Bene, ciò premesso, caliamo il cielo sulla terra: la torta è sempre più piccola e non ci sono porzioni sufficienti per tutti. Ieri, per quanto detto, è stata un giornata storica: dopo lo scambio di insulti e minacce tra Berlusconi e Meloni è tornata la pace. Non possiamo altro che ripeterci: nulla di nuovo. I lettori di Bloggorai, che supponiamo non più giovanissimi, ricorderanno certamente la teoria delle “convergenze parallele” (forse indebitamente attribuita ad Aldo Moro) che prevedeva il convergere di visioni distanti tra loro legate da un interesse comune. Bene, cosa c’è di diverso tra questa intesa già prevista in campagna elettorale? Nulla, sciocchezze di appunti poi attribuiti ad altri. Cosa c’è invece di solido che li unisce i due soggetti ed ha posto le basi di cemento del futuro governo? Semplice: la difesa degli interessi di Berlusconi che conviene a tutta la destra tutelare per molteplici aspetti. Singolare coincidenza: avviene proprio nel momento in cui la minaccia di sottrarre altre risorse dalla già magra torta pubblicitaria si fa più seria e palese. La notizia della “discesa in campo” di Netflix che potrebbe sottrarre tante decine di milioni sia a Rai (nei giorni scorsi abbiamo riportato la notizia di 65 mln) ma pure a Mediaset è di assoluto rilievo (vedi articolo di oggi su MF con il titolo “Gli spot Netflix costeranno caria MFE” e sul Fatto Quotidiano con il titolo “Mediaset ora spera: una legge sul tetto per gli spot a Netflix”). I cosiddetti “pontieri” di Cologno Monzese che tanto hanno spinto per ricucire con la Meloni altri non sono che i più astuti difensori degli interessi di famiglia che, evidentemente, Berlusconi ormai annebbiato dalle note turbolenze amorose, forse aveva dimenticato.
Sintesi: il patto di Via della Scrofa di ieri segue il solco di altri patti scellerati che Berlusconi ha fatto con i vari soggetti interessati e tutti con la stessa finalità: garantire la sopravvivenza sua e di Mediaset. Ora, che possa farlo con la Meloni è comprensibile tanto quanto invece non lo era quando venne fatto con altri soggetti (Nazareno docet). L’obiettivo per oggi, per il prossimo governo, unico e centrale, è presidiare ministeri chiave: MEF e MISE, ovvero i luoghi dove si decideranno le partite strategiche per tutto il sistema delle TLC e, in particolare, della Rai. Che poi ci possa essere Fuortes o meno a Viale Mazzini, non interessa a nessuno più di tanto. Tanto, appunto, sono tutti muti (vedi il tema canone: leggi nota interessante oggi sul Il Fatto “L'altro dossier che il prossimo governo dovrà affrontare è quello del canone Rai: Matteo Salvini in campagna elettorale ha proposto di abolirlo ma nel Biscione c'è preoccupazione per questa ipotesi: se saltasse, la Rai dovrebbe cercare altri introiti, pescando anche nel bacino pubblicitario di Mediaset”. Tutto chiaro?
Tutto questo avviene quando si legge contemporaneamente su La Stampa di ieri “Bollette: 5 milioni di morosi” e oggi su quasi tutti i quotidiani “La povertà in Italia: oltre 5 milioni i poveri assoluti”. Nessuna colpa di chi ha governato negli ultimi anni? La tanto famigerata “agenda Draghi” aveva previsto tutto questo vista causa e pretesto?
Infine, nota a margine: il CdR del Tg1 protesta contro Fiorello perché potrebbe togliere spazio alle notizie del mattino. Roba da far tremare i polsi. Sono attese giornate di lotta dura senza paura.
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