martedì 7 luglio 2020

Dirigenti Rai


Nei giorni scorsi abbiamo dedicato poca attenzione ad un avvenimento che si svolgerà oggi e che in qualche modo potrà incidere, relativamente, sul futuro della Rai: l’elezione del nuovo Consiglio direttivo dell’ADRAI (Associazione dei Dirigenti del Servizio Pubblico). 

Sappiamo che molti nostri lettori vi aderiscono e alcuni fanno parte delle liste in competizione e sappiamo che qualcosa che scriveremo potrà suscitare qualche malumore. Si tratta di un pezzo consistente del “partito Rai”, in questo caso quella parte che alloggia dentro Viale Mazzini, che in un modo o nell’altro talvolta è in grado di influenzare scelte e progetti. Solitamente, gli viene addebitato un ruolo “conservatore” e corporativo, tutto finalizzato a mantenere i propri privilegi e rendite di posizione con scarsa o nulla capacità propulsiva o progettuale. Sempre solitamente, è un partito che non gode di molte simpatie tra i nuovi arrivati (uno di loro li ha definiti “i corridoristi”). Per chi li ha visti all’opera tanti anni, per chi li ha visti nominare o assumere dall’esterno (in che modo !!!) per chi li ha visti crescere, molti di loro, non tutti, somigliano molto all’immagine che li rappresenta, forse senza infamia ma certamente con poca lode. Nella storia recente della Rai non si ricordano particolari momenti epici, scontri memorabili e, men che meno, elaborazioni teoriche degne di menzione accademica. Sic transit gloria mundi.

Vediamo ad oggi: si fronteggiano due gruppi di natura e cultura diverse, peraltro dove non si votano le persone ma le liste bloccate. La prima vede candidato presidente Luigi Meloni, storico ed affermato dirigente di lungo corso (con autorevole sponsorizzazione di un potente ex), si dice di lui che non brilli per particolare simpatia, e si ricorda una sua recente presa di posizione importante: “Pur di togliere di mezzo tutte queste idiozie e attacchi ingiustificati, siamo pronti anche alla privatizzazione” (maggio 2019). Il suo chiodo fisso è il tetto alla retribuzione dei 240 mila euro e, infatti, questo tema compare al secondo posto del suo programma elettorale. Un programma che, a leggerlo tutto attentamente, qualche perplessità la fa sorgere. In tre pagine fitte di proposte tutte “privatistiche”, solo in testa compare qualcosa che potrebbe interessare qualcuno al di fuori del loro perimetro: “Iniziative per la rimozione di norme “contro RAI”• Iniziative nelle sedi istituzionali e, ove fosse necessario, giudiziarie, per la rimozione di tutte le disparità di trattamento tra RAI e le altre società a partecipazione pubblica che emettono strumenti finanziari quotati su mercati regolamentati”. Per tutto il resto, amen … non una parola sul Piano industriale e sul futuro dell’Azienda.

A questa lista si contrappone quella che vede candidata presidente Elena Capparelli. Non registriamo commenti sui suoi meriti professionali. Gode comunque di un solido percorso alle spalle nell’area digital che l’ha portata con la gestione Salini ad assumere in eredità la scommessa di Rai Play (dagli esiti incerti). Si dice (da parte dei suoi avversari) che la sua lista sia ”sponsorizzata” dal potente DG (da noi sempre definito abusivo in quanto non previsto dalla nuova Legge) con il nemmeno poi tanto celato disegno di sperare di trovare una buona sponda quando si tratterà di decidere se rinnovare il suo contratto al termine della sua scadenza naturale, prevista con in simultanea con quella di Salini. A vantaggio di questa lista si può osservare che il programma con il quale si presenta è molto “politico”. Questi alcuni titoli: Ridefinire il Servizio Pubblico; Coinvolgimento Dirigenti nel Piano Industriale; Anticipiamo le sfide; Dirigenti per il cambiamento; La nuova classe dirigente; La Rai deve mantenere un ampio perimetro d’offerta; Attuale situazione economica: implementare azioni adeguate rispetto al contesto economico e sociale che inevitabilmente si riflette sul ruolo e missione del Servizio Pubblico. 
Posto il confronto in questi termini, per chi legge da fuori, il confronto è impari: un sindacato contro un partito.

Questo il quadretto, forse non completo, ma forse sufficiente ad intuire su chi si potrà contare quando, forse presto probabilmente, l’Azienda dovrà compiere scelte faticose.

A proposito di scelte faticose: domani sera alle 20 si dovrebbe svolgere l’audizione di Salini in Vigilanza Rai. Sarà una cartina di tornasole interessante dalla quale intravvedere quanto potrà avvenire sul futuro della Rai nei prossimi mesi. Gli equilibri politici sono molto incerti e le forze che sostengono il Governo in fibrillazione. Da conservare le tre pagine 12, 13 e 14 di ieri del Corriere: si legge perfettamente l’instabilità della situazione dove lo sfondo dei prossimi appuntamenti appare sempre più confuso. Appunto, il prossimo avverrà esattamente il 14 pomeriggio quando Camera e Senato dovranno eleggere i nuovi commissari delle Autorità di garanzia. Per quanto abbiamo potuto verificare, ancora non c’è accordo e non sembra lontana l’ipotesi di rinviare l’appuntamento.

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