domenica 28 novembre 2021

Pane e olio e la democrazia, la Rai e la rete

Foto di Ulrike Leone da Pixabay

Con questo tempo un po’ cosi, con questo freddo sottile e l’umido che ti scricchiola nelle ossa, la sola cosa buona che viene in mente è starsene comodi, caldi, magari con qualche castagna e un bicchiere di vino novello (il mio è buono, ancora leggermente torbido, amarognolo, retrogusto di mandorla) oppure con una bruschetta con pane sciapo umbro e un filo di olio nuovo, profumatissimo. A proposito di olio: merita la citazione di Angelo Sodano, storico dirigente Rai in quota PSI, che oggi ha dichiarato in un intervista sul Tempo “Meglio Produrre olio che lavorare in Tv oggi”. Chissà, forse ha ragione e anche noi, nel nostro piccolo, ci diamo da fare. Nei giorni scorsi, chiacchierando tra una briscola e l’altra con “colleghi “ agricoltori a proposito di prezzo dell’olio al frantoio (dalle parti nostre 11/12 euro per gli amici e anche 13/14 per gli altri) è venuta fuori una storia che non conoscevo: molti, per aumentare i profitti, dedicano una parte del raccolto al cosiddetto “olio verdone”, cioè prodotto con olive raccolte quando non sono ancora pienamente mature, appunto verdi. Il problema è  che rendono molto meno e quindi il costo è più elevato mentre la qualità (acidità e gusto) rimane relativamente la stessa. Interessante.

Si spiluccano notiziole, qua e la, e due ci balzano all’attenzione. La prima si riferisce a quanto detto da Mario Monti durante la sua partecipazione a “in Onda” su La7; “…bisogna trovare delle modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione…”. Mi viene uno stranguglione: sembra che il mondo gira alla rovescia, invece di aumentare e diffondere i livelli di attenzione e partecipazione democratica, c’è qualcuno che invoca la restrizione. Vedi https://www.la7.it/in-onda/video/covid-monti-bisogna-trovare-delle-modalita-meno-democratiche-nella-somministrazione-dellinformazione-27-11-2021-411017 . Inquietante.

La seconda si riferisce ad un tema al centro dell’attenzione nei giorni scorsi: la rete unica e TIM. Leggiamo su La Stampa il titolo, a firma del direttore Massimo Giannini: “Draghi e Colao, dateci la linea su TIM e la Rete”. Già … è proprio così: checchè se ne dica e per quanto sappiamo, su entrambi i temi siamo in alto mare. Sulle rete unica non c’è traccia di prospettiva, se non vaghi ondeggiamenti che non hanno prodotto un solo passo in avanti. Sul secondo tema siamo alla “minaccia” di golden power dove il Governo “vigila” e nulla più. Eppure parliamo di due asset strategici per la vita del Paese, per il suo futuro. Inquietante. Figuriamoci quanto ci possono essere le idee chiare sul futuro della RAI e si capisce bene perché allora il buon Fuortes è stato costretto a guadarsi indietro per andare avanti. Nessuno gli ha detto cosa deve fare, da che parte dirigersi, e quindi navigazione a vista, facendo bene attenzione a non andar incontro a qualche scoglio sommerso.

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