavori della Commissione Senato incaricata di dibattere le diverse proposte di legge (7, sette). Se non che, la Commissione è arenata per un banale quanto semplice fatto: mancano le proposte di Governo, ovvero quella di FdI e FI. Tradotto in soldoni: voi opposizione votare Agnes e noi maggioranza proporre riforma. Elementare Watson! Morale della favola: la riforma è e rimarrà in alto mare e sarà ben difficile che possa vedere una luce prima dell’entrata in vigore del MFA a luglio prossimo.

Chiudiamo con due buoni propositi: stiamo approfondendo due temi. Il primo è quanto disposto dall’art.1 comma 861 dove si legge “Al fine di contribuire alla riduzione degli oneri di esercizio … la RAI promuove misure per la razionalizzazione dei costi per consulenze esterne …” ovvero di tutto o quasi: dall’Ufficio legale alle produzioni, da ricorso ai registi esterni alle ricche redazioni piene di “autori”.  Merita approfondimento.

Il secondo tema è molto complesso, di stretta attualità e con un perimetro molto vasto: si spazia dalla diffusione dei segnali video attraverso il satellite al “cloud” Rai. Stiamo consultando gli esperti. 

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venerdì 10 gennaio 2025

Omicidio Piersanti Mattarella. lo schermo "nero"

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“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze” 

Leonardo Sciascia

La notizia clamorosa di oggi è che non ci sono notizie di particolare interesse per la RAI, nessuna. Ci hanno appena detto che nella sezione “azienda” della consueta rassegna stampa non ci sia nulla, zero, nada, nisba.

Già, come ci ha detto ieri una collega, “Di cosa vuoi scrivere? Non c’è una notizia nemmeno a pagarla”. Giusto, ma solo in parte. Le notizie, a buon vedere, ci sono: dentro e intorno alla Rai ribolle un grande calderone ricco di trame e complotti che magari non fanno “notizia” ma sono certamente utili a sapere per capire.

Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato del docu-film “Magma. Mattarella, il delitto perfetto”. Lo abbiamo visto e ci vengono subito in mente un paio di riflessioni già sul titolo. Anzitutto si dovrebbe aggiungere tra delitto e perfetto il termine “politico” perché di questo si tratta e questa è la tesi centrale del film (che noi condividiamo pienamente). Poi, si potrebbe aggiungere “im” al “perfetto” perché alle storie dei delitti, alla loro “narrazione” manca sia il colpevole sia i mandanti che invece rimangono tutti impuniti. Nei titoli di testa e in quelli di chiusura si ribadisce che i presunti esecutori materiali del delitto sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio e non potranno mai più essere processati per lo stesso reato (ne bis in idem). Rimane solo la profonda convinzione, intuita tra i primi da Giovanni Falcone, che l’omicidio Mattarella non è stato un delitto di “sola” mafia ma che si collocava nel pieno di un disegno “politico” strutturato, organizzato e pianificato nell’intento di impedire la nascita e lo sviluppo di un progetto istituzionale che vedeva unire le grandi forze democratiche del Paese, la DC e il Pci. L’obiettivo della stagione delle stragi e degli omicidi, il 1980, era esattamente quello: destabilizzare il Paese con ogni mezzo, comprese le stragi (Bologna, 2 agosto 1980). Il docu-film è confezionato bene e rappresenta compiutamente pagine della storia italiana che, forse e purtroppo, rimarranno ancora oscure e misteriose: la verità processuale emersa durante i processi potrebeb essere ben lontana da quella reale.

