Ci prendiamo la briga di dare una mano. Allora con ordine,
cominciamo dal genere. La Rai è maschile o femminile? Non è una domanda oziosa.
La radio e la televisione sono chiaramente di “genere femminile”. Non si potrebbe
sentire “il” radio ma si potrebbe dire “il” televisore. La questione è ambigua.
Che differenza c’è tra i due termini? Boh! Però, almeno da un punto di vista
squisitamente giuridico, non c’è dibattito: “la” Rai è femmina e, salvo nuove
disposizioni, rimane tale. Ma se invece volessimo usare il termine “servizio
pubblico” sarebbe altra cosa: il servizio è maschietto e il pubblico è incerto,
variegato, composto, compresi tutti i generi possibili LGBT (QIA). Questo dettaglio
però forse potrebbe non essere molto gradito ai conservatori tradizionalisti,
tutori della famiglia “classica”. Per il momento, lasciamo perdere. Magari il pubblico (genere maschile tendente al neutro) è un
po' anzianotto (vedi dati Auditel Total Audience) ma fa niente, chi ha “una certa” queste osservazioni non interessano.
Piccolo dettaglio: oggi Fuortes è declinato al maschile come
Amministratore Delegato. Ma, semmai fosse, venisse nominata una donna, come si
chiamerebbe? Amministratora Delegata ? Orribile, non si può sentire. Sarà
necessario inventarsi qualcosa: forse l’acronimo ADA ... suona bene. Per Presidente
il problema è semplice e si usa l’articolo maschile o femminile a seconda della
necessità. Ma, non sia mai detto, se il futuro presidente dovesse appartenere
ad un genere di cui sopra, come la mettiamo? Si potrebbe utilizzare la “schwa”
ovvero ə (Elemento
consonantico trascritto con ə attribuito alla lingua indeuropea comune,
che appare vocalizzato al grado ridotto delle radici e confuso nelle singole
lingue indeuropee con ā (salvo nel sanscrito dove si confonde con i );
al grado normale delle radici si confonde con la vocale che lo precede e ne
determina la quantità lunga) che potrebbe risolvere il problema quando si
tratta di scrivere ma quando si tratta di vocalizzare come la mettiamo? Signor
(neutro) PresidentSchwa ??? complicato e forse imbarazzante. Però una soluzione
bisognerà pur trovarla. Ci penseremo.
Si apre una voragine di nuovi problemi terminologici: ad
esempio, il tablet a che genere appartiene? Perché è stato assegnato d’ufficio
al genere maschile? Cosa esclude di poterlo indicare come “la” tablet: infin
dei conti è “una” macchina.
Abbiamo una soluzione da proporre intanto per Rai: togliamo i
provinciali articoli e utilizziamo la lingua globale inglese: sarebbe carino se
da domani si potesse dire “The Rai” … faremmo tutti una gran bella
figura, internazionale.
Che figata pazzesca … cmq, si sta dissolvendo la nebbia, è
ora di andare a raccogliere le olive… forse è meglio.
bloggorai@gmail.com
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