venerdì 12 aprile 2024

RAI: il Puzzle terrificante


Un puzzle terrificante sta prendendo forma e lascia tutti smarriti e basiti con la vaga sensazione che pochi erano avveduti e allarmati  di quanto sta succedendo. I tasselli vanno al loro posto, ogni tessera si configura perfettamente nella sua casella. La “presa della RAI” da parte del Governo Meloni evolve, si completa e si aggiorna momento per momento. Inesorabilmente. Oggi si parla di Amadeus che lascia Viale Mazzini, poi di par condicio che consente al Governo di imperversare sulle reti del Servizio Pubblico, e prima ancora, di canone tagliato, di Contratto di Servizio svanito nella nebbia, e prima ancora di RAI Way e così vi trotterellando.

Non è un assedio perché buona parte della truppe avverse al Servizio Pubblico sono già accampate da tempo, da molti anni in verità, dentro il Palazzo di Viale Mazzini e forse nessuno se ne voleva accorgere, fino al limite di sospetta collusione con il nemico. È una breccia già sbrecciata, sottolineiamo, da anni. Per il Governo non si tratta che spingere leggermente la porta, lasciare entrare i rinforzi e completare la presa del Palazzo.

Ora ci potrebbe essere solo la spallata finale con il colpo già in canna: l’occupazione del prossimo Cda dove non è per nulla scontata la formula precedente del 2+2 dei consiglieri eletti dal Parlamento.

Sono mesi che leggiamo il suo futuro supinamente dato per acquisito: Rossi AD e Agnes presidente come se fosse scritto nel libro del destino senza che nessuno, da mesi, abbia sollevato un ciglio per porre dubbi e obiezioni. Non si può fare e non si dovrebbe fare: la Legge 220 del 2015 ha forti dubbi di costituzionalità e nessuno ha voluto sollevare e sostenere questa battaglia.  

Quei quattro gatti che cercano di resistere appaiono confusi, attoniti e smarriti. Non sanno che pesci prendere, come opporsi in modo efficace, cosa proporre. I più arditi si lanciano in intemerate nuove o vecchie proposte di riforma (magari della governance) senza dire una parola sul fatto che una  iniziativa del genere richiede anni e un contesto politico che, oggi e forse pure domani, non esiste. Non esiste una forza parlamentare in grado di sostenerla, quale che essa sia. Punto.   

Cosa ci resta da fare? Semplice, cogliere oggi e non tra 15 mesi l’occasione del MFA per gettare sabbia nell’ingranaggio, opporsi alla “nomina” del nuovo Cda effettuato con i criteri della Legge 220 del 2015. Ci sono i presupposti. Tra 15 mesi ci vorrà una nuova legge per rimescolare le carte e farli dimettere: ci troveremo alla vigilia del 2027 con il rinnovo della Concessione alle porte. 

Stanare subito, oggi, coloro che intendono riproporre il gioco del cilindro dal quale fare uscire i nomi dei nuovi consiglieri concordati sottobanco.

Intanto CANDIDIAMOCI TUTTI

C’è tempo fino al 20 aprile !!!

bloggorai@gmail.com

 

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