Ma proprio per questo arriviamo al problema che abbiamo sollevato: perché la Rai non lo avrebbe mandato in onda e magari proprio in coincidenza con l'anniversario? Ricostruiamo sommariamente gli ultimi giorni. Il 4 gennaio, tardo pomeriggio, si diffonde la notizia secondo cui la Procura di Palermo ha riaperto le indagini sul delitto Mattarella e individuato i due presunti esecutori materiali. Si tratterebbe di due mafiosi peraltro già condannati e detenuti. Ad una prima lettura, questa notizia metterebbe una pietra tombale sulla pista "politica" come ha scritto un articolo apparso sull’edizione di Palermo de La Repubblica,  che apre il pezzo con una dichiarazione perentoria: “Vedo che le ultime risultanze delle indagini sul delitto Mattarella confermano quanto già il processo aveva appurato: che la pista neofascista non c’entra”. Punto. Se non che, sempre il 4 gennaio, il Quotidiano del Sud titola “Sgarbo al Quirinale. Piersanti Mattarella l'ultimo sfregio: la Rai rifiuta il docu-film” che invece ribadisce, ricostruisce e sottolinea esattamente il contrario. Prima Bloggorai e a seguire il consigliere Natale, pongono una domanda semplice semplice: è vero o no quanto ha scritto il quotidiano che la Rai avrebbe rifiutato l’acquisto di Magma? Nel caso fosse vero, con quali criteri? Il costo, la qualità del prodotto? Evidente che nessuno risponde. Però, giusto ieri sera, abbiamo saputo qualcosa in più: nel 2023 il Cda Rai avrebbe approvato l’interesse del prodotto che sarebbe dovuto andare in onda dentro la serie “Ossi di seppia” su Rai Tre. Quindi a Viale Mazzini non solo era ben noto il contenuto, la trama di Magma, ma si era valutato positivamente di procedere con l’eventuale acquisizione. E' vero o non è vero? Allora, cosa è successo nel frattempo?  Veniamo ai nostri tempi, "qualcosa" è cambiato e siamo arrivati al titolo perentorio del Quotidiano del Sud: “La Rai ha rifiutato il film”. In circostanze “normali” l’Ufficio Legale di Viale Mazzini e l’Ufficio Stampa, qualora la notizia fosse clamorosamente infondata, dopo cinque minuti avrebbero dovuto smentire. Nulla, silenzio, muti. Nel frattempo, siamo venuti a sapere da una nostra fonte che, forse per “correre ai ripari” la Rai avrebbe dato incarico a Paolo Mieli di confezionare un prodotto analogo.

Allora: Magma merita di essere trasmesso sulle reti Rai? A nostro giudizio certamente si: il suo grande pregio ma forse anche il suo limite è che non aggiunge nulla di nuovo a quanto già storicamente noto ma è proprio per questo che merita di esser visto e diffuso dal Servizio Pubblico. Mantenere aperta la memoria e la ricerca di una possibile verità su queste pagine oscure di storia italiana è un dovere civile al quale non ci si può sottrarre e bene hanno fatto gli autori del film a riproporle. 

Rimane aperta la domanda: se è vero quanto ha scritto il giornale citato, chi e perché avrebbe deciso che Magma non andava acquistato e messo in onda dalla Rai? La risposta potrebbe essere semplice e non è difficile da immaginare. Sarebbe sufficiente vedere il docu-film e tutto sarebbe chiaro.  

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giovedì 9 gennaio 2025

RAI: il deserto intorno

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Stanno facendo il deserto e lo chiamano “Servizio Pubblico”. 

Non paghi di averlo tenuto sotto scacco fino all’ultimo minuto sul rinnovo del canone (“salvato” grazie a Pier Silvio Berlusconi), non paghi di averne fatto sfregio con le nomine del Cda avvenute senza rispetto delle norme e del buon senso, non paghi di tenerlo ancora sotto scacco con lo stallo della nomina del presidente e le successive/conseguenti nomine dei direttori di Tg3 e TgR, non paghi di tenerlo sotto scacco con la “calendarizzazione” delle riforme che nessuno saprà mai se e quando si potranno realizzare (luglio 2025 come prevede il MFA???) ci si mettono pure i “dettagli” sull’informazione a tenere sotto scacco tutta la baracca Rai.

Quello che è successo ieri a Ciampino quando era atteso l’arrivo di Cecilia Sala è un dettaglio ma la dice lunga su come questo Governo intende gestire l’informazione pubblica: una questione “privata” a suo uso e consumo e magari da centellinare solo ai pochi intimi. È successo che lo “Speciale del Tg1” era tutto meno che uno “speciale” ma un banale collegamento da un luogo senza immagini significative, senza notizie e senza niente di rilevante e quel poco che si è visto proveniva da un “fonte” interna ovvero il fidanzato di Cecilia Sala. Per tutto il resto niente: l’aereo che rullava sulla pista. Per i giornalisti, tutti, non era previsto nulla e poi in video si è vista solo la Meloni con la dichiarazione ufficiale confezionata da Palazzo Chigi. Se vogliamo estendere il discorso a tutta la faccenda di questi giorni si può ricordare come è stato comunicato il viaggio della Meloni alla corte di Trump: silenzio assoluto prima, durante e dopo.

