Questa mattina ci pervade una ventata di sano ottimismo. Leggiamo avidamente i giornali, sentiamo qualche amico e scorriamo le mail: nulla, non c’è una buona notizia manco a pagarla (salvo il palinsesto sportivo della prossima estate). Molte perplessità, confusione e torbide faccende.
Perplessità: che succede tra PD e M5S e che riflessi ci saranno sulla RAI? uhmmmm … nulla di buono. Leggiamo un curioso articolo su Domani: “Patto Rossi-Conte Le mire dei grillini sul Tg3 di Orfeo. Per avere la certezza dell'elezione sua e di Agnes Rossi ha assecondato le richieste dell'ex premier. Che vuole indicare un nuovo direttore e vuole attaccare l'ultimo fortino del Pd”. Da tempo ne avevamo sentore, abbiamo fiutato qualche impiccio per voler essere gentili. L’imminenza delle Europee è destinata ad alimentare al tensione e non a diminuire. Dal ”campo largo” all’orticello di Viale Mazzini il passo è breve e somiglia tanto a quegli Orti metropolitani dove ognuno si lavora i propri 12 metri quadri e guai a sconfinare. Da non dimenticare che il “giocattolo” tra i due partiti sulla Rai si è guastato da tempo: vedi Contratto di Servizio.
Confusione: quanti hanno letto e bene interpretato il MFA e quanti sono consapevoli dell’agenda che ne deriva? Abbiamo vaga idea che ben pochi si sono cimentati. Cominciamo a dire che d’un sol colpo spazza via la legge 220 del 2015 sui criteri di nomina del Cda Rai che sarà eletto ora, domani, subito e non tra quindici mesi. Questo Cda che rimarrà saldamente al suo posto per un anno e mezzo e certamente oltre (i tempi di una revoca non sono rapidi e indolori) avrà tutto il tempo per affrontare dossier strategici che una volta messi a terra voglio proprio vedere chi avrà la forza di rimetterli in discussione. Se non è chiaro questo punto, tutte le ipotesi di riforma, di aggiustamenti sulla governance (che non si sa bene quali forze hanno il potere di proporla e farla approvare in Parlamento) saranno l’ennesimo buco nell’acqua.
Sintesi. Se c’è una pur vaghissima speranza di fare qualcosa per inceppare il meccanismo ignobile delle nomine uscite dal cilindro delle segreterie dei partiti è in questo momento. Se si rinuncia a questo passaggio la partita è persa senza nemmeno aver dato un calcio al pallone.
Torbide faccende. Non ci sono solo quelle tra PD e M5S di cui abbiamo riferito sopra ma anche quelle interne alla maggioranza di Governo e, quando il Cielo scende al VII piano di Viale Mazzini si “preparano i materassi” (M. Puzo). Ci raccontano una vicenda significativa: “Non dare per scontata la Agnes come presidente in ticket con Rossi, la sua elezione non sarà facile e indolore… succede che ci sono altre persone in “quota” che vorrebbero ambire alla stessa poltrona. Ad esempio, si racconta di una forte tensione tra Ciannamea e la Lucca, entrambi - sostengono molti e dicono - nelle grazie della Lega. Dicono pure che la direttrice del Marketing sia ambiziosa e che il suo destino non era quello di essere solo una direttrice come pure quello di Marcello di non essere solo e sempre l’eterno candidato a…”. Perché questa piccola vicenda è significativa? Perché la mani sull’Azienda, sul suo controllo, passano per queste aree grigie dove quasi mai ciò che appare è ciò che è veramente.
Ultima nota su Rai Way: oggi leggiamo che sarebbe in arrivo un DPCM propedeutico alla nascita del “polo delle torri”. Leggiamo “L'arrivo a breve è stato annunciato sia dal ministro Urso sia dal ministro Giorgetti che ha precisato che non ci sarà la discesa del pubblico «sotto il 30%, però sicuramente l'ambizione del governo è di creare un soggetto di presenza pubblica rilevante che gestisca tutto l'assetto delle torri»… Se Rai scendesse al 5O,1% delle torri, e celebrasse il matrimonio con Ei Towers mantenere il 30% nel nuovo gruppo, secondo chi conosce bene i numeri dell'operazione, pare complesso”.
Ma a Viale Mazzini gli è chiaro che la vendita del 13% per “soli” 190 mln necessari a sostenere il
Piano Industriale ai due ministri Giorgetti e Urso non gli garba punto? Non solo,
ma come abbiamo scritto più volte, il perno dell’operazione è sul controllo della
nuova società. Se non si scioglie quello non si va avanti.
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