martedì 9 novembre 2021

La rappresentazione del Potere e la Rai

Foto di talpeanu da Pixabay

Duri de' comprendonio. A Roma si dice così quando ci si riferisce a qualcuno che non capisce o fa finta di non capire. I fatti, i numeri, le notizie sono sotto gli occhi di tutti e chiamate come volete ciò che osservate ma è veramente difficile far finta di nulla. Eppure qualcuno, ostinatamente, ci prova e, purtroppo, talvolta ci riesce.

I fatti, i numeri, le notizie che riguardano la Rai in questi giorni sono assolutamente evidenti e sono scritti sui muri a caratteri cubitali. Fatto n.1: il Potere che ruota intorno a Viale Mazzini ha rappresentato se stesso, ne ha dato forma plastica, con la festa di Bettini dove si sarebbe celebrato un presunto “patto della Lasagna”. Si è trattato di un “metamessaggio” visivo di grande impatto: è un colpo di ariete, una mazzata tra capo e collo, altro che fioretto o carezza di margheritine di campo diretto a far capire chiaramente chi decide cosa. “E’ la politica... bellezza” che si riprende ciò che nessuno gli ha mai tolto: il controllo totale e assoluto sulla Rai. Come abbiamo scritto, riportando il parere di un nostro interlocutore, “A Fuortes non gli fanno toccare palla sulla partita principale, quella dell’informazione”. Tant’è che, come abbiamo scritto ieri ma anche prima, di nomine per oggi e per i prossimi giorni non se ne parla. Ne sa bene qualcosa Pier Luigi Celli che oggi rilascia un’intervista al Riformista. Leggiamo: “la Rai oggi è anacronistica … Fuortes che aveva dichiarato di non prendere ordini da nessuno poi lo vediamo ogni giorno con un politico diverso …perché va lui da loro”… “dipendendo da una classe politica debole, la Rai si è adattata”. Amen e lo dice uno che di “politica e Rai” se ne intende.

Si impone una domanda: perché la Rai va in stallo? Risposta semplice: il quadro politico è in piena crisi di incertezza. Chi salirà al Colle? Ci potrebbero essere nuove elezioni? Nessuno è in grado di prevedere nulla. E chi si può permettere il lusso di modificare i delicatissimi equilibri in Rai alla vigilia di un terremoto prossimo venturo come quello che si prospetta?

Fatto n. 2: siamo stati i secondi a scriverne dopo il Messaggero lo scorso maggio e lo ripeteremo spesso: la crisi unica vera, strategica, centrale è sulle risorse dell’Azienda e ogni altro argomento è subordinato. Sempre a Roma si dice che “chi paga comanda” e chi paga, il Governo, ha deciso chiaramente di non pagare o meglio, di pagare poco sui conti della Rai. Abbiamo già scritto sulla contrazione della pubblicità a seguito dell’approvazione del DL 288 che potrebbe indurre un buco nei conti Rai stimato tra i 50 e i 100 mln. Silenzio, nessuno fiata: non si sente un consigliere che mormori qualcosa. Inimmaginabile che l’AD vada a protestare dal suo Capo per dire: “Mario, guarda che così facendo, forse ce la farò a comprare il panettone per questo Natale ma per il futuro della Rai farò fatica a garantire pizza e fichi”.

Va bene, facciamo finta che in CdA non se ne sono accorti. Ma rimane sul fondo una questione che solo apparentemente è stata sopita  e che pure grava come una minaccia pesante: il ritorno della riscossione del canone con il pagamento diretto e non più tramite la bolletta energetica. Oggi su questo argomento torna a chiare lettere Italia Oggi con un pezzo firmato da Andrea Rizzi con il titolo “Ai saluti il canone Rai in bolletta. Entro il prossimo anno dovrà sparire. Lo impone il PNRR”. Si citano fonti della Commissione europea alle quali non fatichiamo a credere. Era ed è tutto scritto da tempo e si è solo cercato di “metterci una pezza” confondendo le acque quando Fuortes il 4 agosto dichiarò che “Togliere il canone Rai dalla bolletta non è nell’agenda di questo Governo”. Il bello che non ha precisato per quanto tempo: cioè vale per l’anno in corso mentre potrà fare poco se Bruxelles lo chiederà a partire dal prossimo anno quando la Ursula Gertrud von der Leyen chiederà il rispetto teutonico delle regole per accedere ai tanti soldi del PNRR. E ci sono in ballo tanti, tanti milioni che potrebbero riemergere in saldo negativo con il ritorno ad una possibile evasione di massa, complice anche il mercato broadband sempre più aggressivo. Anche su questo tema silenzio assoluto. Però alcuni sono molto loquaci con i vari twitter gongolanti sul “nuovo modello organizzativo”. 

Già, pure su questo tema, duri de comprendonio: si vorrebbe fare credere che tutto l’ambaradam su questo piano sia una semplice operazione di revisione parziale del vecchio Piano Salini, talmente parziale da essere quasi irrilevante, che invece ha meritato un nuovo voto in Cda. Delle due l’una: o non era rilevante e allora non si doveva rivotare ciò che era stato già votato e approvato o è rilevante oggi e allora non è sufficiente un Comunicato Stampa a spiegarlo. Fuori le carte che spiegano i dettagli  forniti dalla società di consulenza che ha predisposto il documento. Non a noi ma almeno in Azienda dove  ancora nessuno sa di cosa stiamo parlando e non stupisce quando si avverte un certo “malumore” su questo argomento.

Note di cronaca a margine: ieri sera quell’estremista di Ranucci a Report è tornato alla carica sulle responsabilità del ministro Speranza sul Piano pandemico. Da rivedere tutto con calma, però una vaga idea ce la stiamo facendo: qualcuno ha sbagliato qualcosa sulla gestione del Covid in Italia, almeno nella prima fase di emergenza, quando appunto il nostro Paese aveva un piano pandemico inadeguato, vecchio e insufficiente e nessuno lo vuole ammettere. Crollerebbe un castello di carta di dimensioni apocalittiche. Ci aspettiamo di vedere uno stuolo di avvocati pronti a querelare la trasmissione il suo conduttore e i suoi giornalisti. Dopo di che, chi tace è complice o colpevole.

Altra nota: leggiamo che il ministro Orlando a proposito dell’ipotesi di Berlusconi al Quirinale ha dichiarato “In un Parlamento come questo, con un gruppo misto di 100 persone, qualunque scenario è possibile: è bene che il centrosinistra prenda tutte le precauzioni”. Interessante. Da tenere a memoria. Il centro sinistra (o ciò che ne rimane di esso) potrebbe non avere i numeri sufficienti ad eleggere un nuovo Capo dello stato alle prime votazioni e dunque sarà necessario scendere a patti con altre forze. Quali? Sarà questa una “precauzione” alla quale allude Orlando?

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