venerdì 10 luglio 2020

La Rai e la guerra dei mondi


Prima di entrare nel merito del tema del giorno, vi abbiamo scritto che stiamo seguendo con particolare attenzione la questione rinnovo vertici di AgCom e costantemente ci giungono aggiornamenti. Anzitutto notiamo con piacere che autorevoli colleghi leggono attentamente questo blog e ne traggono ispirazione. Poi, vi proponiamo un gioco: siamo in grado di aprire un botteghino di scommesse sul fatto che il 14 luglio possa slittare almeno di un giorno (come già scritto) se non di più e anticipare il nome del futuro presidente sul quale sembra stiano convergendo consensi sia tra i partiti di Governo, sia tra quelli di opposizione. Sono due scommesse separate e volendo si possono giocare in combinazione. Le poste in gioco sono caffè o gelato a scelta.  

Ora, vi sintetizziamo in grandi linee un lungo lavoro di contatti, scambi di opinione e valutazioni sul quadro e il contesto entro il quale si stanno definendo scenari prossimi venturi sul tema TLC. 
In particolare, intorno alla Rai, al Servizio pubblico, si sono scatenate quattro grandi guerre che provengono da mondi lontani, intrecciati tra loro e che pure appartengono a logiche e culture diverse.
Il primo è quello della politica che, da sempre, è ossessionato dal problema della comunicazione. I Romani lo sapevano bene ed erano costretti a costruire colonne (Traiano) o are della  pace (Augusto) per potere dialogare con i cittadini. La moderna ara, la televisione, è uno strumento indispensabile per la comunicazione politica ed è giocoforza che intorno ad essa si possa scatenare l’inferno. Il secondo mondo è quello dell’economia e, in queste circostanze, vede le schierate le armate della pubblicità: risorsa troppo scarsa quanto preziosa per essere lasciata per buona parte nelle mani della sola Rai. A questo secondo mondo si affianca il terzo con il quale si mescola spesso e volentieri: quello della finanza. Ieri abbiamo citato un articolo di Carlo Tecce sul Fatto (che oggi torna sull’argomento con note interessanti) a proposito dell’interesse di Berlusconi sulla banda larga. Si tratta di una operazione di natura prevalentemente finanziaria, di scambio di azioni, di titoli che ballano tra una quota ed un altra, dove la natura industriale dell’argomento è tutta sfumata e in secondo piano. Un po’ come avviene con Rai Way: le orecchie da mercante di Viale Mazzini sul tema (da parte di tutti, compreso tutto il  Cda) che continua ad ignorare la rilevanza dei suoi problemi di opportunità e convenienza, a mantenere in vita una società con sole finalità finanziarie con grande gioia degli azionisti (privati) che godono di investimenti (pubblici). In questo momento (vedi le tensioni sul fronte banda larga) le armate, le divisioni guerriere del mondo della finanza sono meglio dispiegate sul capo di battaglia e vedono la vittoria all’orizzonte. Infine, nelle retrovie, si muove l’esercito della tecnologia, leggermente confuso e smarrito per non sapere bene con chi allearsi tra gli altri tre mondi. Con quello della politica ha storiche difficoltà: in genere è la tecnologia che avanza sul terreno e poi la politica segue con la regolamentazione. Con i mondi dell’economia e della finanza poi non ne parliamo: spesso usaano lingue diverse. Vedi la questione refarming delle frequenze intorno ai 700 Mhz come pure il 5G. Sintesi: nessuno di questi quattro mondi, per ora, è destinato a prevalere e vincere la battaglia finale. La Rai è preda silente, ostaggio e premio, per chi e quando salirà sul podio della vittoria.

La Rai non ha un esercito che la sostiene e nemmeno un partito che la fiancheggia come spesso qualcuno sostiene: tutt’al più un sindacato corporativo interno che al primo posto del suo programma elettorale ha messo l’abolizione del tetto dei 240 mila euro. Non c’è molto da stare allegri.

In coda alle tante conversazioni, è emerso a proposito di tecnologia un tema rilevante che interessa le inadempienze di Rai sul Contratto di Servizio. Come noto e come abbiamo scritto tante volte, è in corso la road map per la riassegnazione delle frequenze. È noto pure che in questo processo la Rai potrebbe subire gravi conseguenze in termini di presenza sul mercato e quanto avvenuto, e quanto ancora potrà avvenire, in conseguenza dei mutamenti imposti dal Coronavirus non fanno altro che aggravare la situazione. Il Contratto di servizio prevede esplicitamente, all’articolo 17 (Informazione al pubblico in relazione al rilascio della banda 700MHz che “1. La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale”. Non risulta che si avvenuto nulla del genere. A Viale Mazzini sostengono la scusa che la responsabilità primaria è del MISE. Già, la colpa è sempre di qualcun altro. Punto, a capo.

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