Come avevamo anticipato, lo scorso 30 dicembre è iniziata la rilevazione degli ascolti televisivi con il nuovo sistema Total Audience e, come avevamo pure anticipato, per Rai ci potrebbero essere dolori. Questa mattina Italia Oggi pubblica una tabella riassuntiva della prima settimana dove si legge che nella TA sia sulle 24 ore e sia nel Prime time Mediaset batte Rai, di poco ma la supera. Tra i due dati quello del PT è interessante perché colpisce al cuore della “cassaforte” degli ascolti Rai dove il traino dei “pacchi” è sempre molto forte.   

Infine, vi avevamo detto che ci interessava capire se mai ci fosse qualche relazione tra l’affare Starlik di cui abbiamo letto molto e il dossier Rai Way. Per quanto abbiamo potuto sapere non c’è una connessione diretta: sono mondi tecnologici diversi che non si lambiscono direttamente. Certo, poi ci sarà tutto un tema di diffusione dei segnali televisivi via satellite che insidiano le frequenze del digitale terrestre ma questo è altro tema.

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mercoledì 8 gennaio 2025

Sala: il fine e i mezzi, chi ha pagato cosa?

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L’insolita vivacità che si avverte in questi momenti nelle diverse chat che segue Bloggorai sulla liberazione di Cecilia Sala merita qualche nota di riflessione.

Tante lettrici e tanti lettori di questo Blog hanno il cuore al posto sbagliato: a destra. E’ verosimile che possano plaudire con solerte brillantezza “il successo della Meloni”. Ma anche chi ha il cuore al posto giusto, a sinistra, sembra condividere più o meno lo stesso sentimento: vedi l’applauso a scena aperta in Parlamento quando è stata data la notizia.

Bloggorai, è noto, è sempre interrogativo, alquanto complottista e non ha il cuore tenero alle facili emozioni. Facciamo grande fatica ad applaudire al “successo della Meloni” per come ce lo stanno vendendo a basso costo, un tanto al chilo, e non perché non siamo felici del ritorno in libertà di Cecilia Sala ma solo perché supponiamo che dietro questa complessa operazione ci sia qualcosa di molto losco e pericoloso che l’emozione del primo momento tende ad offuscare.

Cerchiamo di capire e fissiamo subito alcuni concetti. La “liberazione di un prigioniero/a” e lo “scambio” sono due facce della stessa medaglia. Non è lecito supporre il primo soggetto se non c'è il suo complemento e la "misura" del suo valore. Di questo siamo parlando: di un possibile scambio di prigionieri. Il valore, il "peso" politico del primo termine è strettamente commisurato al secondo: non è dato supporre che il primo termine possa svolgersi senza il secondo termine, ancor più se uno dei soggetti in causa, l’Iran, sembra essere particolarmente “sensibile” a questo argomento. 

Dunque, il tema, il problema è non tanto gioire per la liberazione di Cecilia Sala ma capire in cambio di cosa è avvenuta. Assolutamente evidente che la questione si è “sbloccata” nel suo viaggio blitz alla corte del nuovo presidente USA. Nota bene: non c’è stato nessun comunicato stampa, nessuna dichiarazione.  Ovvero la domanda è: cosa si sono detti, cosa è stato scambiato in quei pochi minuti durante la visita della Meloni a Mar-a- lago con Trump? Per ora, sappiamo che la contropartita richiesta dall’Iran, la liberazione dell’ingegnere iraniano non è avvenuta. Ovvero, secondo la vulgata, l’Iran sarebbe stato “molto generoso” con il nostro Paese. Difficile da credere.

Un lettore di Bloggorai ha scritto “ 1. l'ingegnere iraniano detenuto in Italia Abedini non ha molto valore per gli USA, 2. la Meloni gioca su due tavoli: Trump e Musk 3. il Governo, la Meloni, ha promesso fedeltà assoluta, devozione, e obbedienza incondizionata al nuovo inquilino della Casa Bianca"”. Ipotesi interessanti ma forse non sufficienti. Oooopsss ... abbiamo dimenticato una premessa: nessuno saprà mai la “verità” che, notoriamente in questo Paese è come la Chimera o, ben che vada, una flebile e discutibile opinione. Siamo quindi nel campo delle congetture, delle possibilità e delle interpreazioni più o meno attendibili. In questo senso, hanno tutti ragione.

