C’è sempre qualche furbacchione del quartierino, qualche
astuto volpino che tenta di aggirare la fila, di non rispettare le banali
regole del gioco, quando si tratta di giocherellare con i dati di ascolto. Allora,
ieri è successo che quasi contemporaneamente venissero pubblicati i dati dell’Osservatorio
Agcom (quarto trimestre) e quelli diffusi dall’Ufficio Stampa Rai. Due
mondi diversi: i primi raccontano una storia di lento e inesorabile declino
della platea televisiva che vale per tutti ma in modo più in particolare per la
Rai. I secondi vogliono raccontare una Azienda di successo sul “mercato” dove
il focus è concentrato sul diretto concorrente Mediaset. Oggi leggiamo che
molti giornali hanno ripreso nei titoli la versione Rai e mettono in secondo
piano i dati Agcom. Vediamoli: “Rai da record” … “leader” … “la Rai batte il
Biscione” per arrivare a “Fuortes: ascolti straordinari” e così via
trotterellando. Nessuno nei titoli scrive che tra il 2021 e il 2022 Rai ha
perso per strada oltre 500 mila telespettatori, e in dettaglio (pag. 13):
Prime Time, spett. gen/set (var% ’21 – ’22) Rai
-14,9% Mediaset -3,6%
Giorno medio, Rai
-13,6% Mediaset -2,5%
Share medio, Rai
-2,1%
Mediaset +2,6%
Ancora più in dettaglio, i numeri specifici per le reti e
per i Tg Rai vs Mediaset sono ancora più impietosi.
Leggere per credere: https://www.agcom.it/documents/10179/28977374/Documento+generico+22-12-2022/32493656-a4be-4b32-9c3d-02abfb7ade5c?version=1.0
Siamo noi ancora in preda ad un feroce raffreddore e non
intendiamo bene i numeri e le tabelle oppure qualcuno se la canta e se la suona
come meglio crede? Leggendo questi dati cosa c’è da stare allegri e
giustificare i torni trionfalistici usati da Viale Mazzini? Boh!
Commento: qualcuno al VII piano e dintorni continua ostinatamente
a confondere pubblico e privato, mercato e interesse collettivo. Si vuole
alimentare la credenza, la convinzione che la Rai debba competere solo contro
il suo diretto concorrente Mediaset. La Rai non cresce, non aumenta il numero
dei suoi telespettatori e, ben che vada, li sposta da una rete all’altra (vedi
i vari Fiorello). Laddove non si cresce si è condannati inesorabilmente ad un lento declino. La Rai non è competitiva non tanto sul “mercato” ma non lo è
verso il suo pubblico che non viene più attratto dai sui prodotti. Questo stesso
pubblico, se proprio deve scegliere, magari preferisce Ballando con le Stelle o
l’ennesima replica di Montalbano rispetto ad un prodotto della concorrenza ma
rimane sempre lo stesso: in primo luogo prevalentemente “anziano”.
ATTENZIONE: la notizia della scomparsa di Carlo Fuscagni ha
sollevato una riflessione sulla storia recente della Rai e sulle responsabilità
di chi ha avuto ruoli istituzionali, dentro e fuori l’Azienda, che la stanno
conducendo verso un destino che non appare per niente roseo, anzi! Su questo
specifico aspetto stiamo preparando un numero speciale di approfondimento. Se
non siamo in grado di leggere il passato sarà ben difficile intravvedere il
futuro, almeno per l’anno che verrà.
bloggorai@gmail.com
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