lunedì 8 aprile 2024

La RAI tra il PD e il M5S

Foto di vector designer da Pixabay
 

“ … nello studio dello sviluppo di una cosa si parta dal suo contenuto interno, dal nesso in cui una cosa si trova con le altre; che si consideri cioè lo sviluppo delle cose come loro automovimento interno e necessario, ogni cosa nel suo movimento e le cose circostanti come reciprocamente connesse e agenti l’una sull’altra. La causa fondamentale dello sviluppo delle cose non si trova fuori di esse ma dentro di esse, nella natura contraddittoria insita nelle cose stesse...” 

(Il Grande Timoniere, 1937)

Nel dibattito intorno al futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo si intravvedono, grosso modo, tre schieramenti. Nel primo militano coloro che lo avversano, seppure con benevolenza. Essi ritengono che si possa considerare ormai un “fardello del passato, sorto in epoca in cui le frequenze, scarse e limitate,  erano un bene primario di assoluto interesse pubblico e quindi meritevole di tutela speciale. La loro avversità è poi funzionale ad una conseguenza: indebolire il SP rafforza quello privato, segnatamente il suo concorrente Mediaset. Nel secondo schieramento militano coloro che invece lo difendono “a priori” come caposaldo indiscutibile della garanzia democratica alla libertà di espressione audiovisiva. Posizione nobilissima e ampiamente condivisibile, ma, purtroppo non molto robusta. Nel terzo, assai sfumato, si collocano coloro che percorrono una “terza via” in attesa messianica di un cambiamento che prima o poi avverrà e renderà il SP giocoforza obsoleto e superato e, per intanto, lo difendono senza grande convinzione. C’è, infine, da aggiungere che una parte del dibattito si addentra in un territorio ancora alquanto sconosciuto: la differenza tra Servizio Pubblico e Azienda RAI? Se ne parlerà , prima o poi.

Ecco allora, con queste chiavi, si può intravvedere lo stato delle contraddizioni interne ed esterne ai temi di cui dibattiamo in questi giorni. Dunque, ci sono anzitutto contraddizioni tra il governo e il resto del mondo, poi ci sono contraddizioni all’interno del Governo e,infine,ci sono contraddizioni all’interno del “resto del mondo” ovvero tra PD, M5S e altri.

Delle prime due abbiamo accennato nei giorni scorsi. Oggi è il caso di affrontare la terza contraddizione. Ci sono differenze sostanziali tra il “pensiero” del PD e il M5S? Si e sono rilevanti. Sono emerse con particolare gravità durante e alla conclusione del dibattito in Vigilanza Rai sul nuovo Contratto di Servizio. Il voto non è stato unanime ed ha visto “anime” diverse fronteggiarsi. Tra queste anche quelle interne al PD: il capogruppo Graziano da una parte e il relatore di opposizione Nicita (poi dimesso). Sul testo del Contratto il M5S si è detto “relativamente soddisfatto”. Per quanto poi rimane di grande evidenza (riduzione del canone, vendita di RAI Way, risorse tecnologiche, riforma della Governance) siamo in altissimo mare. Per paradossale che possa apparire, non si avvertono contraddizioni per il semplice motivo che non si avvertono posizioni. Quindi, nonostante le nubi sopra il cielo “… la situazione è eccellente”.

Ma in cosa si avverte, ora, oggi, la contraddizione principale sul terreno RAI? Sul nuovo Consiglio di amministrazione e sulle modalità con cui il Parlamento dovrà eleggere i suoi 4 rappresentanti come previsto dalla vecchia Legge 220 del 2015. Ecco il punto: la presidente della Vigilanza Barbara Floridia ha sostenuto nei giorni scorsi a proposito del MFA : “Quello approvato in sede europea è un regolamento, e quindi va immediatamente applicato. Nel dettaglio,prevede che chi i vertici delle emittenti pubbliche non vengano nominati dai governi ma tramite procedure slegate da logiche politiche …l’articolo 5 richiede testualmente “una procedura trasparente, aperta, e non discriminatori sulla base di criteri trasparenti, oggettivi e non discriminatori …”. Questa dichiarazione lascia supporre legittimamente che il M5S voglia applicare i principi di “legalità e trasparenza” proprio come il suo leader Conte sostiene a gran voce e, quindi, anche per il CDA Rai non uscirà più un nome dal cilindro come avvenuto nel passato. Si tratta semplicemente di applicare questi principi di “legalità e trasparenza”: con la prima si rispetta la nuova Legge e con la seconda si rendono pubblici i criteri di selezione dei candidati. Semplice. Forse.

Tutto questo, però, è solo una supposizione,una ragionevole speranza, un auspicio, perché, al momento, nello specifico, non c’è alcun segnale. Pari pari avviene con il PD che invece sul MFA ancora non è espresso in forma ufficiale e, ancor più, non ne ha tratto e comunicato pubblicamente le debite conseguenze: anche il PD non dovrebbe far uscire nomi dal cilindro.

Per una parte e per l’altra, sappiamo però che qualcosa si muove. Pochissimo e con tempi molto ristretti. Tra 12 giorni scadono i termini per la presentazione dei CV: CANDIDIAMOCI TUTTI !!!

bloggorai@gmail.com

 

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