Poco fa abbiamo ascoltato un autorevole giornalista, Antonio Padellaro, dire candido candido “chissenefrega di come è stato raggiunto il risultato”. Una finezza filosofica di altri tempi che pure ha riscosso successo anche tra i nostri lettori: “concordo” hanno scritto molti. Noi no o certo non in questi termini sbrigativi, sommari e superficiali! Come pure altre dichiarazioni del genere “orgoglio italiano” “grande lavoro di squadra” del Governo, ovviamente. 

Altro concetto fondamentale da tenere a mente. Si usa dire che “il fine giustifica i mezzi” di antica, machiavellica e gesuitica memoria. È un principio condivisibile, quanto è lecito applicarlo in questo caso ed altri simili? Il fine è lecito, ovvero la liberazione di Cecilia, ma i “mezzi” adoperati quali sono stati e sono comunque e assolutamente “leciti”??? Si tratta di un terreno, di una riflessione  molto complessa e scivolosa che non dovrebbe giustificare le facili scorciatoie del buon senso nazionale tanto invocato in queste ore. Si mettono in discussione cardini della nostra civiltà giuridica nonché i capisaldi della nostra democrazia.

Note a margine: le immagini dell’arrivo della Sala a Ciampino. Senza capo ne coda:  la sola immagine significativa dell’evento l’ha mandata in onda per prima La7 dal un cellulare dove si vede la Sala, il sindaco Gualtieri e la Meloni di spalle. A quanto sembra, la foto sarebbe stata scattata dal fidanzato della Sala che scrive per il Foglio mentre ancora “alcuni” non sapevano che la Meloni era già a Ciampino. Per non dire che la Rai ha inviato due troupe: quella del Tg1 e quella di RAiNews24. Non ci facciamo mancare nulla.

Dunque, si potrà fare un passo avanti per capire e sapere solo se e quando sapremo qualcosa di più sul “prezzo” e sulla qualità della “merce” pagata/scambiata dalla Meloni. Solo verso i suoi “amici americani” che, evidentemente hanno benedetto l’operazione? O c’è anche di meglio, di più?

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La RAI tra il racconto della mafia e i satelliti di Musk

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Da nulla a niente, andata e ritorno e viceversa. Ci siamo lasciati nel 2024 con nulla e poco più e iniziamo il 2025 con niente e poco più. I grandi temi che interessano la Rai sono svaniti, evaporati, dissolti come nebbia al vento. Anche oggi non leggerete nulla di interessante, a meno che volte sapere quali sono le “fortune” di De Martino e dei suoi pacchi o siete interessati a conoscere le co-conduttrici di Sanremo. Per il resto, fuffa.

Ne approfittiamo noi per tornare sulla notizia dei giorni scorsi: la presunta negazione all’acquisto da parte di Rai del Docu-film “Dogma” sull’omicidio di Piersanti Mattarella. Ieri abbiamo scritto di una “narrazione” di quella drammatica vicenda tutta orientata a sostenere che si è trattato “semplicemente” di un ordinario omicidio di Mafia, escludendo ogni altro coinvolgimento di apparati dello Stato, poteri occulti e “aree politiche” più o meno direttamente interessate a colpire l’uomo e il progetto politico che rappresentava. Ieri ci è pervenuto un articolo pubblicato sull’edizione di Palermo de La Repubblica dove si legge, a firma Salvatore Lupo, che “Vedo che le ultime risultanze delle indagini sul delitto Mattarella confermano quanto già il processo aveva appurato: che la pista neofascista non c’entra …. Non trovo quindi utile che oggi si ripeta, a quarantacinque anni di distanza dall’omicidio, si ripeta da tanti (da tutti) con tanta (troppa) enfasi la frase: non fu solo mafia”. Si comprende bene allora la possibile “allergia” che “qualcuno” dentro o intorno a Viale Mazzini  potrebbe avere avuto alla sola idea di mandare in onda un documento visivo del genere dove questa tesi non troverebbe grande spazio, anzi. Come vi abbiamo anticipato: vedremo “Magma” e vi sapremo dire.  

