giovedì 11 novembre 2021

Rai: un perverso e diabolico gioco dell'Oca


Oggi ci sono cose gustose da leggere, utili e forse necessarie per comprendere quello che è successo nei giorni scorsi (il patto della Lasagna) e quello che potrà succedere (nomine ai Tg e corporate) forse il prossimo 18 novembre. 

Anzitutto sul Corriere della Sera la prefazione alla nuova edizione del volume di Carlo Verdelli “Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la Rai”. Il titolo di oggi è  “Viaggio nella Rai fuori corso. Il Patto con i politici e lo spettro Alitalia”. Esattamente l’anno scorso abbiamo pubblicato un Post su Bloggorai con il titolo “Un nuovo grande accordo ???” che consigliamo vivamente di rileggere in una parte: “Tutto questo, nella mente di qualcuno, giustificherebbe il prezzo salato da pagare per i raggiungimento di questo accordo. Qual’è la merce di scambio dell’accordo? La stessa degli anni passati: la sopravvivenza di Mediaset. Verrebbe da definirlo un nuovo “patto del  Nazareno” o “grande inciucio” come negli anni passati. Un po’ gli somiglia e la vittima sacrificale si chiama Rai". 

Abbiamo recuperato un articolo del compianto Giuseppe D’Avanzo comparso su la Repubblica a maggio del 2001 dove si legge: “Addio alla concorrenza. Arriva la Rai complementare. Con la Fininvest attualmente siamo concorrenti, ma col tempo dovremo diventare complementari visto che la Rai deve fare prevalentemente servizio pubblico ed è auspicabile che possa tener in sempre minor conto il problema dell'audience” Letizia Moratti dixit, presidente della Rai, 22 luglio 1994. "Noi facciamo il nostro mestiere, che è la Tv commerciale. Non siamo pedagoghi. E' la Rai che non fa il suo, il servizio pubblico" Fedele Confalonieri dixit, presidente Mediaset, 26 giugno 2000”. Il resto dell’articolo è un documento storico di grande attualità, da incorniciare. 
Ma l’aspetto più interessante che ci riporta ai giorni nostri è esattamente riferito a quanto scritto nei giorni scorsi a proposito degli ascolti Rai: abbiamo recuperato alcuni articoli interessanti: da antologia Marco Travaglio, l’Unità del 26 novembre 2007, con il titolo “Mediaset  tracolla, per salvarla basta che la Rai perda audience e pubblicità” vedi originale https://archivio.unita.news/assets/main/2007/11/26/page_004.pdf ,  poi Marco Mele sul Sole 24 Ore del dicembre 2011: “Ascolti in picchiata, pochi giovani” e infine Remo De Vincenzo su Il Riformista di luglio 2007 con il titolo “Decennio Tv: Mediaset si conferma, la Rai invecchia”.

Bene. Ci troviamo sempre allo stesso punto, un dannato e perverso gioco dell’Oca dal quale non si riesce a venirne fuori. Verdelli oggi ci riporta indietro di qualche anno, quando si poteva fare e non si è voluto fare nulla e, segnatamente, sul tema informazione, cioè esattamente lo stesso tema sul quale oggi non si vuole fare nulla con il silenzio complice di tutti, consiglieri Rai compresi. I dati, i numeri sono impietosi e non lasciano margini a dibattiti astrusi: le risorse Rai sono destinata a ridursi (grazie al nefasto DL 288 del 4 ottobre scorso sul quale continua a gravare un silenzio incomprensibile, anche da parte Rai da dove non si leva un fruscio) e gli ascolti lentamente e inesorabilmente calano ( vedi i dati rilasciati da Studio Frasi per l’ANSA nei giorni scorsi) e seppure stentano a sopravvivere i fatturati pubblicitari si dirigono sempre più verso la concorrenza, sia broadcast che broadband. Abbiamo recuperato un articolo di Francesco De Vescovi sul Fatto del 2015 con un titolo eloquente: “Rai-Mediaset, perché chi vince negli ascolti perde negli introiti pubblicitari?”. Aggiungiamo un tassello fresco di giornata: su MF il titolo “Mediaset, più spot e taglio costi…Il titolo vola +7% …”.

Se provate a rimettere in fila tutti questi elementi e li coniugate ai giorni nostri, cambiando qualche nome a piacere, vedrete che più o meno siamo sempre al solito punto con un aggravante che è esattamente quello che scrive Verdelli oggi: “Il bello di questa storia che alla Rai in questi anni non è cambiato nulla. Il brutto di questa storia è che in questi anni alla Rai non è cambiato nulla”. Siamo sempre al punto di partenza o forse peggio siamo tornati indietro, forse oltre la casella di inizio gioco, alla faccia o alla salute di chi si gingillava la bocca con la “trasparenza” e che ora assiste, muto, alle nuove picconate sotto il basamento del cavallo di Viale Mazzini. Ripetiamo e sottolineiamo: come vi spiegate il silenzio sul DL 288? È un danno evidente per la Rai si o no? Lo è ed è anche grave.

Perché non è credibile e condivisibile nessuna ipotesi di cambiamento fondata su vecchi, polverosi e misteriosi “modelli organizzativi”? Ci sono tanti buoni motivi, di forma e di sostanza, ma uno spicca su tutti: la mancanza di credibilità. Come si può pensare di lanciare una ciambella di salvataggio al cavallo sofferente ben sapendo che è bucata e non regge a galla nemmeno se stessa? Non ci sono risorse e ce saranno sempre meno nei prossimi anni. E’ sempre tutto molto semplice.

Ultima segnalazione: Andrea Secchi su Italia Oggi “Più tempo sulle Tv connesse”. Leggiamo: “..secondo Auditel sono circa 10,9 mln le famiglie che possiedono tv connesse pari a circa il 45% del totale… saranno il 78% a fine 2022”. La posta in gioco, i numeri sui quali si giocheranno le partite importanti,non saranno più solo i dati di ascolto, cioè quante persone, ma per quanto tempo rimarranno “connesse”.

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