sabato 27 novembre 2021

Bolle e balle sui verdi giardini di Viale Mazzini


Tempo addietro abbiamo fatto già un titolo del genere “bolle o balle”. Ci torna utile anche oggi: non si capisce più qual è il confine tra immaginazione, fantasia o realtà.

A volte ritornano… ovvero non se ne sono mai andati. Non era sufficiente aver riesumato la mummia del precedente Piano industriale di Salini e allora, sempre per dare una mano a rispolverare il passato e, zacchete, ecco che ci tocca leggere che Pierluigi Colantoni, il direttore della comunicazione Rai, forte di un vicedirettore nonché capo ufficio stampa, forse in debito di ossigeno per il troppo lavoro, avrebbe avuto bisogno di richiamare in servizio Marcello Giannotti, seppure con un contrato di collaborazione a termine, già direttore della comunicazione all’epoca del precedente AD. Su questo tema, per ulteriori particolari in cronaca, leggere oggi sul Fatto Quotidiano un lungo e dettagliato articolo dal titolo: “Fuortes, un’orda di comunicatori per restare zitto”. Per quanto ci riguarda e per le stesse cose che abbiamo scritto da tempo, condividiamo pienamente. Un piccolo dissenso sul titolo: Fuortes e la Soldi non stanno zitti, a lor modo comunicano eccome.  

Premessa su quanto andiamo a scrivere: la comunicazione, dal nostro punto di vista, ha pari valore rispetto all’amministrazione e le tecnologie. Potrai fare i prodotti migliori del mondo ma se li comunichi male resteranno sempre buoni prodotti che non apprezza nessuno.

Ora non ci resta che porci qualche domandina. Anzitutto sulla nomina di Caprara (che continua a passare pressoché inosservata) sulla quale abbiamo scritto alcune ipotesi di interpretazione. Più si sedimenta l’argomento e più sembra chiarirsi il retroscena dove si intravvedono due messaggi: il primo sta a dire che Fuortes non ha fiducia degli interni Rai, giacché sembra evidente che questa nomina non colpisce solo Colantoni e Marroni ma investe tutta quella parte di Azienda che dovrebbe dialogare con le istituzioni, con le grandi lobby e i direttori delle testate giornalistiche. Caprara, per quanto abbiamo avuto modo di capire, dovrebbe essere la cerniera, il front man che fa il lavoro “sporco” che l’AD in prima persona non può fare: alzare il telefono e cazziare, suggerire, proporre aggiustamenti, sollecitare un tema o un’attenzione. In questa lettura, Caprara non è un consulente strategico quanto più un operativo che dovrebbe applicare la dottrina Fuortes sulla comunicazione: “cambiare la narrazione della Rai, parlare poco e possibilmente bene”. Ovvero, il garante, il commissario di verifica e “controllo qualità”. In questa chiave, Caprara è stato “chiamato” ovvero, forse suggerito da fini menti esterne all’Azienda.

Il secondo messaggio proviene da Palazzo Chigi: il Governo non è pago di essere stato, sempre “per i poteri conferiti dalla Legge” per carità, soggetto interessato, diretto o indiretto, sulle recenti nomine nei Tg ma avrebbe richiesto una garanzia in più che non si limitasse solo a questo ambito ma a tutte le mosse strategiche di rilevanza pubblica, in particolare laddove vanno ad impattare le grandi sfide politiche prossime venture. Altrimenti non si capirebbe perché Fuortes avrebbe dovuto aver bisogno di un “assistente” più di quanto già non è assistito dalla sua squadra dove il capitano è il suo capo staff Giuseppe Pasciucco. Allora, in sintesi, rimane da capire semplicemente se Caprara è stato “…inviato per conto di Dio” (Blues Brothers dixit) oppure è stato chiamato a salvare il salvabile. Ovvero, il garante, il commissario di verifica e “controllo qualità”.

Vogliamo proprio vedere ora come si metterà la faccenda quando Caprara dovrà “dialogare” con Mario Orfeo, direttore del “genere” intrattenimento che già si trova un capo sopra di lui, Il Direttore della distribuzione, che avrà il compito di “sviluppare e selezionare i formati… cura i contenuti e coordina/supervisiona la produzione dei programmi di approfondimento” e non si capisce cosa dovrà fare Orfeo. Oppure, voglio proprio vedere la Maggioni che si fa suggerire da Caprara cosa e come affrontare un delicato problema istituzionale, oppure correggere qualche possibile scivolone.

Torniamo ancora per un momento a Colantoni/Giannotti. Sarebbe una piccola storia se presa solo dal punto di vista umano ma in questa Azienda di umano c’è poco. Perché il direttore della comunicazione avrebbe avuto bisogno/necessità di avere un consulente dedicato poi ad un settore particolare, come si legge, su una specifica manifestazione canora? Non era sufficiente Marroni e l’Ufficio Stampa? Vuoi vedere che è vero quanto pure abbiamo scritto tempo addietro su “malumori” tra i due personaggi e magari pure tra loro l’uno non si fida dell’altro? Da ricordare le polemiche seguite alle nomine e al comunicato del Cdr dove si leggeva di “discontinuità” con la precedente gestione. Allora, delle due l’una: o si è cambiato registro rispetto a prima oppure il registro era buono e allora questo non funziona.

C’è poco altro da aggiungere se non che la prossima settimana sono attese altre nomine. Non ci annoieremo, questo è poco ma sicuro. 

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