A proposito del titolo di Bloggorai di ieri su come la Rai racconta la mafia, dobbiamo aggiungere una nota. Nel 2022 sono andate in onda due puntate su “Solo per passione, Letizia Battaglia fotografa” (https://www.raiplay.it/programmi/soloperpassione-letiziabattagliafotografa ) e nei giorni scorsi, proprio il 6 gennaio, è andato in onda un documento importante “ll mio nome è Battaglia (https://www.raiplay.it/dirette/rai3/Il-mio-nome-e-Battaglia-8656b5b4-108b-4c5d-be2b-9a8efb85ff3d.html ). Certo, un atto dovuto ad una grande donna, una grande fotografa e una donna con una fortissima caratura di impegno politico e sociale, ma abbiamo una forte impressione che in qualche modo si è voluta “alleggerire” proprio quel giorno la pressione sul tema sollevato dal titolo del Quotidiano del Sud il 4 gennaio “Uno sgarbo al Quirinale. La Rai ha rifiutato il film sul delitto Mattarella”. Attenzione: il titolo è perentorio e usa il verbo al presente e non al condizionale: è molto grave e se non fosse vero era presumibile una doverosa smentita da parte di Viale Mazzini. Non ci risulta.

Bene, a breve si riapre il fronte di battaglia dove la prima scaramuccia sarà quella relativa al tema della presidenza di Viale Mazzini. Non ci sono novità note e, salvo trattative sottotraccia che comunque vanno avanti, siamo al punto di partenza: Agnes si o Agnes no e non ci sono elementi nuovi che potrebbero far pendere da una parte o dall’altra la possibile scelta. Sappiamo per certo che anche sul fonte del “no” qualcuno trama per sostenere sottotraccia il fronte del “si” perché, evidente, ci potrebbero essere utili tornaconti. In ballo, subito, ci sono due direttori da nominare al Tg3 e alla TgR. È solo questione di tempo: prima o poi qualcuno mollerà quando la merce di scambio sarà accessibile. Il “vizietto” originario non guarisce facilmente.

A proposito di grandi temi stiamo seguendo con attenzione e abbiamo pure rivolto domande a nostri autorevoli colleghi esperti: c’è qualche possibile relazione tra RAI Way e il transito di informazioni “sensibili” di interesse nazionale sulle proprie reti e la questione di Starlink di Elon Musk? L’argomento è molto interessante. Vi faremo sapere.

Chiudiamo a proposito di “vizietti”: ieri ci informano di una singolare iniziativa Rai. E' stato pubblicato da parte di una Società di selezione di personale, Adecco, un annuncio “per conto di RAI dove si ricerca un funzionario  da assegnare alla Direzione Affari Legali etc”. Ma è mai possibile che l’Azienda Rai non sia in grado di provvedere da sola a ricercare una figura del genere senza doversi affidare ad una società esterna che, peraltro, non lo fa certo a titolo gratuito? Chissà se questa voce di spesa potrebbe rientrare nella fattispecie di “contenimento delle spese esterne” prevista dall’art. 113 della Legge di Bilancio? 

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martedì 7 gennaio 2025

Come la RAI racconta o non racconta la mafia e non solo

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“Serafi', qui non finisce perché arrivano gli italiani: qui arrivano gli italiani proprio perché è finita”

(Monsignor Colombo da Priverno (Nino Manfredi) a Serafino, il perpetuo. Da “In nome del Papa Re” di Luigi Magni)

Prima di chiudere o forse meglio sospendere la riflessione sul Declino dell’Impero Mazziniano, torniamo ancora sulla notizia del docu-film sull’omicidio Mattarella che, secondo quanto riportato dal Quotidiano del Sud, la Rai non avrebbe acquistato. Ricordiamo che ieri c’è stata una dichiarazione del consigliere Natale che ha riproposto la domanda che aveva posto prima Bloggorai: è vero o non è vero quanto scritto e, aggiungiamo noi qualora fosse vero, chi è perché ha deciso di non acquistare il docu-film Magma? Da Viale Mazzini non sono uscite dichiarazioni di smentita, nessun commento. Silenzio, pesante silenzio che forse dice molto.

