Nei giorni scorsi abbiamo dedicato poca attenzione ad un
avvenimento che si svolgerà oggi e che in qualche modo potrà incidere, relativamente,
sul futuro della Rai: l’elezione del nuovo Consiglio direttivo dell’ADRAI (Associazione
dei Dirigenti del Servizio Pubblico).
Sappiamo che molti nostri lettori vi aderiscono
e alcuni fanno parte delle liste in
competizione e sappiamo che qualcosa che scriveremo potrà suscitare qualche malumore.
Si tratta di un pezzo consistente del “partito Rai”, in questo caso quella
parte che alloggia dentro Viale Mazzini, che in un modo o nell’altro talvolta è in
grado di influenzare scelte e progetti. Solitamente, gli viene addebitato un
ruolo “conservatore” e corporativo, tutto finalizzato a mantenere i propri
privilegi e rendite di posizione con scarsa o nulla capacità propulsiva o
progettuale. Sempre solitamente, è un partito che non gode di molte simpatie tra
i nuovi arrivati (uno di loro li ha definiti “i corridoristi”). Per chi li ha
visti all’opera tanti anni, per chi li ha visti nominare o assumere dall’esterno
(in che modo !!!) per chi li ha visti crescere, molti di loro, non tutti,
somigliano molto all’immagine che li rappresenta, forse senza infamia ma certamente
con poca lode. Nella storia recente della Rai non si ricordano particolari
momenti epici, scontri memorabili e, men che meno, elaborazioni teoriche degne
di menzione accademica. Sic transit gloria mundi.
Vediamo ad oggi: si fronteggiano due gruppi di natura e cultura
diverse, peraltro dove non si votano le persone ma le liste bloccate. La prima
vede candidato presidente Luigi Meloni, storico ed affermato dirigente di lungo
corso (con autorevole sponsorizzazione di un potente ex), si dice di lui che non
brilli per particolare simpatia, e si ricorda una sua recente presa di
posizione importante: “Pur di togliere di mezzo tutte queste idiozie e attacchi
ingiustificati, siamo pronti anche alla privatizzazione” (maggio 2019). Il suo
chiodo fisso è il tetto alla retribuzione dei 240 mila euro e, infatti, questo
tema compare al secondo posto del suo programma elettorale. Un programma che, a
leggerlo tutto attentamente, qualche perplessità la fa sorgere. In tre pagine
fitte di proposte tutte “privatistiche”, solo in testa compare qualcosa che
potrebbe interessare qualcuno al di fuori del loro perimetro: “Iniziative per
la rimozione di norme “contro RAI”• Iniziative nelle sedi istituzionali e, ove
fosse necessario, giudiziarie, per la rimozione di tutte le disparità di
trattamento tra RAI e le altre società a partecipazione pubblica che emettono
strumenti finanziari quotati su mercati regolamentati”. Per tutto il resto, amen
… non una parola sul Piano industriale e sul futuro dell’Azienda.
A questa lista si contrappone quella che vede candidata
presidente Elena Capparelli. Non registriamo commenti sui suoi meriti professionali. Gode comunque
di un solido percorso alle spalle nell’area digital che l’ha portata con la
gestione Salini ad assumere in eredità la scommessa di Rai Play (dagli esiti
incerti). Si dice (da parte dei suoi avversari) che la sua lista sia ”sponsorizzata”
dal potente DG (da noi sempre definito abusivo in quanto non previsto dalla
nuova Legge) con il nemmeno poi tanto celato disegno di sperare di trovare una
buona sponda quando si tratterà di decidere se rinnovare il suo contratto al
termine della sua scadenza naturale, prevista con in simultanea con quella di Salini.
A vantaggio di questa lista si può
osservare che il programma con il quale si presenta è molto “politico”. Questi alcuni titoli: Ridefinire il Servizio Pubblico;
Coinvolgimento Dirigenti nel Piano
Industriale; Anticipiamo le sfide;
Dirigenti per il cambiamento; La nuova classe dirigente; La Rai deve mantenere un ampio perimetro
d’offerta; Attuale situazione economica: implementare azioni adeguate
rispetto al contesto economico e sociale che inevitabilmente si riflette sul
ruolo e missione del Servizio Pubblico.
Posto il confronto in questi termini, per chi legge da fuori, il confronto è impari: un sindacato contro un partito.
Questo il quadretto, forse non completo, ma forse sufficiente
ad intuire su chi si potrà contare quando, forse presto probabilmente, l’Azienda
dovrà compiere scelte faticose.
A proposito di scelte faticose: domani sera alle 20 si dovrebbe
svolgere l’audizione di Salini in Vigilanza Rai. Sarà una cartina di tornasole interessante
dalla quale intravvedere quanto potrà avvenire sul futuro della Rai
nei prossimi mesi. Gli equilibri politici sono molto incerti e le forze che sostengono
il Governo in fibrillazione. Da conservare le tre pagine 12, 13 e 14 di ieri
del Corriere: si legge perfettamente l’instabilità della situazione dove lo
sfondo dei prossimi appuntamenti appare sempre più confuso. Appunto, il
prossimo avverrà esattamente il 14 pomeriggio quando Camera e Senato dovranno
eleggere i nuovi commissari delle Autorità di garanzia. Per quanto abbiamo
potuto verificare, ancora non c’è accordo e non sembra lontana l’ipotesi di
rinviare l’appuntamento.
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