domenica 30 ottobre 2022

SCOOP: il o la "nuov" Rai

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

RAI: Radio Audizioni Italiane. Rai – Radiotelevisione italiana. Per quanto ci riferiscono, vista l’aria che tira e quella che presto potrebbe tirare, a Viale Mazzini qualcuno sembra che sia preso da interrogativi lacinanti: sarà giunto il momento di cambiare il nome dell’Azienda o almeno fissare un nuovo lessico, tanto per mettersi in sintonia con il nuovo Governo di Destra e farsi trovare preparati quando i nuovi barbari (???) arriveranno sotto il cavalo morente. Nelle Segreterie del VII piano sembra che sia già pronta una circolare: “Si invitano le Strutture in oggetto, a far data da .. di utilizzare la seguente dicitura ufficiale: al posto di Rai etc etc si dovrà adoperare ...”

Ci prendiamo la briga di dare una mano. Allora con ordine, cominciamo dal genere. La Rai è maschile o femminile? Non è una domanda oziosa. La radio e la televisione sono chiaramente di “genere femminile”. Non si potrebbe sentire “il” radio ma si potrebbe dire “il” televisore. La questione è ambigua. Che differenza c’è tra i due termini? Boh! Però, almeno da un punto di vista squisitamente giuridico, non c’è dibattito: “la” Rai è femmina e, salvo nuove disposizioni, rimane tale. Ma se invece volessimo usare il termine “servizio pubblico” sarebbe altra cosa: il servizio è maschietto e il pubblico è incerto, variegato, composto, compresi tutti i generi possibili LGBT (QIA). Questo dettaglio però forse potrebbe non essere molto gradito ai conservatori tradizionalisti, tutori della famiglia “classica”. Per il momento, lasciamo perdere. Magari il pubblico (genere maschile tendente al neutro) è un po' anzianotto (vedi dati Auditel Total Audience) ma fa niente,  chi ha “una certa” queste osservazioni non interessano.

Piccolo dettaglio: oggi Fuortes è declinato al maschile come Amministratore Delegato. Ma, semmai fosse, venisse nominata una donna, come si chiamerebbe? Amministratora Delegata ? Orribile, non si può sentire. Sarà necessario inventarsi qualcosa: forse l’acronimo ADA ... suona bene. Per Presidente il problema è semplice e si usa l’articolo maschile o femminile a seconda della necessità. Ma, non sia mai detto, se il futuro presidente dovesse appartenere ad un genere di cui sopra, come la mettiamo? Si potrebbe utilizzare la “schwa” ovvero ə (Elemento consonantico trascritto con ə attribuito alla lingua indeuropea comune, che appare vocalizzato al grado ridotto delle radici e confuso nelle singole lingue indeuropee con ā (salvo nel sanscrito dove si confonde con i ); al grado normale delle radici si confonde con la vocale che lo precede e ne determina la quantità lunga) che potrebbe risolvere il problema quando si tratta di scrivere ma quando si tratta di vocalizzare come la mettiamo? Signor (neutro) PresidentSchwa ??? complicato e forse imbarazzante. Però una soluzione bisognerà pur trovarla. Ci penseremo.

Si apre una voragine di nuovi problemi terminologici: ad esempio, il tablet a che genere appartiene? Perché è stato assegnato d’ufficio al genere maschile? Cosa esclude di poterlo indicare come “la” tablet: infin dei conti è “una” macchina.

Abbiamo una soluzione da proporre intanto per Rai: togliamo i provinciali articoli e utilizziamo la lingua globale inglese: sarebbe carino se da domani si potesse dire “The Rai” … faremmo tutti una gran bella figura, internazionale.  

Che figata pazzesca … cmq, si sta dissolvendo la nebbia, è ora di andare a raccogliere le olive… forse è meglio.

bloggorai@gmail.com

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