Cosa è cambiato da allora? Tanto e nulla alla stesso tempo. Tanto perché si è modificato tutto il perimetro del mercato della televisione, della tecnologia, della pubblicità, dei telespettatori. Nulla perché le dinamiche, le regole del gioco sono rimaste pressoché immutate. Ieri sera ne abbiamo avuto una piccola ma significativa prova provata, la sintesi perfetta, un segno tangibile e incontrovertibile: in prima serata su Rai Due è andata in onda la trasmissione di approfondimento condotta da Ilaria D’Amico che ha racimolato poco più del 2% di ascolti con circa 340 mila telespettatori. Come ha scritto VigilanzaTv: “Per la Seconda Rete nulla: la maledizione di Rai2% continua”.
Da osservare, tanto per avere un confronto, che una trasmissione di approfondimento informativo sulla stessa rete come Petrolio, prodotta in casa e non un format in coproduzione come in questo caso (Fremantle), sulla stessa rete e in prima serata del sabato dello scorso anno otteneva risultati ben superiori sia nella media di ascolti superiori al 4% sia nell'indice di gradimento Qualitel uguale a 8. Perché questo esempio? Cosa porta a sostenere? Semplice e noto da tempo, tanto tempo: la Rai è insofferenza con gli ascolti, con una tendenza esponenziale , e nessuno a Viale Mazzini sembra occuparsene: lo stesso Cda su questo tema non emette segnali di fumo. Non torniamo, ovviamente, sul noiosissimo tema canone.
Note a margine:
Nota 1: informazione e approfondimento giornalistico sono nervi scoperti in Rai.
Nota 2: non c’è alcun piano editoriale sull’informazione e si procede allo sbaraglio (vedi Damilano, vedi Fiorello)
Nota 3: chi decide cosa? Chi ha avuto e ha la responsabilità dei programmi? La trasmissione di Rai2 di cui parliamo, dove nasce, sotto quale responsabilità e chi ne ha ora la direzione?
Lo abbiamo scritto più e questa occasione ce lo conferma: la riorganizzazione per generi non funziona per tanti buoni motivi che, sostanzialmente e semplicemente, si sintetizzano laddove si azzuffano e accavallano competenze e responsabilità senza capo ne coda, senza sapere mai chi decide, cosa e come.
Il risultato è che, un colpetto qua, un colpetto là, la Rai va alla deriva … quel tanto che basta perché la concorrenza possa godere. Nei giorni scorsi un attento lettore ha scritto un commento sul Post del venerdì 21 ottobre scorso “La Rai tra Marx e Totò” : “Che in Rai regni il caos è evidente. Ma che la riforma per generi ne sia concausa trainante è tutto da dimostrare”. Ecco, forse si può iniziare a dibattere proprio a partire dai prodotti che vanno in onda per capire se si tratta di concausa trainante o causa primaria.
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