Appunti in libertà. La Meloni alla Camera ha ribadito il suo atlantismo ma dietro di lei presiedeva la seduta un certo Fontana che 7 anni fa ha indossato la maglietta “no alle sanzioni” contro la Russia, concetto poi ribadito e aggiornato recentemente con la teoria “effetto boomerang”. Al suo fianco sedeva un certo Salvini che dichiarò “Putin è uno dei migliori uomini di governo che ci siano in questo momento”. Sempre al fianco della Meloni sedeva un certo Sangiuliano che ha detto chiaro e tondo che “la Crimea è Russia” e, infine, oggi al Senato si troverà di fronte un certo Berlusconi che nei giorni scorsi si è lasciato sfuggire dichiarazioni “dolcissime” verso Putin, largamente applaudite dai suoi parlamentari. Vuoi vedere che, zitto zitto, quatto quatto, c’è qualcuno che trama nell’ombra per gettare sabbia negli occhi sul tema della guerra? Qualcosa non torna. O almeno, forse torna perché è probabile che, alla fin fine, almeno una parte del governo Meloni sembra essere in sintonia con gli italiani sul tema della guerra in Ucraina più di quanto non lo sia stato il precedente Governo Draghi e dei partiti che lo hanno sostenuto. Vedi l’ultimo report di IPSOS dello scorso 13 ottobre dove si legge che il consenso all’Ucraina diminuisce come pure aumentano coloro che non credono all’efficacia delle sanzioni. Analogo il dato dello IAI che sostiene che “il 57% si dice invece contrario all’invio di armi a Kyiv”.
Last minute: ieri, mentre parlava Conte alla presidentessa Meloni gli è sfuggito un "...che merda ..." di altissimo profilo istituzionale.
La Meloni alla Camera ha detto tante cose. L’opposizione alla Camera ha detto poche cose. Timidi, incerti, esitanti, divisi e confusi. Parafrasando Moretti: con questi oppositori il Governo di Destra durerà 100 anni e se mai dovesse entrare in crisi succederà perché imploderà al suo interno e non perché qualche occhio di pernice gli potrà incutere timore.
Sulla Rai c’è poco da dire. Ieri abbiamo letto l’ultimo Total Audience di Auditel: Rai crescita 0%. Un dato che si accompagna ad uno che nei giorni scorsi non ha ricevuto degna considerazione: “Il primo semestre 2022 del Gruppo Rai si chiude con un risultato in utile di 45,9 milioni di Euro” e si aggiunge che “…l’aggiornamento delle proiezioni per l’esercizio in corso prospetta un risultato economico consolidato a fine anno in sostanziale pareggio…”. Suonare la grancassa a metà anno non è un gesto finanziariamente “carino” perché, come noto, i conti veri, quelli che entrano nella storia, si fanno a fine anno. È probabile che per il primo semestre abbiano influito fattori postivi come l’accordo con Sky, i probabili soldi incassati in anticipo sui diritti dei mondiali e poco più. Nulla si dice o si prospetta, ovviamente .. ovviamente… su fronte calo della pubblicità e incertezza sul canone. Quel tanto che basta da potersi presentare ai “nuovi padrini o ai vecchi padroni” con i conti in ordine … non si sa mai … poi, da qui al prossimo bilancio c’è tempo. Nota a margine: del Cda Rai si sono perse le tracce.
Infine, sulle tante chiacchere in libertà sui futuri assetti dei telegiornali, oggi MF pubblica un “soffietto” che sostiene possibile l’arrivo di un outsider al Tg1: il direttore dell’ADN, Gian Marco Chiocci, che sembra essere in grande sintonia con la Meloni. Non ci crediamo, non sarà mai, ma se fosse ci sarebbe da sganasciarsi dalla risate.
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