Questa mattina … mi son svegliato …
o bella RAI o bella RAI…
bella RAI ciao ciao!!!
Alle 6 del mattino, quando la luna piena lasciava spazio al
primo cielo ancora macchiato di nuvole ci siamo messi in viaggio. Solito appuntamento
alle 8 con il Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina. Mani callose e poche
parole. Un caffè e via. Oggi si lavora e non c’è tempo da perdere anche se si
festeggia il 25 aprile, la Liberazione del Paese dai nazifascisti.
Oggi ci risparmiamo di commentare il ritorno di Chiambretti
in Rai e il francobollo di Guglielmo Marconi.
Chiediamo allora ai nostri amici cosa sanno della Rai, di
Amadeus che emigra, di Bruno Vespa che parla di aborto con sette uomini, della
censura del testo di Scurati. La sintesi di battute e di sguardi traversi è
semplice: la RAI è distinta e distante! “Non è più quella di una volta”. Già, ma quale
RAI era quella “buona” e quale RAI è oggi “cattiva”? Di quale tempo passato parliamo
o di quanto tempo addietro?
Ora, oggi 25 aprile 2024, ci svegliamo e la troviamo “Telemeloni”
ma anni prima al risveglio l’abbiamo trovata “Teleberlusconi” che, forse, dicono, seppure di
destra erano meglio di questi. Cosa è cambiato da allora?
Ricordate: nei giorni scorsi (vi abbiamo accennato al film di
Riccardo Milani “Un mondo a parte” e abbiamo scritto “… Ad un certo
punto, la protagonista Virginia Raffaele dice: “Siamo rassegnati al
peggio”… Un peggio che sembra non avere fine ad anzi ci abitua ad un
presente futuro sempre più minaccioso”. Già, questo “peggio” è arrivato. Ma non
è arrivato ieri, l’anno scorso. Ci siamo abituati, forse anche rassegnati ad
osservare attoniti quanto di peggio potevamo immaginare.
“Sperammo invano che la televisione in Italia la
televisione non si avverasse mai” (Paolo Monelli, 1953) e invece non solo è
arrivata ma per un lungo tratto della storia nazionale ha accompagnato e sostenuto
la crescita e la formazione civile degli italiani. Poi, ad un certo punto e non
sappiamo bene quando, la televisione tutta è cambiata, ha mutato il suo DNA e la
Televisione tutta, non solo la RAI, ha virato al racconto del “peggio”: dalle
immagini di guerre infinite nel tempo e nello spazio al racconto di un paese
egoista, chiuso e avvolto su se stesso, pigro e nazionalista. E' cambiata la televisione delle innumerevoli
repliche, delle "isole" e dei "pacchi", dei giornalisti che intervistano altri giornalisti e non i
protagonisti. E' cambiata la televisione che prova a denunciare e a fare inchieste che poi
spesso non portano da nessuna parte: la sanità colabrodo, i traporti, l’ambiente. La sensazione, come dicono al Circolo è sempre la stessa: “Tanto non cambia
nulla” e qualcuno aggiunge “Ma perché dovrei votare?”.
Ci sono ancoro tanti buoni motivi non solo per votare ma anche
per pensare che la Televisione, tutta, possa essere migliore di quello che è o
che potrebbe essere. Le cose le fanno le persone, gli uomini e le donne. Basta
saper scegliere quelle buone, quelle capaci, quelle competenti, quelle esperte
e possibilmente senza un mandato politico alle spalle. Si può fare e, per quanto
riguarda la RAI, oggi si può fare molto di più di quanto non era possibile
prima. L’occasione che ci fornisce il Media Freedom Act è buona ora, subito e
non tra 15 mesi quando sarà troppo tardi.
Quando ci siamo salutati al Circolo ... “Va beh … mo’ ‘nnnamo
a lavorà”. Anche per la Rai c’è da lavorare.
Buon 25 Aprile, festa della Liberazione!!!
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