Oggi il Quotidiano del Sud torna sul tema con il titolo “L'intollerabile leggerezza della Rai sui Mattarella” a firma Claudio Marincola. Alcune osservazioni: è vero, si tratterebbe di “intollerabile leggerezza” ma non solo della Rai ma anche dei partiti di opposizione che su questo “dettaglio” sulla Rai non hanno aperto bocca: muti. Per quanto riguarda la Rai non si tratta, forse, solo di leggerezza ma, forse, di qualcosa di più e cercheremo di saperlo anche se qualche sospetto già lo abbiamo. Poi, “sui Mattarella” sta a dire, coma aveva pure scritto il quotidiano, che si tratta, forse di uno “sgarbo al Quirinale” congiunto a quello della sua famiglia che vede il suo diritto a sapere la verità ancora una volta sottaciuto. Aggiungiamo noi che si tratterebbe pure di uno “sgarbo” ai telespettatori del Servizio Pubblico che pure hanno diritto a sapere e capire. Cosa c’è dietro in fin dei conti? Semplice: sostenere che non si trattò “solo” di un delitto di mafia come si vorrebbe fare credere ma di ribadire che dietro c’era e forse c’è ancora un intreccio torbido tra apparati dello Stato, politica deviata e “poteri occulti” dove un filo conduttore si riconduce ad una certa destra. Questa “narrazione” evidentemente, urta ancora oggi qualche “sensibilità”.

Bloggorai non molla: domani vedrà il docu-film Magma e cercherà di sapere qualcosa di più.

Bene, torniamo  e chiudiamo per ora sul tema declino Rai. Anzitutto abbiamo riscontrato che è un tema che a qualcuno tra i nostri lettori reca fastidio, specie a chi ancora ne ha responsabilità diretta e ancora di più a chi ne ha avuta nel passato: tutti innocenti, nessuna colpa e nessun peccato. Non è così. Vedi il tema “informazione” e provate a chiedere a qualche giornalista Rai o al loro sindacato se hanno avuto o hanno tutt’ora qualche responsabilità sull’assenza di qualsiasi progetto editoriale. E forse propria questa ostinata posizione di occultamento delle responsabilità che impedisce di capire dove, come e perché è iniziato il declino, altrimenti non se ne esce. Vedi la frase riportata in testa al post. C’è ancora molto da dire ma ci sarà tempo e modo.

Infine, proponiamo un argomento di riflessione correlato al tema del declino degli ascolti. Nei giorni scorsi è comparso sul Il Foglio un articolo interessante a firma Marco Gambaro con il titolo “La resilienza della Tv generalista”. Anzitutto si tratta di distinguere bene i termini e  i concetti sottesi: la “resilienza” è una cosa e la “resistenza” è altra cosa. Poi, la tv generalista del Servizio Pubblico è una cosa e quella dell’emittenza privata è altra cosa. Sono pianeti che appartengono alla stessa galassia ma seguono orbite diverse e spesso in collisione tra loro a tal punto che proprio sugli “interessi” perseguiti si intravvede il declino dell’uno a favore dell’altro. Esempio evidente è il canone e la spartizione delle quote pubblicitarie: paradossalmente chi ha “difeso” maggiormente il canone RAI in questa ultima partita? Mediaset, senza dubbio. Scrive Gambaro a proposito del “declino” del consumo televisivo: “… la situazione è meno tranquilla di quanto sembra, l’erosione dell’ascolto da parte di streaming e digitale è strutturale e nei prossimi anni potremo assistere ad un declino dell’ascolto televisivo analogo al calo sofferto dei giornali negli ultimi dieci anni”. Dunque, non si tratterebbe di “resilienza” con la quale si intende la capacità di adattarsi plasticamente al mutamento. La Rai in particolare non è in grado di farlo, non ha la cultura intrinseca del cambiamento  ma soprattutto non hai mezzi materiali, non ha le risorse e quando pure le ha le spreca (ricordate la storiella dei microfoni?). Diverso invece è parlare di “resistenza” ovvero provare e tenere quello che rimane dell’impero: ovvero un pubblico anziano, pigro e poco propenso ad esplorare i nuovi mondi del digitale e dello streaming.

Chiudiamo proprio su questo punto: anche Bloggorai prima o poi dovrà “declinare”. Dopo sei anni di crescita costante, si dovrà arrendere ad un nuovo mondo che non capirà più. Le sue lettrici e i suoi lettori, mediamente, hanno circa 65 anni e molti di loro non sono molto avvezzi ai “social”, non frequentano Tik Tok o non hanno un profilo Instagram mente i più avveduti ormai leggono i giornali solo con abbonamento on line e la carta l’hanno abbandonata da un pezzo. Bloggorai ancora resiste a ritagliare gli articoli  e sottolineare i passaggi interessanti.

