La notizia del giorno è una staffilata secca e gelida, un colpo al cuore. Un collega, un ex collega, Franco Di Mare, ha rivelato ieri di essere gravemente malato, forse per aver respirato particelle di amianto o uranio impoverito durante le sue trasferte come corrispondente RAI nei Balcani. È una notizia che addolora e il dolore si raddoppia quando leggiamo dal Corriere:
“È sdegnato dai
vertici Rai. «Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di
servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato
almeno 10 mail, dall’AD al capo del personale. Nessuna risposta».
Silenzio. «Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».
Ecco svelarsi l’altra faccia della RAI: quella che premia o punisce a corrente alternata, a seconda delle opportunità o convenienze. La Rai del “faremo sapere” quando un consigliere, Riccardo Laganà, chiedeva notizie o chiarimenti che puntualmente non arrivavano mai. La Rai del “prenderemo provvedimenti” (vedi caso Scurati) che siamo in attesa di sapere e capire quali saranno. La Rai del “business” privato o privatizzato di fatto e quasi di diritto dal potere di agenti, società di produzione esterna e affaristi di ogni specie in grado di fare di disfare palinsesti a loro immagine e convenienza con le debite connivenze. La Rai che sapeva, ha sempre saputo da decenni, decenni, di avere Viale Mazzini infestato di amianto e nessuno ha mai posto e risolto il problema definitivamente. Infine la Rai delle persone, dei rapporti più o meno amicali/professionali che si reggono quel tanto che si vive sotto lo stesso tetto, quel tanto che basta a sentirsi parte della stessa “famiglia” e che poi, alla bisogna, ti ignorano come ha scritto Franco Di Mare. Finché sei utile, finché fai parte del “giro” il telefono squilla in continuazione mentre non appena esci dalla giostra per qualsiasi motivo, non appena non sei più in grado di “scambiare” qualcosa, fossero solo miserabili informazioni, sei cancellato dall’elenco telefonico in un soffio. Chi chiederà conto della mancate risposte alle sue mail?
Franco, ti abbracciamo forte!!!
Il Potere … già il Potere con la P maiuscola o minuscola, “il” potere o “i” poteri che governano la RAI. In questi giorni parliamo di quello che dovrebbe essere il Potere sovrano nella titolarità del governo dell’Azienda e invece dobbiamo parlare del Potere del Governo (con la G maiuscola) che controlla l’Azienda grazie alla Legge 220. Il “governo” della RAI, dal 2016 in particolare, si è caratterizzato dalla sua forte marcatura diretta con Palazzo Chigi, con incontri e telefonate più o meno riservate necessarie a mettere le cose a posto, a concordare nomi e cognomi del favorito di turno. Quello del Cda è un potere monco, fiacco, ai limiti dell’irrilevante poiché le grandi decisioni venivano prese al fuori di esso e financo contro di esso: vedi in assoluto il tema canone ridotto, quasi “a loro insaputa”. Vedi pure il Contratto di servizio quasi sbertucciato nella forma e nella sostanza: approvato a settembre e poi a gennaio e poi ancora a marzo è ancora chiuso nei cassetti di chissà dove. A cosa serve un “potere” aziendale così combinato, sempre sotto schiaffo del “Potere” di turno?
Poi quel "potere", come abbiamo letto (e rileggeremo con un certo disgusto) nell’intervista di ieri che non sappiamo bene se assegnarli il maiuscolo o il minuscolo. È minuscolo se pensiamo che, in fin dei conti, agisce nel sottobosco degli intrallazzi, nel retrobottega degli aperitivi e delle vacanze con le famiglie insieme dove chi paga comanda. Appare, così detto, minuscolo. Forse invece è maiuscolo se lo leggiamo nella capacità di entrare nei meandri, nella vene portanti, del Servizio Pubblico, di influenzare le scelte e gli orientamenti, i linguaggi e i comportamenti che poi si riversano sul pubblico, sui telespettatori. È un Potere enorme che non solo muove soldi a palate, ma incide profondamente nella cultura collettiva del Paese senza alcun controllo, senza alcun argine. Terrificante.
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