martedì 30 novembre 2021

La Rai e l'ONU, la Croce Rossa, i Boy Scout

Foto di Hebi B. da Pixabay

Questo Blog si nutre di tre fonti: 1. contatti diretti con i lettori nei tanti modi possibili (amene conversazioni, caffè al baretto, mail, Whatsapp, SMS, piccioni viaggiatori, pizzini, ammiccamenti, vassoietto di pasticcini inviato a domicilio etc). 2. fonti ufficiali (iniziative pubbliche, comunicati stampa, documentazione accessibile, ricerche, report e approfondimenti vari) 3. stampa quotidiana e web.
Tanto per dire che oggi non c'è nulla da proporre.

Qualche volta succede che queste fonti si inaridiscono e il motivo principale è semplice: manca l’acqua, non ci sono fatti o notizie degne di attenzione. Grosso modo, quando questo avviene, corre un filino di preoccupazione. Purtroppo, però, sappiamo che sotto traccia invece l’acqua scorre impetuosa ed è forse utile per alcuni che non si sappia in giro. Non si sa mai.

Tutte queste fonti richiedono comunque un grande lavoro di verifica e confronto. Spesso succede che si dibatte e si cerca di contestualizzare, collocare i fatti e le notizie in un ambito più vasto che ne consenta la lettura più agevole. Questo “lavoro” è una grande fatica resa ancora più ardua quando ci si trova di fronte ad omertà, silenzio imbarazzato, depistaggi o, peggio ancora, ignoranza (nel senso che si ignorano cose che invece si dovrebbero conoscere) palese o occulta. A quanto sembra, a Viale Mazzini, questo atteggiamento si è rafforzato.

Tutto questo per dire semplicemente che della più grande innovazione culturale e aziendale in corso, l’applicazione del “nuovo”  (si fa per dire) modello organizzativo non si riesce a sapere nulla di più di quanto ha esposto Fuortes nella recente audizione in Vigilanza. Punto. Noi siamo fortunati perché abbiamo tra le mani il Piano Industriale 2018-21 dove questo modello era tracciato ma ora si vorrebbe sostenere che si tratta di cosa nuova che, appunto, nessuno è in grado di conoscere e approfondire. Questa potrebbe essere la nuova dottrina Rai sulla comunicazione: “…"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire".

Chissà perché ma questa vaga e sommaria riflessione riporta tanto al pensiero del senatore Monti che è utile ricordare: «È una guerra, ma non abbiamo minimamente usato una politica di comunicazione adatta alla guerra. Io credo che bisognerà, andando avanti questa pandemia e per futuri disastri globali della salute, trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall'alto l'informazione» …«Comunicazione di guerra significa che c'è un dosaggio dell'informazione. Nel caso di guerre tradizionali è odioso perché vuole influenzare la coscienza e la consapevolezza della gente, ma nel caso di una pandemia quando la guerra non è contro un altro Stato ma è contro un virus, bisogna trovare delle modalità...posso dire...meno democratiche?»… «In una situazione di guerra, quando l'interesse di ciascuno coincide con quello di tutti, si accettano delle limitazioni alla libertà. Noi ci siamo abitati a considerare la possibilità incondizionata di dire qualsiasi opinione come un diritto inalienabile ma...». Stupisce solo osservare che di fronte ad affermazioni del genere qualcuno, a sinistra, non abbia invocato il ricorso ai caschi Blu dell’ONU, alla Croce Rossa, alla Protezione civile, ai Boy Scouts.

bloggorai@gmail.com

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