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lunedì 6 gennaio 2025

Il declino dell'informazione RAI ... e non solo

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Prendiamo anzitutto nota che ieri il consigliere di Amministrazione Roberto Natale (nominato in quota AVS) ha diffuso un comunicato stampa (ANSA delle 15.22) dove pone una domanda “E' vero che la Rai ha rifiutato l'acquisto e la messa in onda di "Magma", il docufilm che a 45 anni di distanza torna sull'omicidio di Piersanti Mattarella?'' e prosegue “Ovviamente la Rai non è tenuta a comprare e trasmettere tutto ciò che le viene proposto - aggiunge Natale -; ma se ci sono legittime ragioni per cui si è scelto di non acquisire l'opera è bene che vengano dichiarate con trasparenza. Quel che non si può fare è lasciare che anche questo episodio consolidi in una parte dell'opinione pubblica la sensazione che "in questa Rai" alcuni temi ed alcune voci non possano trovare spazio, e che bisogna rassegnarsi a cercare su altre emittenti un'offerta che invece spetta in primo luogo al servizio pubblico garantire. La Rai deve sottrarsi al rischio mortale di diventare marginale nella formazione del dibattito pubblico''. Grazie Consigliere per aver raccolto l’invito posto Bloggorai a porre la domanda alla quale, chissà, qualcuno (uno a caso, magari l’AD) “farà sapere”.

Adesso però delle due l’una: o il tema sollevato ha una sua ragion d’essere per chiarire e sapere e allora non bisogna mollare l’osso e mordere alle calcagna di chi deve rispondere o è tutta una bufala e allora lasciamo perdere.  Bloggorai è per la prima ipotesi e chissà se pure il consigliere Natale ha le stesse intenzioni. Stupisce, intanto, osservare che l’argomento è totalmente evaporato nei giornali quotidiani: nessuno ha scritto una riga non tanto sul tema omicidio Mattarella ma su quello del docu-film che la Rai avrebbe rifiutato.

Non declina solo l’Impero di Viale Mazzini. Declina l’impero dei giornali quotidiani che nel giro di pochi anni perdono il 30% di copie vendute rispetto al 2020 (dati AgCom) mentre il numero delle edicole ancora aperte declina paurosamente e solo a Roma da 1400 che erano fino a pochi anni addietro ne rimangono solo 400 circa. Declina l’impero del cinema che nel giro di pochi anni vede chiudere centinaia di sale: solo a Roma negli ultimi tre anni hanno chiuso 101 esercizi.

Declina quindi tutto il perimetro dell’informazione cosiddetta “tradizionale” mentre si diffonde e si consolida quella on line. Riportiamo una breve conversazione con il nostro edicolante: “Da alcuni anni non entrano più giovani. I quotidiani sono acquistati solo da “anziani” o adulti avveduti mentre i giovani si informano con i social. Gli editori pensavano di “svoltare” con le edizioni digitali ma anche quelle arrancano e noi edicolanti allora per salvarci vendiamo pure le mozzarelle di bufala”.

E l’informazione  RAI? Un argomento che il Consigliere Natale dovrebbe conoscere molto bene.  Declina, declina inesorabilmente e progressivamente. Ancora una volta i dati del Quarto Osservatorio AgCom 2024 lo certificano nero su bianco: il solo Tg1 nell’edizione delle 13.30 rispetto al 2020 perde il 23,4% di telespettatori e nell’edizione delle 20, nello stesso periodo, perde il 25,4%. Un velo pietoso, una lastra di cemento armato, merita RaiNews24 che sempre nello stesso periodo 2020-24 perde  il 52,7% nell’intero giorno. Il tutto in un complesso di “addetti ai lavori” di quasi 1800 persone distribuite in 8 testate.

