La storia e la memoria possono fare brutti scherzi. In genere, si dice, che noi siano ciò che ci è consentito raccontare. Del futuro possiamo
avere visioni, suggestioni, immagini oniriche che potranno non avverarsi mai. The
future is unwtritten… e ce lo ricorda bene lo stesso Cicerone quando afferma
che “La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della
memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi”.
Già… Annunciatrice dei tempi antichi… In mancanza di
meglio, questa mattina lo spunto ce lo fornisce Aldo Grasso sul Corriere con un
titolo che è tutto un programma: “Rai Uno e quella nostalgia «canaglia» che
allontana i giovani”. Nel comunicato Rai si legge “… un vero e proprio tuffo
nel passato con tanti grandi ospiti, italiani e internazionali, pronti a
ricordare gli anni più belli di sempre, tra oggetti del passato e canzoni del
cuore”.
Giust’appunto ieri sera, tra il torpore e il calore, ci
siamo deliziati con Raffaella Carrà che ha intervistato Sofia Loren (con buona
pace e goduria della Ditta Ballandi che ha visto la sua firma come coproduttore
del programma e con felice quanto gaudente soddisfazione dell’ex direttore di
RaiTre Coletta che ha fermamente voluto quel programma, strappandolo ad una feroce concorrenza… sic!
).
Aldo Grasso se la prende con la proposizione del meglio del
meglio del meglio di Carlo Conti… un po’ come
proporre il meglio del meglio di Techedeche… come la 28a puntata di Montalbano, il massimo della goduria
estiva, meglio di un ghiacciolo alla menta. Come non dargli ragione? Da tempo
si osserva con buona pace di tutti, che l’Azienda si sta progressivamente e
inesorabilmente gerontocratizzando. Pure lo steso Fiorello (60 anni), che secondo
alcuni geni della lampada, vorrebbe “parlare ai giovani” ha lanciato la nuova Rai
Play con Pippo Baudo. Già, allontanare i giovani. Ricordiamo che, alla vigilia
del piano industriale della BBC del 2018, quando Tony Hall e il Board ebbero
chiara evidenza dell’erosione del pubblico giovane dai loro programmi, cercarono
immediatamente, prima in modo riservato e poi aperto all’esterno, di avviare un
vasto dibattito sul futuro dell’emittente
pubblica inglese. A proposito di storia e memoria, ci tornano in mente le
improvvise (e aggiungiamo noi misteriose) dimissioni di Celli nel lontano 7
febbraio 2001 (presidente Roberto Zaccaria e il logo della Rai era una farfalla) presentate perché “Non riesco a portare avanti il progetto industriale" (versione
ufficiale). Cosa c’entra Celli con Salini? Ci sarebbe molto da dibattere.
Solitamente non ci occupiamo di programmi e di persone, ma è
difficile non osservare come ostinatamente questa Azienda, questa Rai, questo
Consiglio di Amministrazione, tutto intero, non hanno la voglia, la forza o il
coraggio di fare un colpo di reni, un guizzo creativo che sia uno non solo e non
tanto per inventare una nuova produzione. Eppure hanno creato una direzione apposita,
eppure qualche buontempone mena vanto di velleità di “media company”, qualche
bene intenzionato spera ancora in un Piano industriale e della sua
riorganizzazione per linee verticali. Chi, dove, quando??? Di cosa si parla quand’anche
non si riesce a inventare uno straccio di nuova trasmissione in grado di far
sollevare il ciglio destro dell’occhio sinistro (orbo) ??? Bho,.. Fa già caldo, lasciamo perdere…
Veniamo ora ad un paio di riflessioni proposte dai nostri
lettori (che ringraziamo vivamente). La prima, divertente ma neanche tanto, ci
riporta prima alla famigerata Struttura Delta operante in Rai (epoca Berlusconi)
e ora alla Struttura Qoppa (operante forse su Viale Mazzini e in epoca di
nonsisabenechi). Osserva il nostro lettore: la prima evocava un potere forte,
quasi militare, la seconda un mondo che somiglia a Paperopoli. Lettura suggestiva.
L’altra riflessione prende spunto da una delle dichiarazioni
rese in Vigilanza da Salini quando ha “risposto” in merito all’incontro con il
Presiddente Conte: “ho proposto di avviare un confronto tra tutti gli operatori
dell’audiovisivo”. Scrive il nostro lettore e sintetizza una nostra lettrice: “Sono
necessari 3 confronti. Il primo si riferisce all’intero perimetro delle TLC (quello che nella Legge Gasparri viene definito SIC); il secondo riguarda la
presenza dello Stato nelle infrastrutture strategiche di interresse
nazionale, dove al suo interno si trova
il SP audiovisivo; infine, il terzo dovrebbe interessare più specificamente il
destino della Rai sulla natura, la missione, il ruolo e gli obblighi che il
servizio pubblico multimediale nazionale dovrebbe avere oggi e domani. Dalla somma
di questi tre ambiti, suggerisce la nostra lettrice, si potrà intravvedere
quale “nuova Rai” si prospetta all’orizzonte.
bloggorai@gmail.com
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