venerdì 17 luglio 2020

Rai: palinsesti a palle incatenate

Abbiamo atteso la lettura dei quotidiani di questa mattina prima di proporre una riflessione sulla presentazione dei palinsesti Rai, avvenuta ieri, per essere (quasi) certi di avere capito (forse) bene quanto è stato detto. Questi, in ordine, i titoli e i sommari del Corriere, Repubblica e La Stampa: “C'è De Filippi tra i big Rai. Alla star Mediaset affidata una serata sui femminicidi. Due programmi per Clerici, incerte Cuccarini e Isoardi La stagione tv Amadeus e Fiorello fanno il bis a Sanremo che slitta a marzo per il Covid soliti noti. La nuova Rai assomiglia a quella vecchia, del resto la tv è ripetizione, funziona il volto già visto piuttosto che l'inedito”; “Il volto di Canale 5 condurrà un evento su Rai Uno. Coletta e la tv delle donne. Ma su De Filippi è già polemica”; “Il palinsesto dei soliti noti Sanremo a Fiorello-Amadeus, Venier la domenica. Largo alle trasmissioni over 60 con "The voice senior" della Clerici, la Perego si occupa di nonni e nipoti.” Le firme dei pezzi sono di Renato Franco, Silvia Fumarola e Michela Tamburrino. Se avete voglia, provate a cercare altri titoli di altri giornali o siti web e tirate una riga per trovare la “somma” cioè la “notizia” sui palinsesti Rai e vedete cosa ne viene fuori.

Senza scomodare McLuhan sul medium e il messaggio, ma la sintesi, la rappresentazione simbolica, iconica, il sommario, la quintessenza dei palinsesti, cioè la cifra dei programmi, il prodotto e l’immagine dell’Azienda, la sua funzione primordiale, la sua natura primogenita… si contiene tutto in poche parole: usato sicuro, fritto misto ripassato in padella. Magari anche saporito e appetitoso. Non solo non c’è pressoché nulla di nuovo, ma nel poco del nulla brilla la sorpresa di dover apprendere che la sola spinta creativa consiste nel leggere che le novità che invece avrebbero dovuto esserci (anche per forza di legge) erano del tutto assenti. A questo proposito ribadiamo quando accennato ieri: perché non è stata detta una parola una sui nuovi canali inglese e istituzionale che la Rai è OBBLIGATA a mandare in onda come espresso appunto nel Contratto di servizio e che pure il Cda, nonché il piano Industriale, prevedono esplicitamente? Perché non è stata detta una parola sul vincolo di dover “rimodulare” il numero delle testate giornalistiche? E che dire della Direzione Nuovi format? La crisi del Covid, drammaticamente, ha rappresentato pure una straordinari occasione per studiare e sperimentare nuovi prodotti, programmi, formati appunto. Qualcuno sa qualcosa?

Forse siamo esagerati e magari tentati di sparare sulla Croce Rossa che comunque un merito egregio lo ha sempre, a priori, e magari ci è difficile distinguere il grano dal loglio ma con tutta la buona volontà difficile andare oltre il già visto e sentito.
Di un solo aspetto possiamo riconoscere all’AD Salini di aver centrato il momento storico del Servizio Pubblico: quando ha posto il problema di quale “racconto” del Paese la Rai è responsabile. Si è posto, correttamente, la domanda, ma non ha saputo o voluto o potuto trovare una risposta convincente e persuasiva ed ha lasciato, colpevolmente, che la locomotiva Rai si lanciasse sul binario morto delle sue difficoltà e incertezze. Gli è stato chiesto cosa prevede per il bilancio 2021: “vedremo”!!! Già, tanto non ci sarà più lui a doverne rispondere alla prossima presentazione dei palinsesti del prossimo anno. Salini ha scoperchiato, bontà sua, la pentola dove ribolle la crisi esistenziale del Servizio Pubblico: i programmi, e i personaggi che li conducono, rappresentano infatti i frammenti di una narrazione complessa che interessa dinamiche sociali, culturali ed economiche in movimento e continua trasformazione che non sembra la Rai sia in grado di intercettare correttamente.

