lunedì 6 luglio 2020

Soldi ...soldi ...soldi...


Ieri c’è stato uno scambio di opinioni con un nostro autorevole e stimato lettore a proposito del Piano industriale del quale, nota bene, non è disponibile una versione accessibile nonostante si tratta di un documento di assoluto rilievo pubblico, non foss’altro perché è stato presentato sia ai parlamentari, espressione diretta degli elettori, sia ai dipendenti Rai. Ieri abbiamo scritto che, alle pag. 85 e 86, dove si parla di linee strategiche NON compare mai la parola “tecnologia”. C’è da osservare che questo tema, a nostra memoria, non ci risulta sia mai stato affrontato con particolare approfondimento e attenzione da questo vertice: se risulta qualche intervista o dichiarazione programmatica o progettuale sulla banda larga, il refarming delle frequenze 700 Mhz, sul 5G o altro argomento di carattere tecnologico rilasciata dall’AD, da uno qualunque dei consiglieri, o dal CTO (dopo debita autorizzazione dell’AD) ce lo facciano sapere, saremo lieti di ripubblicarla e fare ammenda della mancanza. Allo stesso tempo, come abbiamo più volte scritto, abbiamo assistito alla diaspora di buona parte dei dirigenti esperti del settore. Se a queste considerazioni si aggiungono quelle dei budget destinati ad innovazione e sviluppo ne viene fuori la semplice morale della favola: la “tecnologia” in Rai non sembra essere una priorità strategica (i 200 mln di cui abbiamo scritto ieri comprendono anche attività immobiliari per una cifra non specificata ma che a noi risulta essere intorno ai 120 mln, quindi per l’infrastruttura tecnologica rimarrebbero 80 mln per i tre anni di vigore del piano, cioè poco più di 25 mln/anno… tanto per capirci ). Punto, a capo.

Veniamo ai giorni nostri. Nei giorni scorsi l’UPA ha rilasciato i dati sulle previsioni della raccolta pubblicitaria per il 2020: -17% per un valore netto di 1,5 miliardi di euro. Sono in contrazione i consumi degli italiani e, di conseguenza, gli investimenti in pubblicità. Un circolo vizioso difficile da rimettere in ordine e seppure potrà avvenire non si prevedono tempi rapidi. Nelle casse di Viale Mazzini questa situazione peserà, secondo quanto riportato nell’ultimo Cda dal CFO, con cifre importanti che vanno dagli 80 mln per quest’anno agli oltre 200 per il prossimo. Attenzione, queste cifre potrebbero non aver tenuto in debito conto le variazioni possibili sia sul fronte recupero sia sul fronte nuovo gettito del canone. Sul primo fronte non si ha notizia del recupero del famoso extragettito che, anzi, lo si vorrebbe destinare in modo strutturale per altri scopi, mentre sul secondo fronte potrebbe non stupire più di tanto se alla ripresa autunnale qualcuno partisse nuovamente all’attacco dei 90 euro che gli italiani pagano in bolletta. Siamo sempre convinti che sia giusto e doveroso sostenere il canone ma lo è altrettanto fornire una giustificazione in termini di credibilità, autorevolezza ed efficienza perché altrimenti sarà una battaglia sempre più difficile. Sempre tanto per capirci e sempre per rimanere nel solco degli obblighi previsti dal Contratto di Servizio: che fine ha fatto l’impegno a rimodulare il numero delle testate giornalistiche (art.25.e)? Per completezza e per spazzare via inutili sotterfugi: l’art.25 del  Contratto di Servizio andrebbe stampato in neretto a corpo 30 e spedito e incorniciato a tutto il settimo piano di Viale Mazzini.

Infine, domani sera potrebbe avvenire nelle Aule del Parlamento lo scontro (o l’incontro... chissà !!!) per la nomina dei quattro commissari AgCom e i cinque Privacy. Ancora, per quanto siamo riusciti a sapere, le trattative sono in alto mare perché ognuna delle parti in causa tende ad allargare il perimetro del confronto. La contesa è a tutto campo e nel calderone sono state messe in cottura le nomine della altre partecipate dello Stato, gli accordi per le prossime regionali, i sindaci di grandi città e, sullo sfondo, le strategie che porteranno a definire il candidato alla successione di Mattarella prima dell’inizio del semestre bianco. Siamo solo all’inizio.

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