venerdì 19 novembre 2021

Rai: il ritorno alla feroce normalità e gli inganni formali



Siamo tornati a Roma dove c’è il segno, il simbolo tangibile e visibile, il significante, della mancanza di pietà e di ogni altra indulgenza verso i deboli. Gli siamo cresciuti accanto, appartiene al fondo oscuro del nostro DNA, quando i nostri antenati pagavano un biglietto per assistere al massacro di bestie e persone e gioivano festosi al grido di “jugula .. jugula”.

Il clamoroso tentativo di vendere acqua calda per pan bagnato ovvero prendere per il culo (scusate … ma quando ce vo’ ..ce vo’) in modo così plateale non è sopportabile. Quanto successo ieri a Napoli è un punto di svolta inedito nella storia della Rai e cerchiamo di riassumere alcuni elementi inconfutabili.

1) La novità formale e sostanziale di ieri consiste nella “bollinatura” ufficiosa di quanto prevede esplicitamente la legge 220 del 2015: la totale ingerenza del Governo nelle scelte della Rai. Palazzo Chigi ha comandato e il Cda ha disposto. Punto. Non è spartizione e non è nemmeno consociativismo, siamo oltre, quella era robetta vecchia da educande delle Orsoline del vecchio schema DC-PCI-PSI. Si tratta della nuova dimensione raggiunta in conseguenza di uno status normativo (nonché “emergenziale”) che taglia fuori i partiti e consegna ogni potere decisionale nelle mani del Governo attraverso la legge che determina la Governance di Viale Mazzini. Non solo, in questa contingenza non sono assenti elementi di lettura strategica, una sul noto fronte dell’elezione del presidente della Repubblica, e l’altro sul fonte del mercato dei broadcasters nazionali e del vantaggio che sempre più si sta profilando a favore di Mediaset (più avanti ne parleremo).

2) Non c’era ieri e non c’è da anni alcun progetto editoriale, industriale o culturale, morale, architettonico che sia che interessa il futuro della Rai. I soli punti fermi tuttora in vigore, sono il Contratto di Servizio e il connesso Piano industriale 2018-21, entrambi per molte parti completamente disattesi ed entrambi prossimi ad essere rinnovati. Punto. Ma non c’è non tanto sul piano formale, burocratico, quanto sul piano sostanziale: non c’è alcuna visione o nuova missione del Servizio Pubblico. Punto. E questo lo sanno bene tutti e non da ieri: partiti, sindacati, esperti opinionisti, amici, parenti e conoscenti e un consigliere Rai che ieri non ha partecipato al voto quando però nel precedente Cda ha votato a favore del nuovo modello mentre a marzo 2019 ha votato contro. Ripetere oggi che “manca il progetto” non regge, è un pensiero debole che suona male, superfluo, irrilevante nonché pericoloso.

3) Il ritornello che si legge a proposito delle 3 donne nominate e delle scelte tutte interne all’Azienda scricchiola da tutte le parti e invocare questo come un grande risultato vantaggio getta solo fumo negli occhi. Si dovrebbero scegliere persone in relazione a criteri di selezione trasparenti, verificabili e confrontabili tra loro. E pure la scelta degli interni va chiarita una volta per tutte: non è scritto da nessuna parte che alcune figure siano obbligatoriamente presenti in Azienda nella quale, peraltro, finora, non c’è stata alcuna “scuola” di formazione dove le persone sono cresciute e si sono qualificate. Speso e volentieri, al contrario, nomine e crescite professionali sono state caratterizzate da improvvisi “lampi di genio” o “colpi di culo” frutto di sapienti alchimie personalistiche, di corrente o lobby interne più o meno forti a seconda delle circostanze. Lo sanno pure i muri a Viale Mazzini e non solo. Punto.

4) L’Azienda Rai, se tale si può definire, soffre oggi e soffrirà sempre più domani. Soffre nella prospettiva economica, soffre nella prospettiva tecnologica e soffre nella prospettiva normativa. Se non si mette mano in modo radicale e profondo su queste prospettive l’Azienda è destinata ad impoverirsi sempre più ed essere marginalizzata nel mercato. Questo il punto focale sul quale si regge tutto. Se si smarrisce questo punto di vista ogni altra scelta è pura sopravvivenza.

5) Le nomine di ieri hanno riguardato tutto il fronte dell’informazione e, in parte correlata, quello delle nuove direzioni di genere, con la nomina di Orfeo a quella “approfondimento”. Sarà il caso di mettere anche su questo tema alcuni punti fermi cominciando a dire 1: “quanto costa” per “quanto rende” questo “pezzo di Rai” (come l’ha definito Fuortes recentemente), cioè comprendere e definire correttamente il rapporto tra costi aziendali per quanta “presenza” realizzano sul fabbisogno di informazione che il Servizio Pubblico deve fornire al Paese. 2: cosa sarà questa nuova direzione “approfondimento” affidata appunto ad Orfeo e da chi sarà “supervisionata” sopra di lui(visto che avrà sopra di essa un’altra Direzione di coordinamento generale.  La domanda è semplice: sono effettivamente necessari oltre 1700 giornalisti per oltre 8 testate, una delle quali con circa 200 persone, realizza un ascolto da prefisso telefonico (RaiNews24) ???

Il famigerato Piano Industriale di Salini conteneva un allegato proprio su questo tema dove si legge dettagliatamente cosa fanno gli altri Servizi Pubblici europei: BBC, France Tv, ARD e RTVE hanno al massimo quattro testate ma con la differenza di avere dei siti Info Web tra i primi nelle loro rispettive classifiche mentre quello Rai galleggia in fondo al viale. Quando si vuole fare comparazione con gli altri PSB europei è necessario farli a tutto tondo e non solo per l parti che più possono piacere.

Chiudiamo con una sola segnalazione meritevole: sul Fatto quotidiano di oggi si riportano i dati dello Studio Frasi di Francesco Siliato a proposito di ascolti delle testate giornalistiche: si leggono numeri impietosi dove, in sostanza, si confermano testate che vanno male e si cambiano quelle che vanno bene e, per fatal combinazione, proprio quella che maggiormente infastidisce la concorrenza di Mediaset, il Tg1.

Non c’è nulla da fare … l’anno 1000 non è mai terminato.

Note a margine: il ministro Orlando (PD) ha espresso “disappunto per il metodo e perplessità per le scelte”. Da tenere a memoria. Da leggere il fondo di Feltri su Domani sul “metodo” Draghi per Rai e Quirinale. Annuncio ufficiale: scriverò al direttore di questo giornale proponendogli  una rubrichetta Bloggorai, ovviamente gratis … visto che abbiamo pensieri per molti aspetti simili.    

bloggorai@gmail.com   

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