Avete voglia di fare un paragone? Guardate cosa ti hanno combinato gli inglesi (BBC, ITV, Channel 4 e 5) con questo spot: https://www.bbc.co.uk/mediacentre/latestnews/2020/our-stories e leggete attentantamente il claim: “Le nostre storie sono le vostre storie”.

La domanda sempre più necessaria da porre è molto semplice: quanto questo palinsesto rappresenta e risponde non solo alla legge (contratto di servizio) che impone scelte editoriali molto definite ma anche alle nuove esigenze di qualità e di quantità di prodotti audiovisivi in grado di intercettare bisogni e necessità della collettività nazionale.  La collettività nazionale, il Paese, siamo proprio certi che smania ed è in crisi di astinenza per sapere chi condurrà La prova del cuoco o di vedere la Signora di canale 5 sugli schermi di Rai Uno? Forse magari anche si e forse gli ascolti e gli inserzionisti pubblicitari saranno anche felici e contenti. Era da vedere e ascoltare l’enfasi che il direttore di RaiUno Stefano Coletta ha posto nel presentare The voice Over ’60 come pure ha ringraziato per il grande onore di avere la De Filippi sulla “sua” rete e somiglia allo stesso Coletta che quando era direttore di Rai tre ha ringraziato commosso la Carrà e il  suo agente (Sic) di avergli concesso la grazia di tornare sugli schermi della “sua” rete. Non era difficile immaginare che il  tema De Filippi oggi sarebbe stato in pagina sui giornali. 

Appunto, il medium è il messaggio e il messaggio è questo è molto chiaro: non potendo contare sul futuro, la Rai si affida sul passato, sulla benevolenza della concorrenza e sulla speranza della Provvidenza. Una domanda che nessuno ieri ha posto a Salini: delle “nuove” produzioni” quanto pesano gli agenti e le società esterne? Quanto, in termini assoluti e percentuali, è stata ripresa e applicata l’indicazione della Vigilanza su questo argomento?

Torniamo ad un argomento più serio. Dimenticate il Patto del camper, dimenticate il Patto del Nazzareno, dimenticate tutto ciò che somiglia ad un inciucio, un accordo sottobanco, un cippe e cioppe… quello che è successo due giorni addietro alla Camera e al Senato con l’elezione dei nuovi consigli di AgCom e Privacy è qualcosa di completamente diverso e imparagonabile. Nelle precedenti versioni di accordi, più o meno palesi, il quadro generale degli equilibri politici era sotto il segno della forza che i vari contendenti erano in grado di dispiegare. Ora, quanto è avvenuto con l’elezione del nuovo consiglio AgCom il segno è esattamente contrario. È stata espressa tutta la debolezza di una politica, di partiti che riescono solo a balbettare scelte che hanno il respiro di un mattino. Su questo blog abbiamo fatto spesso l’elenco dei problemi che per i prossimi sette anni dovranno riguardare tutto il perimetro delle TLC e la Rai e cosa ne è venuto fuori? Guardate i nomi, leggete i CV e traetene le conseguenze. Il solo tratto comune che lega almeno di due grandi patti (camper e Nazareno) è l’oggetto, le preda, della contesa: la Rai e, inoltre, seduti al tavolo pressoché gli stessi commensali. Per  meglio dire, uno sicuro (Berlusconi) l’altro variabile. Il primo, non ci sono dubbi, per come è andata in questo giro AgCom, potrebbe avere offerto ostriche e champagne per tutti. Autorevoli colleghi, interni ed esterni Rai hanno commento “è andata molto peggio di quanto temevamo”.

Ieri, durante la presentazione dei palinsesti Rai, ci è stata proposta una citazione che non abbiamo potuto verificare ma ve la proponiamo per quanto è suggestiva: “Un’Azienda fallisce prima lentamente  e poi crolla improvvisamente”. Dovrebbe essere di Hemingway. Auguri … per tutti.

bloggorai@gmail.com



Nessun commento:

Posta un commento