Ha scritto Riccardo Laganà: “E' incredibile come anche questa volta sussista una curiosa coincidenza tra le indiscrezioni circolanti dentro e fuori Mazzini sul nome del nuovo Direttore del TG2 e la proposta arrivata al consiglio di amministrazione. Ancora una volta non risulta chiaro e trasparente il metodo di selezione e anche in questo caso a prevalere è il nome, non si sa bene come individuato, rispetto al progetto editoriale e industriale. Ormai è più che evidente, è prassi, che tra i criteri di nomina, in modo particolare dei direttori di Testata, ci debba essere il gradimento del governo di turno, altrimenti con la sola professionalità non si emerge”.
Già, scrive Laganà “…ancora un volta … anche in questo caso …” perché poi, alla fin fine, molti tacciono e acconsentono (e votano a favore)? Semplice: perché molti di loro hanno fatto esattamente come loro, fanno e copiano lo stesso modello: chi sta al governo decide e quando cambia il Governo cambiano anche i direttori a loro immagine e piacimento. Se non si rompe questo giocattolo sarà sempre la stessa musica. Punto. Amen. Sotto a chi tocca. Domani è un altro giorno e si vedrà.
Applicando lo stesso principio omeopatico si legge la questione della Vigilanza Rai. Perché Enrico Letta e Giuseppe Conte non chiudono la partita della Vigilanza Rai? Semplice: perché è pura e semplice merce di scambio al mercatino delle opportunità e convenienze. Traccheggiano, rinviano, attendono, valutano rischi e vantaggi se sia meglio sostenere la Boschi, e quindi Renzi/Calenda, o lascarli al loro destino nelle braccia di una futura alleanza con il Governo Meloni. Oggi, è verosimile, che in Cda Rai si possa applicare lo stesso schema: conviene dare un aiutino a Fuortes appoggiando la candidatura che proporrà oppure sbattergli in faccia l’opposizione della metà dei consiglieri? Hic sunt leones!
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