Riceviamo e volentieri pubblichiamo:il Signor Mario Poitorno
sostiene di non appartenere alla Struttura Quoppa (vedi post di ieri). Ne prendiamo atto.
Bene… veniamo, o meglio torniamo, all’audizione di Salini
in Vigilanza perché manca qualcosa da raccontare. Ad un certo punto, un
parlamentare (non ricordo il nome ma non è difficile recuperalo) ha chiesto all’AD
cosa intende fare in vista della transizione al DVB-T2. Risposta? Bho!!! Allora,
tanto per rinfrescare la memoria alla famigerata Struttura Qoppa: il Contratto
di Servizio DISPONE che (art.15.1) “In coerenza con l’obiettivo di conseguire una gestione efficiente dello
spettro ed in linea con la decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio
2017/899, del 17 maggio 2017 la Rai si impegna a rispettare le scadenze della
tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz”… e
successivamente all’art. 17.1 “1. La Rai garantisce l'informazione al pubblico
in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia
nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni
televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita
senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il
territorio nazionale”. A meno che si intenda avvalersi del voto unanime del Cda
del 14 giugno che dispone “faccio quello che mi pare in deroga…” questo
argomento non può e non deve essere sottaciuto e tantomeno sottovalutato. In
ballo c’è buona parte della sopravvivenza del Servizio Pubblico e non solo e non
tanto per il 2030, per quando si prevede il possibile spegnimento del digitale
terrestre, ma già dal 2023, anno entro quale le frequenze debbono
necessariamente essere liberate e buona parte dell’attuale parco televisori dovrà
essere rottamato e sostituito con uno nuovo o con l’obbligo di dotarsi di un
nuovo decoder.
Superfluo ricordare che il MISE ha scritto chiaro e tondo che
un apparato privo di sintonizzatore, come potrebbe essere una Smart Tv di nuova
generazione, NON è tenuto al pagamento del canone e in un epoca di crescita
esponenziale di consumo tv in streaming quanti avranno voglia di imbarcarsi
nell’avventura della transizione al DVB-T2 piuttosto che rifugiarsi nelle più
comode e allettanti proposte della televisione via Web? Forse, qualcuno a Viale
Mazzini e vie adiacenti (Teulada) sta lì a sperare che ci possa essere un rinvio
delle scadenze previste dalla roadmap predisposta da AGCom (vedi quanto abbiamo
scritto in precedenza sull’argomento). Ma, seppure fosse e appare alquanto
improbabile (le Telco hanno pagato ed esigono l’incasso, nonché il 5G non
ammette ritardi) questo non giustifica in alcun modo il silenzio Rai. Magari qualcuno
sostiene pure che sarebbe compito del MISE sostenere adeguatamente la campagna
di comunicazione verso il pubblico ma,
ripetiamo, il Contratto di Servizio pone in capo a Rai l’OBBLIGO non la
deroga a informare i cittadini. Punto, a capo. Una voce molto maligna al
settimo piano di dice “… non affrontano l’argomento perché non sanno di cosa si
parla e comunque, le possibili ricadute negative per Rai non sarà un affare che
li riguarda… saranno scaduti come lo yoghurt…”. Ecco, questa, in sintesi, la differenza tra
visioni: tra chi vede il proprio ruolo al servizio del Servizio e quindi si
prende in carico problemi che vanno oltre il proprio destino personale e chi
bada solo alla personale sopravvivenza. Ci ha scritto ieri uno dei tanti autorevoli
lettori sempre a proposito dell’audizione di Salini in Vigilanza: “… Sembra che
la politica e l’attuale Governance Rai abbiano trovato una formidabile sintonia
sul vuoto pneumatico… Una volta la Rai aveva il compito di esporre e far
comprendere la rilevanza delle questioni gestionali ed economiche oggi invece
l'intento sembra semplicemente prendere tempo, rinviare, derogare e rinviare i
problemi agli sfortunati che dovranno gestire una crisi economica senza uguali
nella storia dell’Azienda”. Inutile ricordare che, ormai non è la prima volta,
che si evoca lo spettro dell’Alitalia.
A proposito
di spettri, di risparmi e di costi e di Contratto di Servizio. Quest’ultimo si
dovrebbe considerare come una specie di Libro Sacro salvifico e taumaturgico. Contiene
quanto basta per affrontare e gestire problemi complessi. Si vuole risparmiare
e portare a casa qualche decina di milioni e forse più? Basta applicare quanto
disposto in merito alla ”rimodulazione delle testate giornalistiche” e, tra
queste, a Rai News24 e i suoi oltre 190 giornalisti con un share medio annuo da
prefisso telefonico.
Leggiamo oggi sul Fatto Quotidiano a firma Gianluca
Roselli un titolo che è tutto un programma “Conti in rosso la Rai col buco: 50
milioni ora e 200 nel 2021. Calo ascolti preoccupa il day-time della rete
ammiraglia” e, all’interno del pezzo una nota curiosa: “Ma ai piani alti di Viale Mazzini si
stanno valutando pure altre azioni. Per esempio stoppare il canale in inglese e
quello istituzionale, entrambi bloccati per motivi diversi”. Forse abbiamo
letto male. Si tratta dello stesso argomento di cui sopra: non si può derogare a
proprio libero arbitrio un preciso obbligo del Contratto di Servizio (art.12.1)
che IMPONE alla Rai di “… garantire la produzione, la distribuzione e la
trasmissione di contenuti audiovisivi all’estero, finalizzati alla conoscenza e
alla valorizzazione della lingua, della cultura e dell'impresa italiana attraverso
l'utilizzazione e la diffusione delle più significative produzioni audiovisive
nazionali, nonché di programmi specifici”. Attenzione, questa storia non è solo
una fonte di spesa ma può divenire un formidabile strumento di attrazione di
risorse, per la Rai e per il Paese. Anche questo, evidentemente, qualcuno
ritiene che si possa “derogare” magari con la maggioranza qualificata del Cda e
il voto di 5 consiglieri. Auguri!!!
bloggorai@gmail.com
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