Cosa ci può essere di meglio di questa citazione, di questo piccolo distillato di arguzia e perfidia, per iniziare la settimana nel migliore dei modi?
Bloggorai vive alla giornata. Campa come può. Si accontenta di poco: commenti, parole in libertà al Circolo Arci, giudizi e notizie di tanti autorevoli e attenti lettori, donne e uomini, che ogni giorno, anche nel cuore della notte, ci fanno avere con mail, telefonate e messaggi. Ci sono momenti in cui ci sembra di essere come il Medico della Mutua. Bloggorai si nutre di quello che passa il Convento. Naviga a quota periscopica e non riesce ad andare oltre l’orizzonte del ragionevole e del possibile. Guarda spesso indietro e per cercare di guardare avanti può anche succedere che vada a sbattere contro un palo. Bloggorai non cerca gli “scoooop” e non si appaga di citazioni (“fatti notare da Dagospia…” ). Spesso e volentieri ci rifugiamo in comode riflessioni, astruse e volatili come foglie d’autunno. Questa mattina, per esempio, ci teniamo alla larga dalla diatriba sull’uso del femminile/maschile che attanaglia la Meloni ma non sappiamo resistere ad una sommaria riflessione sulla nomina del direttore del Tg2 come Ministro della Repubblica, ancorchè incaricato alla Cultura del Paese (noi usiamo questo temine, Nazione non ci piace gran che) con la C maiuscola. Quando lo abbiamo saputo, il primo pensiero è stato “C’è posto per tutti, la Rai vuole bene a tutti i suoi figli” e ho avuto un pensiero solidale ad un caro amico, marxista leninista di vecchia data, che ora potrebbe diventare Segretario generale della NATO.
Allora, ci ha cominciato a ronzare un delicato interrogativo: la Rai si è liberata con piacere di un “pezzo” Fuortes della sua formidabile squadra di governo oppure ne potrà soffrire le conseguenze infauste per le drammatiche conclusioni che ne potranno derivare? In mancanza di meglio, questo angoscioso interrogativo gira da quando Gennaro Sangiuliano è stato nominato Ministro della Repubblica anche perché, come ha scritto un suo novello mentore, Mario Ajello sul Messaggero “Possiede 15 mila libri. Anzi, di più”. Questa seconda parte della frase è quella forse più inquietante, il rafforzativo “anzi”, e poi aggiunge “La sua cifra è la curiosità e lo spaziare culturalmente, senza perdere la curiosità”. Se io fossi Sangiuliano, poco poco, chiamerei Ajello a fare il Sottosegretario.
La Rai il giorno dopo l’uscita di Sangiuliano starà meglio o peggio? Fuortes ne sarà felice o meno? Lo abbiamo chiesto alla solita banda dei quattro amici al bar e, tra silenzi, frasi sferzanti e mugugni, ne uscito fuori un bel quadretto. Ovviamente, ce ne guardiamo bene dal giochetto perdigiorno del totonomine e pure i nostri lettori se ne tengono assai lontano. Una parte gongola con frasi “Abbiamo un amico al Governo...e quando mai ci ricapita che un dirigente RAI possa diventare ministro”, altri sperano con la frasetta d’ordinanza un po’ ruffiana “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. Uno si spinge a dire “è un po’ maleducato” e un altro invece “è una brava persona”. La più perfida opinione sostiene, numeri alla mano, al contrario di quanto ha scritto Ajello, che si tratta di “Una liberazione per il Tg2: sotto la sua direzione da quando si è insediato, ha perso oltre mezzo milioni di telespettatori, con una media di oltre 1,7 mln e uno share del 7,81% del 2018 a 1,2 mln e uno share del 6,3% (gennaio- settembre) di quest'anno”. Ci hanno aiutato a verificare con dati Auditel: è vero. Ma siamo ancora nel campo delle quisquillie, delle pinzullacchere.
Il tema grosso, la domanda alla quale nessuno è in grado di rispondere, è immaginare se l’accoppiata Gennaro Sangiuliano e Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy (ex Mise) nonché di conserva alla nomina di Giancarlo Giorgetti al MEF si possano considerare di buon augurio o fonte di cattivi presagi per la Rai. Ardua impresa che si pone oltre la quota periscopica cui siamo abituati. Occhio e croce diremmo di no: forze oscure e potenti si celano dietro le loro ineffabili figure e le poste in gioco sono ben al di sopra del numero dei libri posseduti e della fama che li precede. Fra poco saranno chiamati alla madre di tutte le battaglie per la sopravvivenza della Rai e dovranno decidere in che modo il Servizio Pubblico si dovrà finanziare: quanto canone ( e come riscuoterlo) e quanta pubblicità? Contratto di servizio e piano industriale: come interverranno sul quel poco che è dato sapere?
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