Nani e giganti. La storia della televisione italiana è
costellata di questi personaggi. Ieri ci ha lasciato Carlo Fuscagni, un gigante
della Rai. Sono rientrato a Viale Mazzini nel 1991 e lui era direttore di Rai
Uno e venni subito catapultato nelle grandi produzioni della rete. Ci siamo
incontrati pure per un fatto esterno alla Rai: da poco avevo preso la residenza
in Umbria e, nonostante mi sento orgogliosamente romano, ero pure onorato di
appartenere a questa gente dai modi fermi, forti, cortesi e pacati. È stato promotore
dell’Associazione Umbri a Roma e giocoforza, mi sono coinvolto. E, per ultimo,
ci siamo ritrovati vicini di quartiere, dove spesso ci si incontrava in piazza.
Ma di lui parleranno bene e meglio di me coloro che ci hanno
lavorato e vissuto professionalmente insieme. Il solo pensiero che mi viene in
mente è che Fuscagni ha fatto parte di una generazione di Giganti ai quali però
va addebitata una grande responsabilità storica. Lo abbiamo detto a lui ed
altri suoi coetanei (un gruppetto li incontro talvolta nel mio “ufficio” sotto
casa dove si vedono per un caffè) e lo abbiamo scritto tante volte anche su
Bloggorai: i Giganti buoni non hanno lasciato eredità, non hanno fatto
crescere e maturare coloro che sarebbero dovuti arrivare dopo di loro, non
hanno progettato il futuro dell’Azienda, non hanno fatto maturare un cultura
dirigente credibile, forte e autorevole. Ricordate la figura dei “programmisti registi”
di rete? Esattamente in quegli anni hanno cominciato ad estinguersi come i dinosauri.
Ne ricordo benissimo una che, disperata, ogni giorno si rifugiava in Biblioteca
di Viale Mazzini pur di non perdere la sua dignità culturale e professionale. Possibile
mai che nessuno, nessuno, si si mai preso la briga di capire, comprendere,
analizzare il perché e il percome siamo giunti a questo punto? Possibile mai
che nessuno si sia mai preso la responsabilità di dire semplicemente “HO SBAGLIATO”
in modo forte e chiaro? Magari pure "abbiamo"
Gli “anni d’oro” di Fuscagni erano quelli del duopolio
DC-PSI che poi aprì, spalanco le porte, prima ai Professori e poi alla Moratti
e via trotterellando, per arrivare ai vari Celli ed epigoni DG di varia natura e
somiglianza. L’ultimo dei Mohicani del Servizio Pubblico fu Franco Iseppi che,
non a caso, venne “esiliato” al Giubileo dove non avrebbe potuto altro che fare
bene quello che ha fatto. Dopo di che è iniziato il lento e inesorabile declino
dove una delle pietre di fondamento era il principio dell'esternalizzazione e su quella pietra si è
costruito l’impero degli agenti e delle società di produzione esterna che ci
hanno condotto ai giorni nostri. Lo smantellamento dell'Azienda è iniziato così e nessuno poi lo ha arrestato.
Quelli che lo hanno seguito e che da anni si attovagliano
dentro e fuori la RAI sono nani, politicanti e affaristi di mezza tacca. Alcuni
ex con il solo pensiero di ottenere un lauto contratto di collaborazione anche
una volta usciti dall’Azienda incapaci di progettare, di avere visioni. Altri, ancora
in sevizio, animati solo dal far sapere che appartengono ad una “quota” di partito quale
che sia, tanto primo o poi torna sempre comoda. Altri ancora, nei partiti, distratti
e confusi, sempre pronti a vendersi un pezzo di Rai per opportunità e convenienza.
Dai tanti nani che oggi abitano a Viale Mazzini, quali tra loro potrà avere la
possibilità di essere ricordato in qualche modo oltre le loro piccole e povere
cose?
Grazie Carlo
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento