sabato 13 aprile 2024

RAI e i suoi tanti "scappati da casa"

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La lunga e gloriosa storia della RAI è ricca di vicende di “scappati da casa”, alcuni dei quali poi tornati al calduccio del fieno sotto il cavallo. Tutto sommato, l’Azienda è andata avanti lo stesso anche quando sembrava che senza di loro sarebbe fallita miseramente. La galleria è ricca di ogni specie: DG, giornalisti, conduttori, gente di spettacolo, tecnici etc etc.

Come spesso avviene, la storia si ripete e difficile sapere in anticipo se sotto forma di farsa o di tragedia. Con una sola differenza rispetto al passato: una vaga connotazione politica che rende la vicenda Amadeus leggermente anomala. Dal nostro punto di vista, diciamo sommariamente degli interessi della Rai e del Servizio Pubblico (in questo caso una sola entità) è un bene o un male, un vantaggio o una perdita? Non è facile rispondere. Diciamo anzitutto che Amadeus, secondo stime ufficiose, “vale” circa 100 mln di introiti pubblicitari che sarebbe in grado di attirare. Se fosse vera questa cifra, per le casse di Viale Mazzini sarebbe un colpo difficile da sopportare. Già mancano i soldi della riduzione del canone (quando arriverà la prima rata?) e già potrebbero mancare i soldi (190 mln messi a bilancio del Piano industriale) della probabile vendita di una quota di Rai Way (niente affatto scontata per la nota opposizione di una parte significativa del Governo) e, infine con gli ascolti che non viaggiano certo a gonfie vele, per il prossimo Cda il panorama finanziario si prospetta alquanto cupo e pure l’Azienda potrebbe pagare pegno.

In altri termini: per la cosiddetta TeleMeloni prossima ventura e per il suo uomo forte all’Avana (Rossi) non c'è gran che da stare allegri.

Allora, sommariamente, proponiamo un ragionamento forse cinico ma efficace: un principio generale di strategia militare sostiene che tutto ciò che svantaggia il nemico avvantaggia il nostro (pingue ed esanime) esercito. Amadeus che se ne va è indubbiamente una perdita secca e uno smacco per SergioRossi, almeno da un punto di vista economico. Dunque, il “nostro” esercito dovrebbe essere relativamente contento dell’autogol che si è inflitto il nemico? 

Poi c’è il versante politico. Far passare il messaggio, sostenere a gran voce che questa governance e verosimilmente ancor più quella che potrebbe venire (visti i chiari di luna) danneggia la RAI e sottolinea la loro incapacità a dirigerla è un “bene”. Da non dimenticare poi quanto abbiamo letto di presunte “pressioni” (smentite da Viale Mazzini) verso il conduttore. I personaggi di rilevo che se ne sono andati si possono considerare una colpa e non un merito di questa gestione? Certamente, evidenzia in modo clamoroso che il controllo politico governativo è comunque un danno a priori rinforzato ancor più da una considerazione complementare: i criteri di scelta dei manager sono del tutto arbitrari e privi di ogni caratteristica di criteri di valutazione comparata sulla loro competenza, capacità e professionalità (non parliamo di autonomia dalla politica ... of course). Sono scelti perché “amici” e tanto basta.

Dunque, tappeti d’oro ad Amadeus che fugge e un Giletti che rientra? No. Non è sufficiente. C’è qualcos’altro da aggiungere. Spesso e volentieri si dimentica, si pone in secondo piano il ruolo o il “peso” che rivestono i cosiddetti “agenti artistici” che insieme alle case di produzione fanno il bello e il cattivo tempo a Viale Mazzini. Nulla avviene mai per caso e figuriamoci in queste circostanze. Che ruolo potrebbe aver giocato il suo ex agente Lucio Presta in questa partita? Chi ha sostenuto o avversato la scelta di Amadeus? Cominciamo a dire che il candidato verosimilmente più forte a sostituire il conduttore sia un certo De Martino che sembra essere, appunto, della scuderia Presta. Ma questa è robetta, gossippetto. Il punto centrale è nel baricentro intorno al quale ruotano queste vicende che quasi mai vedono gli interessi dell’Azienda prevalere ma solo quelli specifici, e ben remunerati, dei soggetti esterni. Se la Rai non si libera da questi giochetti sottobanco, non ci sono speranze.

Chiudiamo sempre a proposito di “scappati da casa”: un certo Giovanni Minoli che nei giorni scorsi ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli per Un Posto al Sole. Un merito del genere non si nega a nessuno però pochi hanno ricordato una vicenda che vale la pena essere riproposta. Il mai sufficientemente compianto Riccardo Laganà, a gennaio dello scorso anno, sollevò il caso (nota al Cda del 31/1/2023) ricordando tutta la vicenda dei diritti de “La Storia siamo noi” ceduti a Minoli con un accordo sottoscritto dall’allora DG Mauro Masi per un valore di circa 2,5 mln e, a quanto scrive chiaramente Laganà, mai transitato per il Cda che ne avrebbe dovuto avere diritto e competenza essendo stimato il valore reale tra i 30 e i 60 mln. Il Fatto Quotidiano del 22 luglio dello scorso anno ha titolato: “Finita la trattativa Stato-Minoli. La Rai ricompra ciò che era suo Nel 2010 Masi regalò al giornalista i diritti de “La Storia siamo noi”, che ora se li rivende per circa un milione”. Pochi giorni dopo questo articolo, nella notte tra il 9 e il 10 agosto, Riccardo ci ha lasciato e agli interrogativi che ha posto (tanti) è probabile che nessuno darà mai risposta.

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