Allora, perché è iniziato il declino e perché non si è cercato di fare nulla per fermarlo? Le ragioni del perché sono tante e certo non tutte riconducibili alla sola responsabilità di chi ha gestito l’Azienda. È cambiato l’intero mercato dell’informazione, è cambiato il suo pubblico e sono cambiate le modalità di consumo del prodotto “informazione”. Ma certamente l’Azienda ci ha messo tanto di suo, tanta buona volontà, per non avviare alcun processo di rinnovamento e adeguamento. Due esempi monumentali che valgono su tutti su tutti: il famigerato “piano Verdelli” e l’altrettanto famigerato “allegato 4” del precedente Piano Industriale. Il Piano Verdelli è stato affossato dall’interno, dalle resistenze e dall’opposizione di chi vedeva ridimensionato il proprio potere consolidato e stratificato negli anni. Il famigerato “allegato 4” è poi morto prima ancora di nascere: rimasto nel cassetto dei sogni che nessuno voleva fare. Vogliamo ricordare il tema della “newsroom”??? lasciamo perdere per carità di Patria. Per dire, infine, che nel Contratto di Servizio recentemente approvato il tema “informazione” è pressoché svanito come pure nel successivo Piano industriale mentre il dibattito, bontà loro, si è tutto circoscritto al tema del “giornalismo d’inchiesta”. Punto, non una parola su un progetto di riforma o ristrutturazione dell’intera offerta giornalistica RAI complessivamente intesa come, peraltro, era previsto nel precedente Contratto di Servizio dove si prevedeva almeno la “rimodulazione delle testate giornalistiche”. Niente, puff. Tutto svanito e annebbiato.  

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domenica 5 gennaio 2025

RAI: il primo Mistero dell'anno nuovo

By Bloggorai ©

Declina ... declina … certo che declina l’Impero Mazziniano e declina da tempo, da anni ... tanti anni e si commette un grande errore ad addebitare alla destra, a questa destra, la sua responsabilità. È un errore per due buoni motivi: anzitutto la “destra” dentro e intorno alla  Rai c’è sempre stata (do you remember il Governo Berlusconi e la  famigerata “Struttura Delta”). Questi, a confronto, sono chierichetti delle Orsoline, ovvero buontemponi allo sbaraglio. In secondo luogo, pure la “sinistra” non è esente da colpe e da peccati che, ovviamente, non ammetterà nemmeno sotto tortura. Provate a chiedere a qualche ex Dg o Presidente o consigliere che dir si voglia.

Ma prima di proseguire la riflessione sul declino dell’Impero Mazziniano in un Post successivo, torniamo a ieri. La Repubblica lancia una notizia: la Procura di Palermo avrebbe riaperto il caso dell’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del Presidente, con due nuovi sospettati. Sempre ieri, il Quotidiano del Sud pubblica un pezzo con il titolo “Uno sgarbo al Quirinale. La Rai ha rifiutato il film sul delitto Mattarella”. Oggi nessuno ne parla. O meglio se ne parla ma si dimentica il problema Rai. Vedi il Corriere che titola “Piersanti Mattarella. Voci, ombre e misteri. Il docu-film a 45 anni dal delitto perfetto”. Non una parola, un accenno, al fatto che il filmato, secondo quanto scritto dal Quotidiano del Sud, sarebbe stato offerto alla Rai e questa lo avrebbe rifiutato. Stiamo cercano di capire e di sapere ma è molto, molto difficile, abbiamo provato a chiedere a qualche nostra fonte interna ma o non sanno nulla oppure altri, insolitamente, hanno preferito non rispondere. Da ricordare che uno degli autori del filmato è Antonio Campo Dall’Orto, ex AD Rai. La domanda che poniamo è semplice: è vero o non è vero che il filmato è stato proposto e la Rai lo avrebbe rifiutato? In subordine, chi è perché avrebbe deciso? Ancora, ci risulta da uno nostra fonte che la Rai avrebbe dato un incarico per la realizzazione di uno “speciale” analogo,sullo stesso argomento, a Paolo Mieli. È vero o no? Non è una cosetta da poco conto e stupisce assai il silenzio stampa su questo argomento. La sola osservazione che abbiamo raccolto è stata: “Il filmato colpisce, urta e punta l’indice accusatorio in una direzione che già il Giudice Falcone aveva indicato. A qualcuno, in questa Rai, potrebbe dare fastidio, meglio evitare”.

Bloggorai ha questo brutto “vizietto”: voler sapere, chiedere e approfondire e magari rompere pure qualche scatola ad un consigliere di amministrazione, uno a caso. Chissà se mai volesse approfondire questo argomento e chiedere lumi a chi, forse, sa qualcosa.  

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