Resistere, resistere, resistere. Non si tratta solo della famosa citazione di Vittorio Emanuele
Orlando dopo la ritirata del Piave… si tratta del programma del governo Conte
e dei partiti che lo sorreggono e, di conseguenza, del futuro della Rai per i
prossimi mesi.
Vediamo. Ieri sera sarebbe dovuta avvenire l’audizione in
Vigilanza di Salini e come abbiamo anticipato (questo piccolo blog ha buone
fonti) è stata rinviata a data da destinarsi. Bene che vada, se ne parlerà a settembre.
È stata tolta una bella castagna rovente dal fuoco dove l’AD Rai si sarebbe potuto
trovare in serie difficoltà ad ammettere o smentire il presunto incontro con Conte
e magari a dover chiarire pure i contenuti della presunta conversazione.
Imbarazzante per tutti e non solo per questo aspetto ma anche per tutto il perimetro degli argomenti che interessano Rai in questo momento, in prima battuta le risorse economiche. Altro che governance, ristrutturazione verticale o piani industriali ammuffiti.
Stiamo seguendo con attenzione l’appuntamento del 14
luglio per l’elezione dei consigli AgCom e Privacy (già si ventila un possibile slittamento al 15). Ci è stato fatto giustamente
osservare che, per quanto riguarda AgCom, la partita potrebbe essere
tecnicamente e politicamente più lunga: la Legge dispone, infatti che “Il
Presidente è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta
del Presidente del Consiglio, d'intesa con il Ministro dello sviluppo
economico, previo parere favorevole delle commissioni parlamentari competenti”.
Quindi si tratta di individuare un nome che
preventivamente possa avere la garanzia di superare il vaglio delle commissioni
parlamentari competenti. Ora, in un contesto di fibrillazione politica costante
dove nessuno giura nemmeno sui propri antenati, figuriamoci se qualcuno è in grado
di garantire un patto del genere. D’altra parte, sulla nomina delle autorità di
garanzia Mattarella è stato chiaro già dallo scorso dicembre: necessario
procedere. In soldoni: a quanto ci risulta questa volta potrebbe, forse, forse…
essere quella buona e le Camere procederanno alla nomina dei commissari ma sarà
necessario tempo, molto tempo, prima che venga ratificato il nome del presidente Agcom. Girano nomi ma, come
al solito, cerchiamo per quanto possibile di astenerci dal giochetto del
totonomine. Inoltre è necessario tenere presente che ci sono in ballo le nomine
dei presidenti delle tante Commissioni parlamentari che si dovrebbero sempre il
14 e per le quali a quanto sembra non ci sono accordi in vista. Tutto molto,
molto complicato. Vedremo.
Da tenere a mente sempre il calendario: questa legislatura
scade a marzo 2023. Il mandato di Mattarella scade a febbraio 2022. Questo Cda
Rai scade a giugno del prossimo anno. A qualcuno può venire in mente di
far saltare il banco parlamentare prima
della scadenza del Presidente della Repubblica per poi farlo eleggere da un nuovo
Parlamento ricco di incognite? A qualcuno può venire in mente di far saltare il
banco Rai proprio alle vigilia di questi importanti appuntamenti (dove pure, in
mezzo, a breve, ci sono le elezioni regionali)? No, ragionevolmente no e tutti
faranno i salti mortali pur di mantenere la situazione attuale, comprese
possibili giravolte negli equilibri di governo.
Da leggere oggi sul Fatto Quotidiano una interessante
analisi di Carlo Tecce: “La Banda Larga che tiene B. legato al governo • La
rete unica per Internet può aiutare Mediaset. Il grande progetto Banda Larga:
ecco perché B. fa il responsabile”. Come al solito, senza moralismi, politica e
tecnologia si intrecciano profondamente dove l’una accorre in soccorso dell’altra
e viceversa. Anche questa partita, in modo indiretto, influisce sul futuro del
Servizio pubblico, non tanto di questa Rai: una rete unica, efficiente e accessibile
per tutti, in ogni angolo del Paese, potrà essere un agguerrito concorrente e
una solida alternativa per la diffusione digitale terreste. Inutile ripetere la
banalità: Rai non fa parte di questa competizione. Punto, a capo.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento